Il dipinto è raffrontabile a vari ramini databili nella prima attività pittorica di Vaccaro (1695-1706 circa). Esso è affine nel ductus nervoso e trasparente, al Meleagro che saetta il cinghiale e all'Apollo che saetta i figli di Niobe a Neuilly in collezione Riechers, e al Sole e l'Aurora a Napoli in collezione privata (cfr. N.Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Barocco al Rococò, Napoli, 1988, tavv.35-36, pp.80-81, n.194 p.147; p.304 figg.235-236, p.150 n.199).