Lot Essay
La rarissima opera di Giuseppe Capogrossi, che qui viene presentata, costitutisce un importante esempio della "pittura tonale" degli anni Trenta in Italia.
Nudo con corazza appare per la prima volta in esposizione nel 1932 , presso la Galleria di Roma, in una mostra collettiva, a cui Capogrossi partecipa insieme a Cavalli, Pirandello, Cagli e Paladini. La mostra voleva essere la risposta romana ad un'analoga esposizione tenutasi a Milano con opere di Birolli, Bogliardi, Ghiringhelli, Sassu e Soldati: la presentazione di ciò che di più interessante il panorama pittorico delle due città poteva offrire in quel determinato periodo. Di fatto fu un'occasione per apparire in pubblico con opere di raffinata compiutezza, in cui tecnicamente gli assunti del tonalismo appaiono risolti, uscendo dalle incertezze delle fasi sperimentali degli artisti per farsi stile chiaro e netto con la monumentalità degli affreschi pierfrancescani.
Come è stato notato dalla critica, l'idea fondamentale intorno alla quale si svolsero le ricerche dei pittori tonali - Capogrossi e Cavalli per primi, a cui contestualmente si accostarono Cagli, Pirandello, Monti, Melli e successivamente Ziveri, Janni e Gentilini - è la realizzazione del quadro come rappresentazione "assoluta" della realtà: nel dipinto ogni elemento, per risultare "universale" deve esser reso secondo il suo tono locale, secondo cioè quella qualità di colore che gli compete, "platonicamente", al di là delle contingenze, dei mutamenti d'ombra e di luce. Un anti-impressionismo al quale si connette un forte senso della costruzione geometrizzante, espressione anch'essa di assolutezza e di rigore formale.
(cfr. F. Benzi, Le scuole romane, Milano 1988, pp. 19-20)
Oltre all'indiscutibile valore storico, vanno evidenziate la grande compiutezza ed eleganza formale, riccamente caratterizzata da colte influenze e citazioni culturali. Evidenti i richiami agli Italiens de Paris, la cui pittura Capogrossi ha modo di conoscere alla fine degli anni venti: nella pittura tonale di questa opera si possono leggere lo stile sintetico e d'affresco antico di Campigli, lo stile classicheggiante di Tozzi, le raffinate interpretazioni dei temi mitologici del De Chirico, tanto parigino, quanto romano.
Dopo una lunga teoria di vicende espositive, questa opera, per anni gelosamente custodita in collezione privata, viene offerta per la prima volta all'attenzione del collezionismo più raffinato.
Nudo con corazza appare per la prima volta in esposizione nel 1932 , presso la Galleria di Roma, in una mostra collettiva, a cui Capogrossi partecipa insieme a Cavalli, Pirandello, Cagli e Paladini. La mostra voleva essere la risposta romana ad un'analoga esposizione tenutasi a Milano con opere di Birolli, Bogliardi, Ghiringhelli, Sassu e Soldati: la presentazione di ciò che di più interessante il panorama pittorico delle due città poteva offrire in quel determinato periodo. Di fatto fu un'occasione per apparire in pubblico con opere di raffinata compiutezza, in cui tecnicamente gli assunti del tonalismo appaiono risolti, uscendo dalle incertezze delle fasi sperimentali degli artisti per farsi stile chiaro e netto con la monumentalità degli affreschi pierfrancescani.
Come è stato notato dalla critica, l'idea fondamentale intorno alla quale si svolsero le ricerche dei pittori tonali - Capogrossi e Cavalli per primi, a cui contestualmente si accostarono Cagli, Pirandello, Monti, Melli e successivamente Ziveri, Janni e Gentilini - è la realizzazione del quadro come rappresentazione "assoluta" della realtà: nel dipinto ogni elemento, per risultare "universale" deve esser reso secondo il suo tono locale, secondo cioè quella qualità di colore che gli compete, "platonicamente", al di là delle contingenze, dei mutamenti d'ombra e di luce. Un anti-impressionismo al quale si connette un forte senso della costruzione geometrizzante, espressione anch'essa di assolutezza e di rigore formale.
(cfr. F. Benzi, Le scuole romane, Milano 1988, pp. 19-20)
Oltre all'indiscutibile valore storico, vanno evidenziate la grande compiutezza ed eleganza formale, riccamente caratterizzata da colte influenze e citazioni culturali. Evidenti i richiami agli Italiens de Paris, la cui pittura Capogrossi ha modo di conoscere alla fine degli anni venti: nella pittura tonale di questa opera si possono leggere lo stile sintetico e d'affresco antico di Campigli, lo stile classicheggiante di Tozzi, le raffinate interpretazioni dei temi mitologici del De Chirico, tanto parigino, quanto romano.
Dopo una lunga teoria di vicende espositive, questa opera, per anni gelosamente custodita in collezione privata, viene offerta per la prima volta all'attenzione del collezionismo più raffinato.