Lot Essay
La collezione qui presentata racchiude un nucleo notevole di opere futuriste.
Si tratta per lo più di lavori di Fortunato Depero, l'artista che nel 1915 aveva firmato insieme a Balla il Manifesto della ricostruzione futurista dell'universo e che negli anni del dopoguerra fu una figura chiave del secondo futurismo, non soltanto nella pittura - caratterizzata da un geometrismo spigoloso e dalla presenza di figure-automi in cui il manichino metafisico si coniugava alla macchina futurista - ma anche nel campo delle arti applicate. A lui si deve la creazione, nel 1920 a Rovereto, di un laboratorio per la produzione di arazzi, definiti "mosaici di stoffe".
Sono presenti in catalogo diversi esempi di questa tipologia di opere. Non solo il "Motivo geometrico" costituito da un tarsia in panni di lana di diversi colori cuciti tra loro e la cui esecuzione risale proprio agli anni Venti. Troviamo, infatti, anche due eccezionali "baschi" eseguiti rispettivamente nel 1928 e nel 1929 e un raro esempio di "panciotto" futurista del 1923, tre opere la cui importanza si può ben intuire anche dal ricco curriculum espositivo e bibliografico riportato nelle schede. Di particolare rilievo la loro esposizione nel 1997 alla mostra intitolata "Art Fashion" tenutasi al Museo Guggenheim di New York.
Depero fu anche grafico pubblicitario e autore di scenografie e di costumi teatrali e il "Giocoliere-Mandarino" presentato in catalogo ne è un esempio, trattandosi di un costume per il balletto "Le Chant du Rossignol".
"La donna e l'asino" invece è un piccolo ma significativo disegno del 1916, mentre risale al biennio 1913-1915 il bassorilievo in gesso dipinto che rappresenta delle "Chiocce con pulcini".
Oltre a quelle di Depero fanno parte di questa collezione anche due opere di Julius Evola, l'artista romano che fu tra i primi ad introdurre l'esperienza dadaista in Italia, cogliendone i rapporti col futurismo.
Si tratta di due tele riferibili al 1919-20 per le evidenti affinità con le soluzioni pittoriche di quel periodo: la forma serpentinata ascendente e le forme di volumetria curveggiante ed ellissoidali. Entrambe le opere facevano parte, insieme ad altre analoghe, di un paravento dipinto, simile a quelli che Balla realizzava in quegli stessi anni a Roma.
Si tratta per lo più di lavori di Fortunato Depero, l'artista che nel 1915 aveva firmato insieme a Balla il Manifesto della ricostruzione futurista dell'universo e che negli anni del dopoguerra fu una figura chiave del secondo futurismo, non soltanto nella pittura - caratterizzata da un geometrismo spigoloso e dalla presenza di figure-automi in cui il manichino metafisico si coniugava alla macchina futurista - ma anche nel campo delle arti applicate. A lui si deve la creazione, nel 1920 a Rovereto, di un laboratorio per la produzione di arazzi, definiti "mosaici di stoffe".
Sono presenti in catalogo diversi esempi di questa tipologia di opere. Non solo il "Motivo geometrico" costituito da un tarsia in panni di lana di diversi colori cuciti tra loro e la cui esecuzione risale proprio agli anni Venti. Troviamo, infatti, anche due eccezionali "baschi" eseguiti rispettivamente nel 1928 e nel 1929 e un raro esempio di "panciotto" futurista del 1923, tre opere la cui importanza si può ben intuire anche dal ricco curriculum espositivo e bibliografico riportato nelle schede. Di particolare rilievo la loro esposizione nel 1997 alla mostra intitolata "Art Fashion" tenutasi al Museo Guggenheim di New York.
Depero fu anche grafico pubblicitario e autore di scenografie e di costumi teatrali e il "Giocoliere-Mandarino" presentato in catalogo ne è un esempio, trattandosi di un costume per il balletto "Le Chant du Rossignol".
"La donna e l'asino" invece è un piccolo ma significativo disegno del 1916, mentre risale al biennio 1913-1915 il bassorilievo in gesso dipinto che rappresenta delle "Chiocce con pulcini".
Oltre a quelle di Depero fanno parte di questa collezione anche due opere di Julius Evola, l'artista romano che fu tra i primi ad introdurre l'esperienza dadaista in Italia, cogliendone i rapporti col futurismo.
Si tratta di due tele riferibili al 1919-20 per le evidenti affinità con le soluzioni pittoriche di quel periodo: la forma serpentinata ascendente e le forme di volumetria curveggiante ed ellissoidali. Entrambe le opere facevano parte, insieme ad altre analoghe, di un paravento dipinto, simile a quelli che Balla realizzava in quegli stessi anni a Roma.