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(Leopardi) ARCHIVIO MORTILLARO. Il Barone Vincenzo MORTILLARO, Marchese di Villarena (1806-1888), fu uno dei più versatili ingegni siciliani dell'Ottocento.Uomo di sterminata erudizione e apprezzabile passione civile, finì per imporsi fra le personalità più in vista della sua terra: in quanto tale si mantenne in stretto contatto epistolare con una gran quantità di dotti ed eruditi di ogni paese d'Europa. Quando l'insigne storico Ferdinand Gregorovius, di passaggio a Palermo, volle nel 1886 andare in visita presso l'anzianissimo luminare, nel prendere da lui congedo confidò a un amico quale fosse la sua tristezza per aver dovuto assistere al tramonto di un simile ingegno. Coetaneo e compagno di studi del grande Michele AMARI, quella del Mortillaro finì per essere una vera e propria "vita parallela" alla sua: si trovarono insieme al Parlamento Siciliano del 1848, ma in seguito le loro strade si divisero: e divennero acerrimi rivali. In giovanissima età, perito di matematica e algrebra, il Mortillaro volle intraprendere lo studio della lingua araba per esserne favorito nei propri interessi scientifici; ma tanto bene se ne impossessò che il suo maestro, l'abate Salvatore Morso, lo presentò all'influente erudito Domenico Scinà, il quale lo prese sotto la propria ala, lo iniziò alla paleografia e gli diede incarico di ordinare gli incunaboli della Biblioteca Universitaria di Palermo. Già a vent'anni, così, il giovane Mortillaro stupì Palermo pubblicando un Corso elementare di algebra finita. Ma quello stesso anno diede una prima prova della versatilità del suo ingegno e dei suoi interessi, pubblicando una dottissima dissertazione sulle rovine di Selinunte (Cenni su la distrutta Solunto). Laureatosi in giurisprudenza, prima ancora del diploma di laurea in quella disciplina gli giunse l'incarico di insegnare l'arabo all'Università di Palermo, succedendo al defunto Abate Morso. Dal '32 intraprese pure la carriera di giornalista, fondando e dirigendo una serie di fogli di intervento di politica economia e costume, oltre a collaborare a una lunga serie di pubblicazioni erudite e accademiche. Presto le sue molteplici competenze attrassero l'attenzione della fatiscente amministrazione borbonica, entro la quale Mortillaro accettò di spendere le proprie energie nello sforzo di ottenere, in diversi campi, una certa modernizzazione. Una svolta nella sua vita venne, com'è naturale, con il '48. Prese (dopo qualche esitazione) le parti degli insorti, entrò nel nuovo Parlamento; solo per assumervi, tuttavia, posizioni estremamente moderate. Tanto che, a Restaurazione avvenuta, il luogotenente napoletano di Re Ferdinando II, Carlo Filangeri, lo nominò Intendente della Provincia di Palermo: posto che il Mortillaro mantenne per undici anni; nell'ultimo, turbolento periodo del regno di Ferdinando, e in quello breve e disastroso di Francesco II, i suoi incarichi anzi si moltiplicarono (in particolare venne chiamato all'impopolarissima Direzione del Macino). Ma la prova che Mortillaro fosse davvero uomo per tutte le stagioni, grazie alla vastità (e all'eminenza) della sua rete di conoscenze e rapporti, si ebbe nel '60: quando il nuovo padrone dell'isola, il Dittatore Garibaldi, neppure si peritò di rimuoverlo ufficialmente dagli incarichi, i quali pure non avevano più alcuna funzione ufficiale, che il Mortillaro aveva ricoperto in epoca borbonica (non stupisce scoprire, allora, che stretto fosse il suo legame con il Segretario di Stato del Dittatore, Francesco Crispi...). Nel '61 tuttavia, in séguito a uno scandalo, il Mortillaro decise di ritirarsi per sempre dalla vita pubblica, rinchiudendosi nuovamente nei suoi studi. Prese a redigere una copiosissima serie di memorie personali e storiche dei propri decenni di vita pubblica. Nel '62 fondò e diresse il giornale "Il Presente", presto caratterizzatosi come una spina nel fianco per il nuovo governo unitario (venne chiuso d'autorità due anni dopo; e nel '65-66 i rapporti con il governo italiano si fecero tesi al punto che il Mortillaro dovette a due riprese addirittura conoscere il carcere). Ma ancora una volta il prestigio personale e la rete di conoscenze del personaggio gli valsero un nuovo, più che appagante agreement con i potenti di turno, che gli offrirono addirittura di riprendere il vecchio impiego alla Direzione del Macino.
Più che le sue vicende personali (quelle narrate nei volumi memorialistici che occupano gran parte dei sedici volumi della sua raccolta di Opere, Palermo 1843-1888, qui compresa: come pure, del resto, l'accurata biografia Vincenzo Mortillaro Marchese di Villarena. La vita-Le Opere, opera di suo nipote Luigi Maria Majorca Mortillaro, Palermo 1906; e il curioso, ampio fascicolo I Mortillaro di Villarena MCCL-MDCCCXCVI. Cenni storici ed albero genealogico, opera dello stesso, Conte di Francavilla, Palermo 1896), tuttavia, attrae l'attenzione lo sterminato archivio espistolare (circa duemila missive autografe firmate, tutte provenienti da importanti personaggi della vita pubblica siciliana, da un alto, della comunità scientifica ed erudita internazionale, dall'altro) ammassato in tanti decenni di solerte attività dal nostro erudito Barone. Valga come esemplare specimen della considerazione nella quale era egli da ogni parte tenuto il "pezzo forte" di questa straordinaria collezione - spaccato impressionante di una intera comunità di anime elette -, ossia la lettera autografa firmata di Giacomo LEOPARDI, una delle ultime sue note (Napoli 26 Luglio 1836), della quale le edizioni dell'Epistolario leopardiano (da Moroncini a Flora sino alla recnte Brioschi-Landi) hanno sempre dato per disperso l'autografo. Eccone invece l'originale, una pagina 8o , indirizzo ("Al Chiarissimo Signore Sig. Barone Vincenzo Mortillaro Palermo") in quarta p., qualche leggera macchia non lede il testo: "Pregiatissimo Sig. Barone Ho ricevuto il dono di cui Ella mi ha voluto onorare, e gliene rendo le maggiori grazie ch'io posso. Il suo libro a me pare piacevolissimo per la varietà delle materie, utile per l'importanza delle medesime, pieno di erudizione, pieno di dottrina, e da proporsi come ad esempio in tanta frivolezza di pubblicazioni di ogni genere. Se gli occhi me lo consentissero, mi distenderei maggiormente circa i pregi de' suoi Opuscoli. Ella si contenti di queste poche parole, e sia certa che vengono dall'animo. Mi conservi sempre la sua amicizia, poichè ha voluto essermene cortese; mi adoperi, se vaglio a servirla, senza riserbo; e mi creda da ora innanzi costantemente Suo d.mo obbl.mo s.re Giacomo Leopardi". Ma valga, del pari (e per restare in contesto, per così dire, "leopardiano"), il testo di una delle cinque lettere spedite al Mortillaro dal Cardinale Angelo MAI, ogni volta per ringraziare dell'invio dell'una o dell'altra delle innumerevoli opere a stampa del Barone (Roma, 15 Marzo 1845, una pagina 8o , indirizzo autografo in quarta p.): "[...] Ammiro le sue indefesse fatiche, e la molteplicità degli studi in cui si è immerso, e da cui trae così buoni frutti [...] Codesta bellissima e classica Sicilia ni è sempre pregiata alla fantasia; come altresì l'amorevolezza che vi ho sperimentata in tante persone ch'ebbi il bene di conoscere!". Ma sono qui raccolte anche lettere di personaggi quali Carlo BOTTA (tre), Massimo D'AZEGLIO (una), Ferdinand GREGOROVIUS (tre), Francesco Domenico GUERRAZZI (una), Ippolito ROSELLINI (due), Ruggiero SETTIMO (due), Nicolò TOMMASEO (tre), Michele RAPISARDI (tre), ecc. Di grande interesse, per esempio, il ricco carteggio con Gian Pietro VIEUSSEUX (quindici lettere comprese fra il 1834 e il 1862), personaggio che seguì da vicino gli sviluppi, politici non meno che eruditi e letterari, del Mortillaro (il quale a partire dal '43-44 diradò la sua collaborazione alle riviste dell'isola, per accedere a importanti pubblicazioni nazionali quali "La Fenice", creatura appunto del Vieusseux, che lo volle a tutti i costi al suo fianco in quell'impresa; la circostanza non fu tra le ultime, probabilmente, ad attirare in patria sul Mortillaro una quantità di invidie e di inimicizie...).
Ma impressiona, ancora più che la quantità e la qualità dei suoi rapporti personali, la rete di corrispondenze del Mortillaro con le più prestigiose istituzioni scientifiche ed erudite d'Europa: egli era infatti in stretto carteggio con il Congres Scientifique parigino, con la Société Géologique de France, con l'Ateneo Cientifico y Litterario di Madrid, col Museo di Storia Naturale di Torino, con l'Annuario Geografico Italiano, ecc. (oltre, naturalmente, a una sterminata quantità di istituzioni culturali siciliane di primo piano). Infine il gigantesco archivio epistolare del Mortillaro si configura come uno sterminato bacino di fonti per la ricostruzione della cultura siciliana: egli fu infatti, come detto, al centro di una fittissima rete di rapporti e di contatti fra le più diverse fazioni e tra i più distanti campi di attività, e l'elenco dei suoi corrispondenti corrisponde davvero a un vero e proprio "Who's Who" della Sicilia che conta, dalla metà del XIX secolo in avanti (dall'aristocrazia alle alte gerarchie ecclesiastiche, dagli studiosi di provincia ai giuristi di grido, dai diplomatici ai letterati e ai più fini connaisseurs, dai bibliotecari ai militari, e chi più ne ha più ne metta). Il valore di un tale repertorio, ai fini della più attenta valutazione di un'intera cultura, quella siciliana appunto (una cultura che una volta di più si conferma come tutt'altro che isolata, nel contesto italiano e soprattutto europeo), non crediamo debba essere troppo sottolineato.
Più che le sue vicende personali (quelle narrate nei volumi memorialistici che occupano gran parte dei sedici volumi della sua raccolta di Opere, Palermo 1843-1888, qui compresa: come pure, del resto, l'accurata biografia Vincenzo Mortillaro Marchese di Villarena. La vita-Le Opere, opera di suo nipote Luigi Maria Majorca Mortillaro, Palermo 1906; e il curioso, ampio fascicolo I Mortillaro di Villarena MCCL-MDCCCXCVI. Cenni storici ed albero genealogico, opera dello stesso, Conte di Francavilla, Palermo 1896), tuttavia, attrae l'attenzione lo sterminato archivio espistolare (circa duemila missive autografe firmate, tutte provenienti da importanti personaggi della vita pubblica siciliana, da un alto, della comunità scientifica ed erudita internazionale, dall'altro) ammassato in tanti decenni di solerte attività dal nostro erudito Barone. Valga come esemplare specimen della considerazione nella quale era egli da ogni parte tenuto il "pezzo forte" di questa straordinaria collezione - spaccato impressionante di una intera comunità di anime elette -, ossia la lettera autografa firmata di Giacomo LEOPARDI, una delle ultime sue note (Napoli 26 Luglio 1836), della quale le edizioni dell'Epistolario leopardiano (da Moroncini a Flora sino alla recnte Brioschi-Landi) hanno sempre dato per disperso l'autografo. Eccone invece l'originale, una pagina 8
Ma impressiona, ancora più che la quantità e la qualità dei suoi rapporti personali, la rete di corrispondenze del Mortillaro con le più prestigiose istituzioni scientifiche ed erudite d'Europa: egli era infatti in stretto carteggio con il Congres Scientifique parigino, con la Société Géologique de France, con l'Ateneo Cientifico y Litterario di Madrid, col Museo di Storia Naturale di Torino, con l'Annuario Geografico Italiano, ecc. (oltre, naturalmente, a una sterminata quantità di istituzioni culturali siciliane di primo piano). Infine il gigantesco archivio epistolare del Mortillaro si configura come uno sterminato bacino di fonti per la ricostruzione della cultura siciliana: egli fu infatti, come detto, al centro di una fittissima rete di rapporti e di contatti fra le più diverse fazioni e tra i più distanti campi di attività, e l'elenco dei suoi corrispondenti corrisponde davvero a un vero e proprio "Who's Who" della Sicilia che conta, dalla metà del XIX secolo in avanti (dall'aristocrazia alle alte gerarchie ecclesiastiche, dagli studiosi di provincia ai giuristi di grido, dai diplomatici ai letterati e ai più fini connaisseurs, dai bibliotecari ai militari, e chi più ne ha più ne metta). Il valore di un tale repertorio, ai fini della più attenta valutazione di un'intera cultura, quella siciliana appunto (una cultura che una volta di più si conferma come tutt'altro che isolata, nel contesto italiano e soprattutto europeo), non crediamo debba essere troppo sottolineato.
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Proposta di notifica da parte della Soprintendenza Archivistica del Lazio