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Giuseppe Capogrossi (1900-1972)

Superficie 447

Details
Giuseppe Capogrossi (1900-1972)
Superficie 447
titolo Superficie 447 (sul telaio), firma e data Capogrossi, 1961 (sul retro)
olio su tela
cm 195x114
Eseguito nel 1961
L'opera appare pubblicata firmata su G. Argan, Capogrossi, Roma 1967, la firma /ge stata successivamente cancellata dall'artista medesimo, a casa del collezionista, per consentirne l'esposizione in orizzontale.
Provenance
Galleria del Naviglio, Milano
Galleria Il Centro, Napoli
Galerie "Im Erker", St.Gallen-Schweiz
acquisito direttamente dall'artista dal padre dell'attuale proprietario nel 1972
Literature
G. Argan, Capogrossi, Roma 1967, p. 192, n. 474 (illustrato con titolo errato)
Special notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent. Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer''s for each lot, is calculated in the following way: 30% of the final bid price of each lot up to and including € 20.000,00 26% of the excess of the hammer price above € 20.000,00 and up and including € 800.000,00 18,5% of the excess of the hammer price above €800.000,00

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Lot Essay

Per Giuseppe Capogrossi l'astrazione non è un approdo casuale, ma la conclusione di un lungo percorso. La scoperta della pittura avviene già durante l'infanzia vedendo, secondo quello che riporta Argan, i segni dei bambini ospiti in un istituto per ciechi, che gli rivelano che l'arte può essere espressione dell'universo interiore senza dover necessariamente dipendere dalla realtà. Capogrossi viene però indirizzato per tradizione familiare agli studi di diritto. Una volta terminati, l'artista si dedica sempre più alla pittura entrando a far parte di quella Scuola Romana che, negli anni tra le guerre, rinnova la figurazione italiana. È solo in età avanzata -nel 1949 l'artista ha quasi 50 anni- che finalmente Capogrossi trova la via dell'astrazione, imboccata con la volont di non tornare più indietro.
La prima mostra di opere dipinte con le caratteristiche 'forchettine', presentata da Corrado Cagli, si tiene nel 1950 alla Galleria del Secolo, ed è accolta da unanimi stroncature. Lentamente però Capogrossi conquista il sostegno della critica più avanzata. Si riconosce infatti che la sua pittura dimostra uno degli assunti centrali dell'arte astratta del dopoguerra: qualunque elemento, scelto aribitrariamente (come anche il taglio di Fontana, le pieghe del caolino per Manzoni...) puo essere composto, variato, ripetuto, dinamizzato per ottenere dei risultati sempre nuovi e di valore estetico diverso.
Anche la parola e la scrittura si appoggiano sugli alfabeti: migliaia ne esistono e altri ancora si possono immaginare; a ognuno di essi corrisponde una o molte lingue, ciascuna con le sue differenti produzioni. Una volta che l'alfabeto sia stabilito, i significati dipendono dall'organizzazione e dal rapporto delle parti tra loro. Se il segno può quindi essere scelto arbitrariamente, non può invece esserlo il modo in cui questo segno viene utilizzato: accostamenti, variazioni, rapporto col contesto. In una frase o in un testo non tutte le combinazioni sono ugualmente valide: alcune sono prive di senso, altre povere di contenuto, altre sintesi insuperabili di pensiero. Allo stesso modo in un dipinto la modalità compositiva che lo regge è fondamentale, e in questa si rivela la capacità di artisti come Capogrossi, capaci di scegliere formule che si rivelano sempre efficaci. In questo quadro di imponenti dimensioni troviamo pochi segni massicci contenuti in una impaginazione ampia, contrastati dal punto di vista della forma e del colore da un rettangolo giallo e uno rosso, omaggio che ricollega Capogrossi a Mondrian, riconosciuto come uno dei padri della moderna figurazione astratta.