Lot Essay
Il presente dipinto è stato posto da Leone de Castris in rapporto con una serie di opere di Santafede realizzate tra il 1590 e il 1610 circa, e caratterizzate dall'interesse verso gli esiti formali della pittura veneta della fine del Cinquecento, in particolare verso Leandro Bassano e Jacopo Palma il Giovane: "un notevole gruppo di dipinti, tutti caratterizzati da una sensibile evoluzione in chiave pittorica che allude a un confronto, a un'emulazione, piuttosto con Rodriguez che non con Balducci o con gli altri toscani presenti a Napoli" (P. Leone de Castris, cit., p. 262).
Lo studioso legge la data sul presente dipinto '1601', ponendo al contempo il dubbio che l'ultima cifra si possa leggere anche come un '7'. Si è preferita qui questa seconda lettura in base a riscontri visivi. Sempre il de Castris non esclude una identificazione del presente dipinto con "la B. Vergine, col Bambino, e con Angioli in gloria, e nel basso S. Pietro Gambacorta e S. Onofrio con fresco colorito condotti" citati nel 1742 da Bernardo de' Dominici "nella Cappella, che hanno i PP. Eremitani di B. Girolamo nella possessione chiamata la Preziosa" (P. Leone de Castris, cit., p. 280, n. 37).
Fabrizio Santafede è "una figura di spessore culturale inconsueto per il panorama napoletano di fine Cinquecento e di primo Seicento: collezionista, cultore di antichità, di musica, di buoni libri, amico di una cerchia selezionata di letterati e d'accademici, è forse l'unico artista locale - anzi - la cui fisionomia si distacca con vera chiarezza dal contesto corporativo e dal ruolo tradizionale di partenza per aderire invece a quella diffusa e 'internazionale' ambizione verso l''ut pictura poesis', verso una promozione dell'immagine dipinta e del suo produttore ad un gradino culturale diverso, ad una funzione di alto profilo sociale e intellettuale" (P. Leone de Castris, cit., p. 261).
Lo studioso legge la data sul presente dipinto '1601', ponendo al contempo il dubbio che l'ultima cifra si possa leggere anche come un '7'. Si è preferita qui questa seconda lettura in base a riscontri visivi. Sempre il de Castris non esclude una identificazione del presente dipinto con "la B. Vergine, col Bambino, e con Angioli in gloria, e nel basso S. Pietro Gambacorta e S. Onofrio con fresco colorito condotti" citati nel 1742 da Bernardo de' Dominici "nella Cappella, che hanno i PP. Eremitani di B. Girolamo nella possessione chiamata la Preziosa" (P. Leone de Castris, cit., p. 280, n. 37).
Fabrizio Santafede è "una figura di spessore culturale inconsueto per il panorama napoletano di fine Cinquecento e di primo Seicento: collezionista, cultore di antichità, di musica, di buoni libri, amico di una cerchia selezionata di letterati e d'accademici, è forse l'unico artista locale - anzi - la cui fisionomia si distacca con vera chiarezza dal contesto corporativo e dal ruolo tradizionale di partenza per aderire invece a quella diffusa e 'internazionale' ambizione verso l''ut pictura poesis', verso una promozione dell'immagine dipinta e del suo produttore ad un gradino culturale diverso, ad una funzione di alto profilo sociale e intellettuale" (P. Leone de Castris, cit., p. 261).
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