Lot Essay
Questo felicissimo quadro di piccolo formato appartiene a un momento molto felice nella carriera pittorica di Giorgio de Chirico. E' tornato da poco a Parigi nell'inverno 1925 e abita in rue Bonaparte, insieme alla moglie Raissa Curievich (studia archeologia alla Sorbonne). L'anno precedente é stato adottato come precursore da quel gruppo di poeti e pittori che ha dato vita al Surrealismo.
E de Chirico dipinge con nuova felicitá di immagine e di tavolozza. Il soggetto dei cavalli appare spesso nella sua pittura: all'inizio è collegato alla mitologia ma anche alla filosofia (l'amato Nietzche che "impazzì abbracciando un cavallo"). Ora il cavallo si ricollega al mito ellenico, e Jean Cocteau scrive; "Chirico, né en Grèce, n'a plus besoin de peindre Pegase. Un cheval devant la mer, par sa couleur, ses yeux, sa bouche, prend l'importance du mythe".
Sono una cinquantina i quadri di questo soggetto dipinti tra il 1925 e il 1929: de Chirico si fa perfino un autoritratto in veste di "peintre de chevaux".
Spesso, come in questo caso, i due cavalli (uno chiaro e uno scuro) si rispecchiamo nei cavalloni del mar Egeo, e si stagliano contro le rocce di una acropoli in riva al Pireo. Particolarmente efficace la stesura pittorica. La pennellata è libera e veloce. Sulla preparazione affiorano le onde e la spiaggia, e si delinea la montagna con i templi: con scarsissime pennellate. Da notare il curioso pentimento visibile in trasparenza in origine il cavallo sulla destra doveva apparire impennato e nitrente verso il cielo (impostazione troppo dionisiaca, scartata in fase esecutiva). La grande efficacia pittorica si accavalla al felice soggetto di una ritrovata giovinezza, in quello che è forse un periodo equivalente per efficacia al periodo metafisico di più di dieci anni prima, sempre a Parigi. Quando de Chirico dipinge questo quadro ha 37 anni, ed è al pieno della sua maturità in un periodo felicissimo.
La tela sulla quale è dipinta la coppia di cavalli in riva al mare reca, ben visibile, un marchio con una tavolozza e la scritta:
BLANCHET 30 rue Bonaparte Paris.
Si tratta del marchio di un noto mercante di colori che si trovava poco distante dallo studio di Giorgio de Chirico (poi ereditato da Filippo de Pisis) sito all'angolo tra rue Jacob e rue Bonaparte.
Una simile marca che indica che la tela proviene dal commercio (e infatti ha una precisa misura: "5 point figure") l'ho più volte trovata durante le mie ricerche sulla pittura di de Chirico al ritorno a Parigi. Una riprova, se ce ne fosse bisogno, dell'autografia del dipinto e dell'epoca della sua esecuzione.
Con un pennello diverso è indicato il dedicatario del quadro: "à Pierre Courthion" (evidentemente è stata dipinta al momento di consegnare al critico i Chevaux devant la mer).
Pierre Courthion è un critico molto importante nel dopoguerra parigino. Si occupa di de Chirico al suo ritorno da Parigi alla fine del 1925 con uno dei primi articoli sulla sua nuova pittura ( in "Cahiers d'art", 1926, n.5, giugno, pp.115-116): riproduce sette quadri recenti e scrive frasi molto lusinghiere. L'anno seguente l'articolo è ripubblicato nel libro Panorama de la jeune peinture francaise éditions Kra, Paris 1927, pp.117-122.
Nel 1929 Courthion è anche autore della prefazione alla monografia edita dalla rivista "Sélection" a Anversa (cahier n.8): pubblica 16 opere metafisiche, 15 del periodo italiano, 20 del nuovo periodo parigino.
(Prof. Maurizio Fagiolo dell'Arco)
E de Chirico dipinge con nuova felicitá di immagine e di tavolozza. Il soggetto dei cavalli appare spesso nella sua pittura: all'inizio è collegato alla mitologia ma anche alla filosofia (l'amato Nietzche che "impazzì abbracciando un cavallo"). Ora il cavallo si ricollega al mito ellenico, e Jean Cocteau scrive; "Chirico, né en Grèce, n'a plus besoin de peindre Pegase. Un cheval devant la mer, par sa couleur, ses yeux, sa bouche, prend l'importance du mythe".
Sono una cinquantina i quadri di questo soggetto dipinti tra il 1925 e il 1929: de Chirico si fa perfino un autoritratto in veste di "peintre de chevaux".
Spesso, come in questo caso, i due cavalli (uno chiaro e uno scuro) si rispecchiamo nei cavalloni del mar Egeo, e si stagliano contro le rocce di una acropoli in riva al Pireo. Particolarmente efficace la stesura pittorica. La pennellata è libera e veloce. Sulla preparazione affiorano le onde e la spiaggia, e si delinea la montagna con i templi: con scarsissime pennellate. Da notare il curioso pentimento visibile in trasparenza in origine il cavallo sulla destra doveva apparire impennato e nitrente verso il cielo (impostazione troppo dionisiaca, scartata in fase esecutiva). La grande efficacia pittorica si accavalla al felice soggetto di una ritrovata giovinezza, in quello che è forse un periodo equivalente per efficacia al periodo metafisico di più di dieci anni prima, sempre a Parigi. Quando de Chirico dipinge questo quadro ha 37 anni, ed è al pieno della sua maturità in un periodo felicissimo.
La tela sulla quale è dipinta la coppia di cavalli in riva al mare reca, ben visibile, un marchio con una tavolozza e la scritta:
BLANCHET 30 rue Bonaparte Paris.
Si tratta del marchio di un noto mercante di colori che si trovava poco distante dallo studio di Giorgio de Chirico (poi ereditato da Filippo de Pisis) sito all'angolo tra rue Jacob e rue Bonaparte.
Una simile marca che indica che la tela proviene dal commercio (e infatti ha una precisa misura: "5 point figure") l'ho più volte trovata durante le mie ricerche sulla pittura di de Chirico al ritorno a Parigi. Una riprova, se ce ne fosse bisogno, dell'autografia del dipinto e dell'epoca della sua esecuzione.
Con un pennello diverso è indicato il dedicatario del quadro: "à Pierre Courthion" (evidentemente è stata dipinta al momento di consegnare al critico i Chevaux devant la mer).
Pierre Courthion è un critico molto importante nel dopoguerra parigino. Si occupa di de Chirico al suo ritorno da Parigi alla fine del 1925 con uno dei primi articoli sulla sua nuova pittura ( in "Cahiers d'art", 1926, n.5, giugno, pp.115-116): riproduce sette quadri recenti e scrive frasi molto lusinghiere. L'anno seguente l'articolo è ripubblicato nel libro Panorama de la jeune peinture francaise éditions Kra, Paris 1927, pp.117-122.
Nel 1929 Courthion è anche autore della prefazione alla monografia edita dalla rivista "Sélection" a Anversa (cahier n.8): pubblica 16 opere metafisiche, 15 del periodo italiano, 20 del nuovo periodo parigino.
(Prof. Maurizio Fagiolo dell'Arco)