Lot Essay
Direttamente dal sommerso del collezionismo privato viene proposto sul mercato delle aste un quadro di particolare fascino e di straordianria importanza nella produzione di Capogrossi. Un'opera che vanta una fondamentale pubblicazione e un'importante esposizione presso il Museo Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, che aggiungono il prestigio della storicizzazione all'eleganza raffinata di un'opera unica.
Il tema della pittura signica - cifra stilistica e percorso creativo di Capogrossi - trova qui un nuovo livello d'espressione caratterizzato dall'ingigantimento del segno, che contrappone con raffinata purezza i colori primari. L'elegante bicromismo della composizione trova il suo puntuale contrappunto cromatico nel centro rosso, che si pone come catalizzatore della trama compositiva dell'opera.
La forma archetipica, a cui la ricerca di Capogrossi mira, poteva essere raggiunta solo con il bianco-nero. La ricerca in sè non può puntare sul colore: un segno che possiede contenuto spaziale autonomo deve essere autonomo, il più scabro possibile. Il segno, ossessivamente studiato, proposto, visitato, è una "formula spaziale", come dice Argan, accoglie in sé l'intrinseco significato dello spazio.
"Capogrossi definisce 'superfici' i suoi quadri, perchè è convinto di aver annullato la terza dimensione, ma non gli sfugge che la superficie può nascere solo da segni giustamente equilibrati, ed è convinto che non occorre dare l'immagine generale dello spazio se lo spazio è contenuto nel singolo frammento del suo discorso. Ecco il segreto di Capogrossi: rinunciare in via di ipotesi alla spazio per studiare amorosamente tutti gli spazi possibili" (C. Argan, Capogrossi, Roma 1967, p.43).
Il tema della pittura signica - cifra stilistica e percorso creativo di Capogrossi - trova qui un nuovo livello d'espressione caratterizzato dall'ingigantimento del segno, che contrappone con raffinata purezza i colori primari. L'elegante bicromismo della composizione trova il suo puntuale contrappunto cromatico nel centro rosso, che si pone come catalizzatore della trama compositiva dell'opera.
La forma archetipica, a cui la ricerca di Capogrossi mira, poteva essere raggiunta solo con il bianco-nero. La ricerca in sè non può puntare sul colore: un segno che possiede contenuto spaziale autonomo deve essere autonomo, il più scabro possibile. Il segno, ossessivamente studiato, proposto, visitato, è una "formula spaziale", come dice Argan, accoglie in sé l'intrinseco significato dello spazio.
"Capogrossi definisce 'superfici' i suoi quadri, perchè è convinto di aver annullato la terza dimensione, ma non gli sfugge che la superficie può nascere solo da segni giustamente equilibrati, ed è convinto che non occorre dare l'immagine generale dello spazio se lo spazio è contenuto nel singolo frammento del suo discorso. Ecco il segreto di Capogrossi: rinunciare in via di ipotesi alla spazio per studiare amorosamente tutti gli spazi possibili" (C. Argan, Capogrossi, Roma 1967, p.43).