Archivio Gui - Vittorio Gui (Roma 1885-Firenze 1975) è stato, con Alfredo Casella e Luigi Dallapiccola, il centro irradiante della vita musicale fiorentina nel pieno Novecento. Compositore, direttore d'orchestra tra i maggiori del secolo, scrittore elegante e coltissimo, organizzatore di cultura di spessore europeo, Gui fu soprattutto un umanista, il cui gusto infallibile si applicò a qualunque campo della sua attività, imprimendovi il marchio del proprio stile, profondamente europeo. Se le sue frequentazioni letterarie e la sua stessa produzione di scrittore (esigua ma interessante) lo collocano nel pieno dell'ambiente culturale fiorentino in senso lato, e la sua attività musicale è ampiamente documentata da un curriculum che teme pochi confronti in Italia (dopo un periodo giovanile a Treviso, seguito al coinvolgimento in un ruolo cruciale nella Grande Guerra - nella quale servì come sottotenente nel Genio Telegrafisti, dove si occupava di intercettazioni radio -, fu per anni a Torino e, dopo un biennio burrascoso ma estremamente formativo come assistente di Toscanini alla Scala, approdò a Firenze; nel dopoguerra, poi, Gui si trasformò in un vero e proprio ambasciatore della musica italiana in Inghilterra, attraverso continue collaborazioni con il Covent Garden e con il Festival di Edimburgo, e soprattutto con il Festival di Glyndebourne), è la sua figura di organizzatore culturale che fuoriesce dalle carte del suo Archivio in tutta la sua autentica centralità nel panorama come detto non solo italiano. Dai carteggi intercorsi con i principali gerenti della vita musicale fiorentina alla fine degli anni Venti e all'inizio degli anni Trenta (Alberto Passigli, 11 lettere; il marchese Mario Ridolfi, 15; Guido Maggiorino Gatti, straordinario carteggio di più di cento lettere), e conservati con minuziosa acribia da Gui, si può cogliere il primo esitante germoglio e poi la sempre più convinta progettazione di quello che renderà Firenze il principale crocevia della vita musicale italiana d'anteguerra, il Maggio Musicale Fiorentino (importante, nella genesi della manifestazione, anche il carteggio con l'influentissimo Carlo Delcroix, 40 lettere) . E' una vicenda di sublimi accortezze tattiche, al fine di non inimicarsi nessuno nell'ambito del regime politico e di non pestare nessun piede nel non meno severo regime musicale; e, al tempo stesso, di minuziosissima, sbalorditiva puntigliosità tecnico-professionale, che nel giro di qualche anno ha consentito a quella che era la non irresistibile Stabile Orchestrale Fiorentina di trasformarsi in un'autentica macchina da guerra musicale, conosciuta in tutto il mondo (e frequentata da tutti i nomi che contavano, come risulta ancora dai carteggi dell'attivissimo Gui). Di grandissimo interesse è anche il carteggio di Gui con il proprio segretario Pariso Votto (ben 118 lettere di Votto), il quale fa da factotum e spesso è impegnato in vere e proprie operazioni segrete di contatto con noti personaggi dell'ambiente musicale: quasi un romanzo spionistico-musicale tutto da leggere. Vi sono poi, e non è un capitolo secondario, le lettere familiari di Gui: imponente il carteggio con la figlia Ornella, che aveva sposato il celebre direttore d'orchestra Fernando Previtali, in merito alla cui carriera vi sono molte interessanti notizie di prima mano (188 lettere di Ornella, 63 di Previtali); suggestivo il lungo e appassionato carteggio di Gui con la propria futura moglie, Maria De Rosa, che si snoda in 202 splendide lettere concentrate nel primo dopoguerra. Ma l'Archivio è un'autentica miniera di lettere di numerosissimi personaggi dell'ambiente musicale (Richard Strauss, 3 lettere e 7 telegrammi; Bruno Walter, 5; Alfred Einstein; Giorgio Federico Ghedini, 27 lettere e 3 telegrammi; Ildebrando Pizzetti, una lettera e un telegramma; Victor De Sabata, una lettera e 4 telegrammi; Dimitri Mitropoulos; Thomas Beecham; Fritz Stiedry, 9 ll.; Fritz Reiner; F. Balilla Pratella, 2; Ernest Ansermet, 2; Riccardo Zandonai, 9; Beniamino Gigli, 2; Gian Francesco Malipiero, 6; Igor Stravinsky; Vincent d'Indy; Umberto Giordano, 4; Bernardino Molinari; Luigi Dallapiccola, 5 ll. e 2 tt.; Hermann Scherchen, 2; Alfredo Casella, 11 ll. e 2 tt.; Walter Legge, 13 telegrammi; Ottorino Respighi, 3 ll. e 3 tt.; Willem Mengelberg; Gino Marinuzzi, 2; Fritz Busch; Maria Caniglia; Giacomo Puccini, un telegramma; eccetera eccetera) e in genere culturale (Giacomo Debenedetti, 3; Enzo Ferrieri, 3; Marcello Piacentini; Giovanni Papini; Sem Benelli; Matilde Serao; da segnalare lo stretto rapporto di Gui con i poeti Piero Jahier - 12 lettere e 2 telegrammi, Arturo Onofri - solo una cart., ma grosso carteggio con l'amico e studioso di Onofri Guido Marotti, 93, e soprattutto Clemente Rèbora, le cui tre splendide lettere sono degli autentici lunghi trattati su musica, poesia e religione. Da segnalare anche il rapporto non evidente ma leggibile di Gui con alcuni esponenti dell'antifascismo quali Piero Calamandrei e i Fratelli Rosselli e soprattutto la loro madre Amelia). Meno fitta la documentazione relativa alla seconda fase della lunghissima carriera di Gui: si segnala un'interessantissima agenda del Maestro (tra le più di dieci conservate, e per lo più delegate a ospitare la contabilità dell'"impresa" Gui), a cavallo del '60, in cui sono ospitati numerosissime brevi schede relative ai giovani cantanti del periodo, con giudizi sbrigativi ma particolarmente acuti (Pavarotti? divo; Domingo? voce stupenda; Kabaivanska? intelligente). Anche la parte relativa alla musica di Gui compositore è di estremo interesse: vi sono tre casse di mss. musicali (in gran parte primi abbozzi a matita), per complessive centinaia e centinaia di fogli da musica di grandissimo formato, sui quali il Maestro andava componendo brani solo in parte pubblicati ed eseguiti (come la celebre opera fiabesca Fata Malerba, del 1928): lo studio sistematico di questa produzione in gran parte sconosciuta potrà rivelare con ogni probabilità più di una sorpresa anche importante ai ricercatori. Si tratta insomma di uno dei più grandi archivi musicali del Novecento che siano ancora rimasti inesplorati, ed è definibile non altrimenti che essenziale: alla ricostruzione della vita musicale fiorentina, italiana ed europea. (una quantità)

Details
Archivio Gui - Vittorio Gui (Roma 1885-Firenze 1975) è stato, con Alfredo Casella e Luigi Dallapiccola, il centro irradiante della vita musicale fiorentina nel pieno Novecento. Compositore, direttore d'orchestra tra i maggiori del secolo, scrittore elegante e coltissimo, organizzatore di cultura di spessore europeo, Gui fu soprattutto un umanista, il cui gusto infallibile si applicò a qualunque campo della sua attività, imprimendovi il marchio del proprio stile, profondamente europeo. Se le sue frequentazioni letterarie e la sua stessa produzione di scrittore (esigua ma interessante) lo collocano nel pieno dell'ambiente culturale fiorentino in senso lato, e la sua attività musicale è ampiamente documentata da un curriculum che teme pochi confronti in Italia (dopo un periodo giovanile a Treviso, seguito al coinvolgimento in un ruolo cruciale nella Grande Guerra - nella quale servì come sottotenente nel Genio Telegrafisti, dove si occupava di intercettazioni radio -, fu per anni a Torino e, dopo un biennio burrascoso ma estremamente formativo come assistente di Toscanini alla Scala, approdò a Firenze; nel dopoguerra, poi, Gui si trasformò in un vero e proprio ambasciatore della musica italiana in Inghilterra, attraverso continue collaborazioni con il Covent Garden e con il Festival di Edimburgo, e soprattutto con il Festival di Glyndebourne), è la sua figura di organizzatore culturale che fuoriesce dalle carte del suo Archivio in tutta la sua autentica centralità nel panorama come detto non solo italiano. Dai carteggi intercorsi con i principali gerenti della vita musicale fiorentina alla fine degli anni Venti e all'inizio degli anni Trenta (Alberto Passigli, 11 lettere; il marchese Mario Ridolfi, 15; Guido Maggiorino Gatti, straordinario carteggio di più di cento lettere), e conservati con minuziosa acribia da Gui, si può cogliere il primo esitante germoglio e poi la sempre più convinta progettazione di quello che renderà Firenze il principale crocevia della vita musicale italiana d'anteguerra, il Maggio Musicale Fiorentino (importante, nella genesi della manifestazione, anche il carteggio con l'influentissimo Carlo Delcroix, 40 lettere) . E' una vicenda di sublimi accortezze tattiche, al fine di non inimicarsi nessuno nell'ambito del regime politico e di non pestare nessun piede nel non meno severo regime musicale; e, al tempo stesso, di minuziosissima, sbalorditiva puntigliosità tecnico-professionale, che nel giro di qualche anno ha consentito a quella che era la non irresistibile Stabile Orchestrale Fiorentina di trasformarsi in un'autentica macchina da guerra musicale, conosciuta in tutto il mondo (e frequentata da tutti i nomi che contavano, come risulta ancora dai carteggi dell'attivissimo Gui). Di grandissimo interesse è anche il carteggio di Gui con il proprio segretario Pariso Votto (ben 118 lettere di Votto), il quale fa da factotum e spesso è impegnato in vere e proprie operazioni segrete di contatto con noti personaggi dell'ambiente musicale: quasi un romanzo spionistico-musicale tutto da leggere. Vi sono poi, e non è un capitolo secondario, le lettere familiari di Gui: imponente il carteggio con la figlia Ornella, che aveva sposato il celebre direttore d'orchestra Fernando Previtali, in merito alla cui carriera vi sono molte interessanti notizie di prima mano (188 lettere di Ornella, 63 di Previtali); suggestivo il lungo e appassionato carteggio di Gui con la propria futura moglie, Maria De Rosa, che si snoda in 202 splendide lettere concentrate nel primo dopoguerra. Ma l'Archivio è un'autentica miniera di lettere di numerosissimi personaggi dell'ambiente musicale (Richard Strauss, 3 lettere e 7 telegrammi; Bruno Walter, 5; Alfred Einstein; Giorgio Federico Ghedini, 27 lettere e 3 telegrammi; Ildebrando Pizzetti, una lettera e un telegramma; Victor De Sabata, una lettera e 4 telegrammi; Dimitri Mitropoulos; Thomas Beecham; Fritz Stiedry, 9 ll.; Fritz Reiner; F. Balilla Pratella, 2; Ernest Ansermet, 2; Riccardo Zandonai, 9; Beniamino Gigli, 2; Gian Francesco Malipiero, 6; Igor Stravinsky; Vincent d'Indy; Umberto Giordano, 4; Bernardino Molinari; Luigi Dallapiccola, 5 ll. e 2 tt.; Hermann Scherchen, 2; Alfredo Casella, 11 ll. e 2 tt.; Walter Legge, 13 telegrammi; Ottorino Respighi, 3 ll. e 3 tt.; Willem Mengelberg; Gino Marinuzzi, 2; Fritz Busch; Maria Caniglia; Giacomo Puccini, un telegramma; eccetera eccetera) e in genere culturale (Giacomo Debenedetti, 3; Enzo Ferrieri, 3; Marcello Piacentini; Giovanni Papini; Sem Benelli; Matilde Serao; da segnalare lo stretto rapporto di Gui con i poeti Piero Jahier - 12 lettere e 2 telegrammi, Arturo Onofri - solo una cart., ma grosso carteggio con l'amico e studioso di Onofri Guido Marotti, 93, e soprattutto Clemente Rèbora, le cui tre splendide lettere sono degli autentici lunghi trattati su musica, poesia e religione. Da segnalare anche il rapporto non evidente ma leggibile di Gui con alcuni esponenti dell'antifascismo quali Piero Calamandrei e i Fratelli Rosselli e soprattutto la loro madre Amelia). Meno fitta la documentazione relativa alla seconda fase della lunghissima carriera di Gui: si segnala un'interessantissima agenda del Maestro (tra le più di dieci conservate, e per lo più delegate a ospitare la contabilità dell'"impresa" Gui), a cavallo del '60, in cui sono ospitati numerosissime brevi schede relative ai giovani cantanti del periodo, con giudizi sbrigativi ma particolarmente acuti (Pavarotti? divo; Domingo? voce stupenda; Kabaivanska? intelligente). Anche la parte relativa alla musica di Gui compositore è di estremo interesse: vi sono tre casse di mss. musicali (in gran parte primi abbozzi a matita), per complessive centinaia e centinaia di fogli da musica di grandissimo formato, sui quali il Maestro andava componendo brani solo in parte pubblicati ed eseguiti (come la celebre opera fiabesca Fata Malerba, del 1928): lo studio sistematico di questa produzione in gran parte sconosciuta potrà rivelare con ogni probabilità più di una sorpresa anche importante ai ricercatori.
Si tratta insomma di uno dei più grandi archivi musicali del Novecento che siano ancora rimasti inesplorati, ed è definibile non altrimenti che essenziale: alla ricostruzione della vita musicale fiorentina, italiana ed europea.
(una quantità)