Lot Essay
“Grazie alla geometria ho percepito che c’era qualcosa d’altro, semplici forme che indicavano un modo di vedere la realtà”
"Through geometry I felt there was something else – simple forms alluding to a way of seeing reality"
TANO FESTA
Un metro e mezzo di larghezza, l’opera Via Veneto 3 (1961) di Tano Festa è un esempio significativo della prima serie di eleganti rilievi lineari dell'artista. Una sequenza di strisce verticali a rilievo di colore bianco, nero e rosso sangue palpitano sulla tela, dove sono applicati strati di carta e legno che danno vita a una ritmica superficie scultorea. Le campiture sono variegate e tattili, e fondono in modo accattivante l’effetto materico e quello ottico. Più oggetto scultoreo che semplice pittura, la composizione dell'opera richiama infatti elementi dell'architettura quotidiana come le sublimi "cerniere" dell'artista americano Barnett Newman, o le audaci costruzioni geometriche di Mondrian. Via Veneto 3 può essere interpretata come un omaggio all'elegante strada romana cui richiama il titolo; una via che – affollata, glamour e amata dalle star di Hollywood – è stata notoriamente lo scenario di gran parte del film La Dolce Vita di Federico Fellini (1960). Un’altra opera di questa serie, Via Veneto 1, è conservata presso la Collezione Maramotti di Reggio Emilia.
Festa, che ebbe la sua prima personale nella prestigiosa Galleria La Salita nello stesso anno in cui è stata realizzata quest'opera, è stato uno dei capofila della Scuola di Piazza del Popolo, formatasi a Roma nei primi anni Sessanta. In rottura con la gestualità espressiva dell'Arte Informale e in contrasto con gli esponenti dell'Arte Povera, questo gruppo di giovani artisti – tra i quali vanno ricordati Giosetta Fioroni, Mario Schifano e Cesare Tacchi – ebbe un approccio alla pittura anzitutto figurativo che si ispira alla Pop Art britannica e americana. Le loro opere avevano l’obiettivo di mettere in luce la natura costruita dell'immaginario percepito, ponendo una distanza critica tra spettatore e soggetto e articolando, con freddo distacco, la superficie dell’ambiente del centro storico della città. Infatti, nel vibrante e variegato corpus delle sue opere, Festa ha continuato a dialogare con gli spazi dell'esperienza visiva quotidiana e urbana per la sua intera carriera. La forma rettilinea di Via Veneto 3 anticipa le successive ricostruzioni di finestre e persiane in legno che l'artista ha trasformato da “objets trouvés” in strutture-cornici per magici paesaggi dipinti. "La visione di questi nuovi artisti è oggettiva e contemporaneamente antinaturalistica, spietata e chiara", scriveva Cesare Vivaldi nel 1963 (C. Vivaldi, “La giovane scuola di Roma”, in Il Verri, n. 12, Roma, dicembre 1963, pp. 101-105).
Spanning a metre and a half in width, Tano Festa’s Via Veneto 3 (1961) is a compelling example of the artist’s early series of graceful linear reliefs. A series of raised vertical strips in white, black and blood-red pulsate across the canvas, applied in layers of card and wood to create a rhythmic sculptural surface. The bands of colour are variegated and tactile, melding the physical and the optical into a captivating whole. More object than painting, the work’s composition echoes elements of quotidian architecture as much as the sublime ‘zips’ of the American artist Barnett Newman, or the bold geometric constructions of Mondrian. Via Veneto 3 can be seen as a homage to the elegant Roman street of its title, which – busy, glamorous and popular with Hollywood stars – was famously the setting for much of the 1960 film La Dolce Vita. Another from the series, Via Veneto 1, is housed in the Collezione Maramotti in Reggio Emilia.
Festa, who had his debut solo exhibition at the prestigious Galleria La Salita the same year this work was made, was a leader of the Scuola di Piazza del Popolo that formed in early 1960s Rome. In a break from the expressive gestures of Arte Informale and in contrast to their Arte Povera contemporaries, this group of young artists – including Giosetta Fioroni, Mario Schifano, and Cesare Tacchi – took a largely figurative approach to painting that was inspired by British and American Pop art. Their works tended to emphasise the constructed nature of received imagery, placing a critical distance between viewer and subject and articulating the surfaces of the inner-city environment with cool detachment. Indeed, Festa’s vibrant, diverse body of work continued to engage with the spaces of everyday, urban visual experience throughout his career; Via Veneto 3’s rectilinear form anticipates his later reconstructions of windows and wooden shutters, which he transformed from objets trouvés into framing structures for magical painted landscapes. ‘The vision of these new artists is objective and yet anti-naturalistic, merciless and clear’, wrote Cesare Vivaldi in 1963 (C. Vivaldi, ‘La giovane scuola di Roma’, in Il Verri, no. 12, Rome, December 1963, pp. 101-105).
"Through geometry I felt there was something else – simple forms alluding to a way of seeing reality"
TANO FESTA
Un metro e mezzo di larghezza, l’opera Via Veneto 3 (1961) di Tano Festa è un esempio significativo della prima serie di eleganti rilievi lineari dell'artista. Una sequenza di strisce verticali a rilievo di colore bianco, nero e rosso sangue palpitano sulla tela, dove sono applicati strati di carta e legno che danno vita a una ritmica superficie scultorea. Le campiture sono variegate e tattili, e fondono in modo accattivante l’effetto materico e quello ottico. Più oggetto scultoreo che semplice pittura, la composizione dell'opera richiama infatti elementi dell'architettura quotidiana come le sublimi "cerniere" dell'artista americano Barnett Newman, o le audaci costruzioni geometriche di Mondrian. Via Veneto 3 può essere interpretata come un omaggio all'elegante strada romana cui richiama il titolo; una via che – affollata, glamour e amata dalle star di Hollywood – è stata notoriamente lo scenario di gran parte del film La Dolce Vita di Federico Fellini (1960). Un’altra opera di questa serie, Via Veneto 1, è conservata presso la Collezione Maramotti di Reggio Emilia.
Festa, che ebbe la sua prima personale nella prestigiosa Galleria La Salita nello stesso anno in cui è stata realizzata quest'opera, è stato uno dei capofila della Scuola di Piazza del Popolo, formatasi a Roma nei primi anni Sessanta. In rottura con la gestualità espressiva dell'Arte Informale e in contrasto con gli esponenti dell'Arte Povera, questo gruppo di giovani artisti – tra i quali vanno ricordati Giosetta Fioroni, Mario Schifano e Cesare Tacchi – ebbe un approccio alla pittura anzitutto figurativo che si ispira alla Pop Art britannica e americana. Le loro opere avevano l’obiettivo di mettere in luce la natura costruita dell'immaginario percepito, ponendo una distanza critica tra spettatore e soggetto e articolando, con freddo distacco, la superficie dell’ambiente del centro storico della città. Infatti, nel vibrante e variegato corpus delle sue opere, Festa ha continuato a dialogare con gli spazi dell'esperienza visiva quotidiana e urbana per la sua intera carriera. La forma rettilinea di Via Veneto 3 anticipa le successive ricostruzioni di finestre e persiane in legno che l'artista ha trasformato da “objets trouvés” in strutture-cornici per magici paesaggi dipinti. "La visione di questi nuovi artisti è oggettiva e contemporaneamente antinaturalistica, spietata e chiara", scriveva Cesare Vivaldi nel 1963 (C. Vivaldi, “La giovane scuola di Roma”, in Il Verri, n. 12, Roma, dicembre 1963, pp. 101-105).
Spanning a metre and a half in width, Tano Festa’s Via Veneto 3 (1961) is a compelling example of the artist’s early series of graceful linear reliefs. A series of raised vertical strips in white, black and blood-red pulsate across the canvas, applied in layers of card and wood to create a rhythmic sculptural surface. The bands of colour are variegated and tactile, melding the physical and the optical into a captivating whole. More object than painting, the work’s composition echoes elements of quotidian architecture as much as the sublime ‘zips’ of the American artist Barnett Newman, or the bold geometric constructions of Mondrian. Via Veneto 3 can be seen as a homage to the elegant Roman street of its title, which – busy, glamorous and popular with Hollywood stars – was famously the setting for much of the 1960 film La Dolce Vita. Another from the series, Via Veneto 1, is housed in the Collezione Maramotti in Reggio Emilia.
Festa, who had his debut solo exhibition at the prestigious Galleria La Salita the same year this work was made, was a leader of the Scuola di Piazza del Popolo that formed in early 1960s Rome. In a break from the expressive gestures of Arte Informale and in contrast to their Arte Povera contemporaries, this group of young artists – including Giosetta Fioroni, Mario Schifano, and Cesare Tacchi – took a largely figurative approach to painting that was inspired by British and American Pop art. Their works tended to emphasise the constructed nature of received imagery, placing a critical distance between viewer and subject and articulating the surfaces of the inner-city environment with cool detachment. Indeed, Festa’s vibrant, diverse body of work continued to engage with the spaces of everyday, urban visual experience throughout his career; Via Veneto 3’s rectilinear form anticipates his later reconstructions of windows and wooden shutters, which he transformed from objets trouvés into framing structures for magical painted landscapes. ‘The vision of these new artists is objective and yet anti-naturalistic, merciless and clear’, wrote Cesare Vivaldi in 1963 (C. Vivaldi, ‘La giovane scuola di Roma’, in Il Verri, no. 12, Rome, December 1963, pp. 101-105).