Lot Essay
La produzione poliedrica di Alighiero Boetti spazia tra i vari generi artistici, con una curiosita' verso le tecniche e i mezzi espressivi più svariati.
La serie degli arazzi viene realizzata a partire dal 1971, anno in cui Alighiero Boetti si reca in Afghanistan per la prima volta. Affascinato da questo paese e dalla sua cultura, l'artista vi tornerà regolarmente due volte l'anno fino al 1979. In Afghanistan Boetti riscopre le tradizioni artigianali, in particolare l'arte del ricamo, che adotta per le sue opere affidandone la realizzazione alla pazienza e alla grazia delle mani delle ricamatrici locali. Nel 1979 il paese viene occupato dalle truppe sovietiche e i lavori di tessitura verranno ripresi più tardi nei campi profughi in Pakistan, come si può leggere sul retro di questi arazzi che risultano fatti "a Peshawar Pakistan by Afghan people". Questo tipo di opere appaiono divise in campi colorati con una combinazione tra i colori delle lettere e degli sfondi che sembra ogni volta nuova e originale.
Il percorso artistico di Boetti è caratterizzato da una articolata evoluzione che lo porta dal tema della coppia vista come riflessione sul doppio e la specularità sulla complementarità intesa come completamento, per arrivare successivamente allo "sdoppiamento" della propria persona, Alighiero e Boetti, una congiunzione, la "e", tra nome e cognome per distinguere due entità separate che lo stesso Boetti spiega in una intervista con Bruno Corà nel 1982, "Alighiero è la parte più infantile, più esterna che domina le cose familiari, Alighiero è il modo in cui mi chiamano e mi nominano le persone che conosco. Boetti, è più astratto, appunto perchè il cognome rientra nella categoria, mentre il nome è unico, il cognome è già una categoria, una classifica..." (in "AEIOU", n.6 Dicembre 1982)
La serie degli arazzi viene realizzata a partire dal 1971, anno in cui Alighiero Boetti si reca in Afghanistan per la prima volta. Affascinato da questo paese e dalla sua cultura, l'artista vi tornerà regolarmente due volte l'anno fino al 1979. In Afghanistan Boetti riscopre le tradizioni artigianali, in particolare l'arte del ricamo, che adotta per le sue opere affidandone la realizzazione alla pazienza e alla grazia delle mani delle ricamatrici locali. Nel 1979 il paese viene occupato dalle truppe sovietiche e i lavori di tessitura verranno ripresi più tardi nei campi profughi in Pakistan, come si può leggere sul retro di questi arazzi che risultano fatti "a Peshawar Pakistan by Afghan people". Questo tipo di opere appaiono divise in campi colorati con una combinazione tra i colori delle lettere e degli sfondi che sembra ogni volta nuova e originale.
Il percorso artistico di Boetti è caratterizzato da una articolata evoluzione che lo porta dal tema della coppia vista come riflessione sul doppio e la specularità sulla complementarità intesa come completamento, per arrivare successivamente allo "sdoppiamento" della propria persona, Alighiero e Boetti, una congiunzione, la "e", tra nome e cognome per distinguere due entità separate che lo stesso Boetti spiega in una intervista con Bruno Corà nel 1982, "Alighiero è la parte più infantile, più esterna che domina le cose familiari, Alighiero è il modo in cui mi chiamano e mi nominano le persone che conosco. Boetti, è più astratto, appunto perchè il cognome rientra nella categoria, mentre il nome è unico, il cognome è già una categoria, una classifica..." (in "AEIOU", n.6 Dicembre 1982)