Lot Essay
Il presente dipinto fu richiesto in prestito alla Famiglia Majetti dal Comitato Organizzatore della Mostra della Pittura Italiana del Seicento e del Settecento (1922), con un'attribuzione a "Caravaggio (?) - Vendita di Primogenitura" (esiste documentazione del carteggio). Il dipinto fu sicuramente esaminato dal comitato scientifico della mostra, e presumibilmente fotografato in tale occasione. Il Bologna (op. cit., p. 136) riferisce che negli anni Cinquanta Roberto Longhi gli mostrò la foto dell'opera insieme alla 'Ebrezza di Noè (recante monogrammpa 'ADR') poi attribuita da quest'ultimo studioso ad Annella De Rosa in connessione, per l'appunto, con il 'Giacobbe che benedice Isacco'. Come evidenziato dallo stesso Bologna, che ancora nel 1991 riteneva "a tutt'oggi irrintracciabili" i due dipinti, l'attribuzione ad Annella De Rosa è insostenibile sia perchè tale lezione del nome della pittrice è errata (si chiamava Dianella, non Annella, e dunque la sigla sull'Ebrezza di Noè sarebbe apocrifa), sia perchè entrambe le opere denotano elementi stilistici riconducibili a Filippo Vitale. L''Isacco che benedice Giacobbe' "aduna rinvii serratissimi al 'San Pietro' di Nantes (scheda 2.25) e al 'San Girolamo' dei Sette Dolori (scheda 2.29); non senza legami con la pala delle Sacramentine (scheda 2.26), di cui richiama la materia più ricca e, nella sottile decorazione merlettata del cuscino su cui posa Isacco, le finezze filamentose che lì come qui fanno pensare persino a Francois de Nomè. L'opera potrebbe prendere luogo agli inizi della collusione con Ribera, poco dopo il 1620" [...] "Le figure di Rebecca e di Giacobbe sono più sinceramente caravaggesche di quanto non si veda mai negli altri pittori napoletani del momento" (op. cit. p. 136). Del presente dipinto lo studioso segnala anche una variante autografa passata sul mercato antiquario romano e segnalata da M. Campagna Cicala, in AA.VV., Caravaggio e il suo tempo, catalogo, Palermo, 1985, p.129, fig. 27, p. 132, con attribuzione ad 'Ignoto sec. XVIII'.