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MASCAGNI, Pietro. Tre lunghe (tutte di quattro pagine 8o, su carta listata a lutto) lettere autografe firmate del compositore, tutte concentrate nello scorcio dell'anno 1936 (due dell'ottobre, una di dicembre), in occasione della messa in scena del Nerone, il mediocre e farraginoso "grand-Opera" gi imposto alla Scala l'anno precedente, e che, nel clima politico-culturale della seconda met degli anni Trenta, viene inteso come fastosa celebrazione del mito fascista della Romanit (mentre a qualche spettatore ironico potr finire per sembrare, al contrario una impietosa quanto preterintenzionale caricatura dello stesso Duce, con il suo potere assoluto ma anche con le sue pretese di leadership culturale: che proprio in campo teatrale, in collaborazione con G. Forzano, avevano qualche anno prima persino tentato l'uscita esplicita, in prima persona...). Nella lettera di ottobre, indirizzata al Marchese Dentice d'Arcadia, Commissario Straordinario dell'ente lirico della capitale, si manifestano tutte le preoccupazioni di Mascagni perch la compagnia di canto venga tenuta tranquilla, al riparo delle polemiche e delle invidie; nelle lettere successive, appena seguenti alla prima rappresentazione romana del macchinone, Mascagni si rivolge al recensore del "Messaggero", Matteo Incagliati, al quale contesta alcuni rilievi mossi alla regia e in particolare alla scelta delle scene (differenti da quelle della precedente prima scaligera). Contenuti simili si leggono nella lettera dello stesso giorno al Dentice d'Arcadia, nella quale si aggiungono per pungenti considerazioni sulla compagnia di canto. (3)