Paolo Scheggi (1940-1971)
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Paolo Scheggi (1940-1971)

Intersuperficie curva nera

Details
Paolo Scheggi (1940-1971)
Intersuperficie curva nera
acrilico su tre tele sovrapposte
70 x 140 x 7 cm.
Eseguito nel 1967
Opera registrata presso l'Associazione Paolo Scheggi, Milano, come da autentica su fotografia in data 29 giugno 2021, con il codice APSM182/0001

'BLACK CURVED INTERSURFACE'; ACRYLIC ON THREE SUPERIMPOSED CANVASES

L'opera non richiede Attestato di Libera Circolazione al fine della sua esportazione.
This work does not require an Export License.
Provenance
Collezione privata, New York
Collezione privata, Napoli
Galleria Christian Stein, Milano
Collezione privata
Literature
L. M. Barbero, Scheggi, Firenze 2015, cat. mostra presso la Galleria Tornabuoni a Parigi, pp. 228-229 (illustrato, in foto storica)
L. M. Barbero, Paolo Scheggi, Catalogue Raisonné, Milano 2016, p. 277, n. 67 T 14 (illustrato)
Exhibited
Milano, Galleria del Naviglio, Paolo Scheggi, Intercamera plastica, 1967, cat.
Special notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent. Lotto soggetto a Diritto di Seguito. Secondo le regolamentazioni del 2006 il Diritto di Seguito è applicabile a questo lotto, il compratore acconsente a pagare a noi un importo pari a quello che regolamentazioni prevedono, e noi ci impegniamo nei confronti dell’acquirente a versare tale importo all’agente di riscossione dell’artista.
Further details
'Ma abbandonare l'illusione e entrare nella realtà, trasformare lo spazio virtuale in spazio reale, spostare lo spazio reale in tempo visibile e vivibile, rifiutare la contemplazione per l'azione, lo statico per il dinamico'
PAOLO SCHEGGI

'But abandoning the illusion and entering reality, transforming the virtual space into real space, shifting real space into visible, liveable time, rejecting contemplation in favour of action, the static in favour of the dynamic'

Una grande distesa nera orizzontale, caratterizzata da una griglia di trentasei aperture circolari, rivela una sottostante geometria di tele sovrapposte: questa è l'opera Intersuperficie curva nera di Paolo Scheggi. Eclissi parziali e rilievi si articolano forti della rigida disposizione modulare delle aperture, dove ogni cavità si dispiega in una complessità di strati sovrapposti. Realizzata nel 1967, un anno dopo la celebre partecipazione dell'artista alla Biennale di Venezia, l'opera si presenta come un perfetto esempio delle Intersuperfici che costituiscono il nucleo della produzione artistica di Scheggi. Sostituendo le illusioni pittoriche della pittura da cavalletto tradizionale con una concreta modellazione dello spazio, le sue "intersuperfici" diventano esempi significativi, così come le tele plastiche dei suoi contemporanei Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani, di quella che il critico d'arte Gillo Dorfles ha definito Pittura oggetto.
Grazie alla superficie scultorea, quasi architettonica, Intersuperficie curva nera mette in luce un rigore intellettuale ed estetico che ricorda gli Achrome di Piero Manzoni. Allo stesso tempo, la composizione così tanto calcolata viene interrotta dalla presenza di strati che si muovono insieme in un accattivante alternarsi di luce e ombra, profondità e contorno. Nel gennaio 1967, presso la Galleria Naviglio di Milano, venne esposto questo lavoro insieme alla straordinaria Intercamera Plastica, opera sempre di Scheggi. Si trattava di un'installazione spaziale immersiva che avvolgeva lo spettatore in un ambiente caratterizzato da superfici perforate: è considerata da molti l'apice dell'espressione artistica di Paolo Scheggi.
Salito alla ribalta nell'ambiente dell'avanguardia milanese degli anni Sessanta, la promettente carriera di Scheggi fu tragicamente interrotta da una fatale malattia cardiaca nel 1971, all'età di soli trentuno anni. Questo il motivo della sua limitata produzione artistica. L'opera Intersuperficie curva nera nacque durante un periodo di crescente riconoscimento internazionale per Scheggi: si trasferì a Milano dalla Toscana nel 1961, e divenne rapidamente parte di un fiorente gruppo di giovani artisti che, ispirati dal lavoro di Lucio Fontana, stavano rimodellando secoli di tradizione pittorica. Ebbe la sua prima mostra internazionale nel 1965, e da lì fu presto coinvolto in progetti e mostre in diversi Paesi. Fontana lo descrisse come «un uomo del suo tempo», poiché il suo lavoro dialogava profondamente non solo con quanto realizzato dai colleghi italiani, bensì anche con quanto creato dagli artisti del Gruppo Zero di Düsseldorf, e dagli esponenti dell'Arte Op e Cinetica.
Dalla metà degli anni Sessanta le sue Intersuperfici si erano evolute da aperture organiche e irregolari, ispirate in parte dalla scultura biomorfa di Barbara Hepworth - che Scheggi aveva molto ammirato durante un viaggio in Inghilterra -, verso composizioni più sistematiche, a griglia. La sua installazione alla Biennale di Venezia del 1966 consisteva infatti in quattro grandi Intersuperfici modulari in bianco, blu, giallo e rosso, dove l'Intercamera Plastica del 1967 si relazionava strettamente nelle sue articolazioni spaziali regolari. Accogliendo luce e ombra nelle sue profondità, Intersuperficie curva nera esplicita la rivoluzione estetica di Scheggi al suo apice tanto drammatico quanto sofisticato.

Across the large, horizontal black expanse of Paolo Scheggi's Intersuperficie curva nera [Black Curved Intersurface], a grid of thirty-six circular openings reveals an underlying geometry of superimposed canvases. A calligraphy of partial eclipses and reliefs writes itself across the strict, modular arrangement of apertures, with each cavity unfolding to a complexity of recessed layers. Executed in 1967, the year after the artist's celebrated participation in the Venice Biennale, the work is a pristine example of the Intersuperfici that form the core of Scheggi's practice. Replacing the pictorial illusions of traditional easel painting with tangible models of receding space, his "intersurfaces" are important examples - alongside the shaped canvases of his contemporaries Agostino Bonalumi and Enrico Castellani - of what the art critic Gillo Dorfles called pittura oggetto, or "objectual painting". With its sculptural, near-architectural surface, Intersuperficie curva nera demonstrates an intellectual and aesthetic rigour that recalls the Achromes of Piero Manzoni. At the same time, its calculated approach is disrupted by the way in which the exposed layers jostle together in an engaging counterpoint of light and shadow, depth and contour. In January 1967, at the Galleria Naviglio in Milan, the present work was shown alongside Scheggi's extraordinary Intercamera plastica: an immersive spatial installation which enveloped the viewer in an environment of perforated surfaces, and is considered by many the apex of Scheggi's practice.
Coming to prominence in the avant-garde milieu of 1960s Milan, Scheggi's promising career was tragically cut short by a fatal heart condition in 1971, at the age of just thirty-one. As a result of this, as well as the labour-intensive nature of his production, his works remain relatively scarce. Intersuperficie curva nera was created during a period of increasing international recognition for the artist. Having moved to Milan in 1960 from his home in Tuscany, he had quickly become part of a thriving young group of artists who, inspired by the work of Lucio Fontana, were reshaping centuries of painterly tradition. Scheggi had his first international show in 1965, and was soon involved in projects and exhibitions in a number of countries. Described by Fontana as "a man of his time", his work found much in common not only with his Italian colleagues, but also with the parallel trends practiced by the Zero Group artists in Düsseldorf, and by the exponents of Op and Kinetic Art. As is typified by the present work, by the mid-1960s his Intersuperfici had evolved from organic, uneven apertures - inspired partly by the biomorphic sculpture of Barbara Hepworth, which he had greatly admired on a visit to England - towards more systematic, gridded arrangements: his installation at the 1966 Venice Biennale consisted of four large modular Intersuperfici in white, blue, yellow and red, and the 1967 Intercamera plastica related closely to these works in its regular articulations of volume. Inviting light and shade into its depths, Intersuperficie curva nera sees Scheggi's aesthetic revolution at its dramatic and sophisticated height.

Brought to you by

Elena Zaccarelli
Elena Zaccarelli Senior Specialist, Head of Sale, Milan

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