JAHIER, Piero (1884-1966). L'intellettuale valdese, il moralista "vociano", il formidabile prosatore lirico, il poeta controcorrente, lo scrittore di guerra, l'antifascista intransigente, l'"impossibile" "contromemorialista". Una grande coscienza critica del nostro Novecento letterario (e non solo). Bell'insieme di cimeli jahieriani, anche di primissimo piano per la ricostruzione filologica (ancora tutta da compiere) della sua importantissima opera. E' il caso del "pezzo" pi importante, l'esemplare della seconda edizione di Con me e con gli alpini (Roma, Societ Anonima Editrice La Voce, 1920) utilizzato dall'autore per esemplare il proprio capolavoro in vista della nuova edizione (Torino, Einaudi, 1943). Il volumetto, infatti, reca alla copertina (staccata; in generale il libro appare affaticato dall'uso che ne stato fatto) l'indicazione autografa, a lapis rosso, "Copia per correzione", nonch, all'interno, una gran quantit di correzioni puntuali, a matita, di pugno di Jahier. Si tratta, come evidente, di un documento fondamentale dal punto di vista della filologia "d'autore". Pure attinente al dossier dell'edizione einaudiana di Con me e con gli alpini la copia degli Ossi di seppia montaliani (quinta edizione: Torino, Einaudi, 1942), alla cui carta di guardia Jahier annota, a matita: "Sono di Giulio Einaudi, come saggio, per 'Con me e con gli alpini'". Vi sono poi diversi libri di autori assai cari, per motivi generazionali e non solo, al vecchio alpino; tutti appartenutigli e con vari segni d'uso (sottolineature, annotazioni, dediche): Carlo Levi, Paura della libert (Torino, Einaudi, s.d.: al frontespizio, all'indicazione della collana, SAGGI, Jahier aggiunge: "di indigestione culturale ebraica"), Giani Stuparich, Scipio Slataper (Firenze, La Voce, 1922: in calce all'ultima pagina, Jahier annota: "Buon lavoro hai fatto fratello. Quello che fu il dramma di Trieste nostro dramma [...] nelle tue pagine vi amiamo e vi riconosciamo"); Carlo Rosselli, Socialismo liberale (Roma-Firenze-Milano, Edizioni U, 1945; alla carta di guardia Jahier annota: "Carlo non voleva vivere capitalisticamente [...] Irrequietezza della sua sete di giustizia [...] 'La morale come follia'"). Vi sono poi prime edizioni di importanti libri novecenteschi, con dediche degli autori a Jahier: la princeps fuori commercio del Contributo alla critica di me stesso di Benedetto CROCE (1918: copia n. 22); Giuseppe PREZZOLINI, Codice della vita italiana, Firenze, La Voce, 1922; Angiolo S. NOVARO, Il fabbro armonioso, Milano, Treves, 1919; magnifica la copia di Rimanenze di Camillo SBARBARO (Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1956: "al mio caro amico Jahier con tanta riconoscenza - augurandogli quello che si augura - Sbarbaro 27. VIII. '56"). Vi sono poi due rarit bibliografiche dello stesso Jahier: l'opera prima, il racconto Fruzzicano (Dal vero) (Firenze, Claudiana, 1904), e l'estratto originale (da "Paragone" n. 56, 1954) di Contromemorie vociane, con correzioni e dedica autografe dell'autore. Ma forse il libro pi affascinante la raccolta (rilegatura di fortuna) delle locandine dei concerti fiorentini del grande amico di Jahier, Vittorio GUI (alla costa la dizione: VITTORIO GUI , CONCERTI). Alla carta di guardia, lunga nota autografa di Jahier: "Per due anni a Bologna esiliato durante l'oppressione fascista, sono partito ogni domenica mattina per ascoltare questi Concerti, protetto da Gui che mi faceva passare coi suoi familiari, e sono tornato nella notte a riprendere il mio servizio ferroviario. Sono stati il mio pi alto conforto durante quegli anni". C' per un altro "libro segreto", nascosto fra questi libri del cuore di Jahier: reca la copertina di Curzio MALAPARTE, Sangue (Vallecchi), ma in realt un diario autografo relativo agli anni 1962-64 (84 pagine 8o picc. vergate), colmo di appunti di servzio ma anche di notazioni pi intime (tali da celare il diario alla lettura dei famigliari...), e persino di improvvise accensioni liriche, traduzioni di versi (utilissime le notizie sulle tappe di lavorazione dei suoi ultimi sforzi editoriali, legate alla collana di sue Opere avviata negli ultimissimi anni presso l'editore Vallecchi)... "Sento la morte alle spalle", annota il 13 settembre 1963, "I migliori uomini della mia generazione se ne sono ormai andati": questo lo stato d'animo ricorrente di questo "ultimo diario", importantissima addenda al repertorio (ricchissimo) delle scritture autobiografiche jahieriane. Sono infine unite due lettere autografe firmate: la prima di Giuseppe PREZZOLINI alla figlia di Jahier Gioietta, per chiedere l'autorizzazione a pubblicare brani dal proprio carteggio con suo padre (per uno dei numerosi volumi memorialistici sul tempo della Voce di quegli anni: la lettera del '73); l'altra di Enrico JAHIER, fratello dello scrittore, che si rivolge a Italo Papini, marito di Gioietta e amministratore del lascito jahieriano presso il mondo editoriale, per protestare per la scelta dei brani fatta da Prezzolini. Bellissimo insieme su una grande figura del nostro Novecento. (19)

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JAHIER, Piero (1884-1966). L'intellettuale valdese, il moralista "vociano", il formidabile prosatore lirico, il poeta controcorrente, lo scrittore di guerra, l'antifascista intransigente, l'"impossibile" "contromemorialista". Una grande coscienza critica del nostro Novecento letterario (e non solo). Bell'insieme di cimeli jahieriani, anche di primissimo piano per la ricostruzione filologica (ancora tutta da compiere) della sua importantissima opera. E' il caso del "pezzo" pi importante, l'esemplare della seconda edizione di Con me e con gli alpini (Roma, Societ Anonima Editrice La Voce, 1920) utilizzato dall'autore per esemplare il proprio capolavoro in vista della nuova edizione (Torino, Einaudi, 1943). Il volumetto, infatti, reca alla copertina (staccata; in generale il libro appare affaticato dall'uso che ne stato fatto) l'indicazione autografa, a lapis rosso, "Copia per correzione", nonch, all'interno, una gran quantit di correzioni puntuali, a matita, di pugno di Jahier. Si tratta, come evidente, di un documento fondamentale dal punto di vista della filologia "d'autore". Pure attinente al dossier dell'edizione einaudiana di Con me e con gli alpini la copia degli Ossi di seppia montaliani (quinta edizione: Torino, Einaudi, 1942), alla cui carta di guardia Jahier annota, a matita: "Sono di Giulio Einaudi, come saggio, per 'Con me e con gli alpini'".
Vi sono poi diversi libri di autori assai cari, per motivi generazionali e non solo, al vecchio alpino; tutti appartenutigli e con vari segni d'uso (sottolineature, annotazioni, dediche): Carlo Levi, Paura della libert (Torino, Einaudi, s.d.: al frontespizio, all'indicazione della collana, SAGGI, Jahier aggiunge: "di indigestione culturale ebraica"), Giani Stuparich, Scipio Slataper (Firenze, La Voce, 1922: in calce all'ultima pagina, Jahier annota: "Buon lavoro hai fatto fratello. Quello che fu il dramma di Trieste nostro dramma [...] nelle tue pagine vi amiamo e vi riconosciamo"); Carlo Rosselli, Socialismo liberale (Roma-Firenze-Milano, Edizioni U, 1945; alla carta di guardia Jahier annota: "Carlo non voleva vivere capitalisticamente [...] Irrequietezza della sua sete di giustizia [...] 'La morale come follia'"). Vi sono poi prime edizioni di importanti libri novecenteschi, con dediche degli autori a Jahier: la princeps fuori commercio del Contributo alla critica di me stesso di Benedetto CROCE (1918: copia n. 22); Giuseppe PREZZOLINI, Codice della vita italiana, Firenze, La Voce, 1922; Angiolo S. NOVARO, Il fabbro armonioso, Milano, Treves, 1919; magnifica la copia di Rimanenze di Camillo SBARBARO (Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1956: "al mio caro amico Jahier con tanta riconoscenza - augurandogli quello che si augura - Sbarbaro 27. VIII. '56"). Vi sono poi due rarit bibliografiche dello stesso Jahier: l'opera prima, il racconto Fruzzicano (Dal vero) (Firenze, Claudiana, 1904), e l'estratto originale (da "Paragone" n. 56, 1954) di Contromemorie vociane, con correzioni e dedica autografe dell'autore. Ma forse il libro pi affascinante la raccolta (rilegatura di fortuna) delle locandine dei concerti fiorentini del grande amico di Jahier, Vittorio GUI (alla costa la dizione: VITTORIO GUI , CONCERTI). Alla carta di guardia, lunga nota autografa di Jahier: "Per due anni a Bologna esiliato durante l'oppressione fascista, sono partito ogni domenica mattina per ascoltare questi Concerti, protetto da Gui che mi faceva passare coi suoi familiari, e sono tornato nella notte a riprendere il mio servizio ferroviario. Sono stati il mio pi alto conforto durante quegli anni". C' per un altro "libro segreto", nascosto fra questi libri del cuore di Jahier: reca la copertina di Curzio MALAPARTE, Sangue (Vallecchi), ma in realt un diario autografo relativo agli anni 1962-64 (84 pagine 8o picc. vergate), colmo di appunti di servzio ma anche di notazioni pi intime (tali da celare il diario alla lettura dei famigliari...), e persino di improvvise accensioni liriche, traduzioni di versi (utilissime le notizie sulle tappe di lavorazione dei suoi ultimi sforzi editoriali, legate alla collana di sue Opere avviata negli ultimissimi anni presso l'editore Vallecchi)... "Sento la morte alle spalle", annota il 13 settembre 1963, "I migliori uomini della mia generazione se ne sono ormai andati": questo lo stato d'animo ricorrente di questo "ultimo diario", importantissima addenda al repertorio (ricchissimo) delle scritture autobiografiche jahieriane.
Sono infine unite due lettere autografe firmate: la prima di Giuseppe PREZZOLINI alla figlia di Jahier Gioietta, per chiedere l'autorizzazione a pubblicare brani dal proprio carteggio con suo padre (per uno dei numerosi volumi memorialistici sul tempo della Voce di quegli anni: la lettera del '73); l'altra di Enrico JAHIER, fratello dello scrittore, che si rivolge a Italo Papini, marito di Gioietta e amministratore del lascito jahieriano presso il mondo editoriale, per protestare per la scelta dei brani fatta da Prezzolini. Bellissimo insieme su una grande figura del nostro Novecento. (19)
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