Lot Essay
Il dipinto costituisce una rara testimonianza degli esordi artistici di Campigli. Raffigura un astrolabio, uno strumento usato nell'antichità e nel Medioevo per misurare l'altezza del sole e, quindi, per facilitare l'orientamento durante la navigazione. Il pittore rimane affascinato più dalla complessa architettura dell'oggetto che dalla sua funzione pratica, peraltro difficilmente comprensibile. La scelta di questo tema, così come la composizione rigorosamente simmetrica, tutta giocata sull'accostamento di forme regolari, si spiegano alla luce del clima culturale ed artistico degli anni Venti. Dopo la bruciante esperienza del Futurismo, che aveva annullato tutte le coordinate spazio-temporali convenzionali, si assiste, non solo in Italia ma in tutta Europa, ad un recupero dei valori formali della tradizione classica. Da qui la riscoperta dello spazio prospettico e della volumetria dei corpi e degli oggetti, ottenuta non di rado facendo ricorso alle figure geometriche.
Particolarmente forte è l'affinità fra questo dipinto e alcune opere di Morandi appartenenti al periodo "metafisico". Pur essendo precedenti di quasi dieci anni, nelle opere dell'artista bolognese si coglie la stessa predilezione per forme e volumi regolari, che tuttavia si accostano le une alle altre senza un apparente nesso logico e spaziale. Allo stesso modo, nel dipinto di Campigli, la rappresentazione di uno strumento così desueto, non manca di suscitare legittimi interrogativi nello spettatore, che non può fare a meno di chiedersi quale recondita simbologia si celi dietro questa curiosa raffigurazione. L'esprit de geometrie che caratterizza il primo Campigli è inoltre da leggere in parallelo al purismo francese di Jeanneret (Le Corbusier) e Ozenfant, alle cui opere Campigli si era avvicinato durante il lungo soggiorno a Parigi, iniziato nel 1919, non appena ottenuto l'incarico di corrispondente del Corriere della Sera, e protrattosi per quasi un decennio, fino al 1928.
Particolarmente forte è l'affinità fra questo dipinto e alcune opere di Morandi appartenenti al periodo "metafisico". Pur essendo precedenti di quasi dieci anni, nelle opere dell'artista bolognese si coglie la stessa predilezione per forme e volumi regolari, che tuttavia si accostano le une alle altre senza un apparente nesso logico e spaziale. Allo stesso modo, nel dipinto di Campigli, la rappresentazione di uno strumento così desueto, non manca di suscitare legittimi interrogativi nello spettatore, che non può fare a meno di chiedersi quale recondita simbologia si celi dietro questa curiosa raffigurazione. L'esprit de geometrie che caratterizza il primo Campigli è inoltre da leggere in parallelo al purismo francese di Jeanneret (Le Corbusier) e Ozenfant, alle cui opere Campigli si era avvicinato durante il lungo soggiorno a Parigi, iniziato nel 1919, non appena ottenuto l'incarico di corrispondente del Corriere della Sera, e protrattosi per quasi un decennio, fino al 1928.