Lot Essay
Le grandi scene tratte dalla Gerusalemme Liberata che qui presentiamo, inedite e di provenienza non documentata, riprendono temi e, in parte, soluzioni compositive altre volte sperimentate da Paolo De Matteis. È infatti da tempo nota un'altra versione del Rinaldo e Armida, minore per dimensioni e quasi del tutto priva di respiro paesistico, variamente datata dalla critica fra gli ultimi anni del Sei e il secondo decennio del Settecento. Ove ripristinata nella sua piena leggibilità, la data apposta al dipinto qui al lotto successivo potrà offrire a questo proposito un importante riferimento cronologico.
Non replicata, sebbene il soggetto ritorni in un'altra tela del tutto diversa, è invece l'Erminia tra i pastori, anch'essa fedele alle soluzioni compositive che fin dal primo Seicento avevano contraddistinto la raffigurazione di questo episodio del poema tassiano.
Una predilezione del De Matteis, o più verosimilmente dei suoi comittenti napoletani per la Gerusalemme Liberata si deduce, oltre che dalle tele rimaste, dagli antichi inventari in cui dipinti di questo soggetto compaiono più di una volta. Citiamo, in particolare, "sei quadri di palmi 10 e 13 (e dunque di cm 250x315 circa) coll'Istorie del Tasso con loro cornici lisce indorate..." e di altri quattro "di palmi 6 e 1/3 per 13" citati nel 1765 nella collezione del principe Fabrizio Pignatelli Aragona Cortes. Dieci tele "con istorie del Tasso e diverse figure" di palmi 7 e 10 "con cornici nere di pero e stragalli d'oro intagliati" erano invece appartenute a Giovanni Montoya de Cardona e risultano nel suo inventario del 1718. L'uno o l'altra serie era stata forse preceduta da bozzetti, come farebbe pensare la citazione di "Dieci quadri. Storie del Tasso, macchie di Paolo de Matteis, di palmi 3 e 2" citate presso il cardinal Vincenzo Grimani nel 1710.
Non replicata, sebbene il soggetto ritorni in un'altra tela del tutto diversa, è invece l'Erminia tra i pastori, anch'essa fedele alle soluzioni compositive che fin dal primo Seicento avevano contraddistinto la raffigurazione di questo episodio del poema tassiano.
Una predilezione del De Matteis, o più verosimilmente dei suoi comittenti napoletani per la Gerusalemme Liberata si deduce, oltre che dalle tele rimaste, dagli antichi inventari in cui dipinti di questo soggetto compaiono più di una volta. Citiamo, in particolare, "sei quadri di palmi 10 e 13 (e dunque di cm 250x315 circa) coll'Istorie del Tasso con loro cornici lisce indorate..." e di altri quattro "di palmi 6 e 1/3 per 13" citati nel 1765 nella collezione del principe Fabrizio Pignatelli Aragona Cortes. Dieci tele "con istorie del Tasso e diverse figure" di palmi 7 e 10 "con cornici nere di pero e stragalli d'oro intagliati" erano invece appartenute a Giovanni Montoya de Cardona e risultano nel suo inventario del 1718. L'uno o l'altra serie era stata forse preceduta da bozzetti, come farebbe pensare la citazione di "Dieci quadri. Storie del Tasso, macchie di Paolo de Matteis, di palmi 3 e 2" citate presso il cardinal Vincenzo Grimani nel 1710.