Lot Essay
DUE NUOVE OPERE DEL PERIODO DI NEW YORK
Un anno e sei mesi: l'esperienza USA di Giorgio de Chirico , per molti versi, un grande successo. Appena arrivato assiste alla mostra "Fantastic Art Dada and Surrealism" dove il MoMA lo consacra padre della nuova avanguardia (ma lui non ci tiene). E poi, una lunga vicenda di incontri e di mostre, di vendite e di libri: Albert C. Barnes e Julien Levy lo coccolano, almeno quanto Dal (ribattezzato "Avida Dollars").
L'unico problema per il "metafisico" che riesce a lavorare poco. Un grande dipinto murale per un sarto di Manhattan, un pannello gigantesco per Helena Rubinstein, qualche tempera soprattutto. Ecco la ragione per la quale le sue opere che riappaiono oggi, dopo sessant'anni di occultamento, sono particolarmente importanti.
La prima una visione dei grattacieli di Manhattan, con i "Bagni misteriosi" in primo piano e un borghese newyorkese, come un bagnante ingigantito. La recinzione dei "Bagni misteriosi", collocata proprio al centro diventa una sorta di ring, in questa evocazione dai toni delicati (si conosce un'altra opera di questo soggetto scomparsa da decenni).
La seconda una visione di una strada di Manhattan, in un'ora mattutina, con l'ingresso a una casa molto bizzarro (si ritrova in un'opera gi appartenuta al collezionista cortinese Rimoldi). Mentre preparavo la mostra "Bagni misteriosi" a Vicenza, mi ha parlato di quest'opera sorprendente Carlo Guarienti, un altro "metafisico"
Sulla destra un gigantesco uomo in vestito da passeggio collocato sotto un'arcata (una statua in tweed) e sulla sinistra appare una popolata vetrina. Questa vetrina evoca i suoi ricordi di Parigi e di New York: lo stupore per la vita moderna coniugata al passato, in un tempo che per de Chirico sempre un "passato futuro". Dunque, in quella vetrina si accoccola un cavallino grigio, mentre accanto a lui appaiono un uomo dai boccoli neri nella posa del malinconico e un altro biondo ignudo nella posa di Arianna ( e quindi ancora della malinconia). Ai suoi piedi, ha collocato l'elmo "acheo" che si ritrova pi volte nelle opere dal 1935 alla guerra. Una nuova evocazione dei Dioscuri? E' ovvio che si produce un accavallamento di spazi e di tempi nuovamente "metafisico", che incuriosisce sempre di pi quanti credono ancora che de Chirico sia stato risucchiato in una Piazza d'Italia o sia diventato un assente manichino ferrarese. Al contrario, de Chirico vivo e attivo, come ho dimostrato nelle mostre dell'anno scorso: dai Bagni misteriosi nella Basilica Palladiana di Vicenza a De Chirico gli anni Trenta nella Galleria dello Scudo a Verona (con una premessa nel Museo di Castelvecchio). Non dimentico mai, a questo proposito, che Bill Rubin, quando mi chiam a collaborare alla grande mostra di Giorgio de Chirico al MoMA (1982), mi chiese se era possibile fare una saletta con una dozzina di "Bagni misteriosi" (non sapendo che sono tutti quelli che conosciamo!).
L'etichetta, che appare dietro le due opere (due cartoni di buona marca), le riconduce, a mio avviso, a una mostra di opere recenti che de Chirico, tenne a Parigi nella Galerie Vignon nel 1938.
Ma occorrono nuovi approfondimenti, perch il lavoro sugli anni Trenta ancora in corso, sia per quanto riguarda il ritrovamento delle opere, che per gli approfondimenti documentari.
Insomma due importanti ritrovamenti che dimostrano che de Chirico ancora inventivo negli anni Trenta. Che continua il suo discorso di sempre: la veduta che diventa visione, la memoria che sposa la Grecia al futuro, la autentica messinscena del compito vero che spetta all'artista che si ritenga moderno. Presentare i fatti suoi e, per essere moderno, non aver paura di essere antico.
Maurizio Fagiolo dell'Arco
Un anno e sei mesi: l'esperienza USA di Giorgio de Chirico , per molti versi, un grande successo. Appena arrivato assiste alla mostra "Fantastic Art Dada and Surrealism" dove il MoMA lo consacra padre della nuova avanguardia (ma lui non ci tiene). E poi, una lunga vicenda di incontri e di mostre, di vendite e di libri: Albert C. Barnes e Julien Levy lo coccolano, almeno quanto Dal (ribattezzato "Avida Dollars").
L'unico problema per il "metafisico" che riesce a lavorare poco. Un grande dipinto murale per un sarto di Manhattan, un pannello gigantesco per Helena Rubinstein, qualche tempera soprattutto. Ecco la ragione per la quale le sue opere che riappaiono oggi, dopo sessant'anni di occultamento, sono particolarmente importanti.
La prima una visione dei grattacieli di Manhattan, con i "Bagni misteriosi" in primo piano e un borghese newyorkese, come un bagnante ingigantito. La recinzione dei "Bagni misteriosi", collocata proprio al centro diventa una sorta di ring, in questa evocazione dai toni delicati (si conosce un'altra opera di questo soggetto scomparsa da decenni).
La seconda una visione di una strada di Manhattan, in un'ora mattutina, con l'ingresso a una casa molto bizzarro (si ritrova in un'opera gi appartenuta al collezionista cortinese Rimoldi). Mentre preparavo la mostra "Bagni misteriosi" a Vicenza, mi ha parlato di quest'opera sorprendente Carlo Guarienti, un altro "metafisico"
Sulla destra un gigantesco uomo in vestito da passeggio collocato sotto un'arcata (una statua in tweed) e sulla sinistra appare una popolata vetrina. Questa vetrina evoca i suoi ricordi di Parigi e di New York: lo stupore per la vita moderna coniugata al passato, in un tempo che per de Chirico sempre un "passato futuro". Dunque, in quella vetrina si accoccola un cavallino grigio, mentre accanto a lui appaiono un uomo dai boccoli neri nella posa del malinconico e un altro biondo ignudo nella posa di Arianna ( e quindi ancora della malinconia). Ai suoi piedi, ha collocato l'elmo "acheo" che si ritrova pi volte nelle opere dal 1935 alla guerra. Una nuova evocazione dei Dioscuri? E' ovvio che si produce un accavallamento di spazi e di tempi nuovamente "metafisico", che incuriosisce sempre di pi quanti credono ancora che de Chirico sia stato risucchiato in una Piazza d'Italia o sia diventato un assente manichino ferrarese. Al contrario, de Chirico vivo e attivo, come ho dimostrato nelle mostre dell'anno scorso: dai Bagni misteriosi nella Basilica Palladiana di Vicenza a De Chirico gli anni Trenta nella Galleria dello Scudo a Verona (con una premessa nel Museo di Castelvecchio). Non dimentico mai, a questo proposito, che Bill Rubin, quando mi chiam a collaborare alla grande mostra di Giorgio de Chirico al MoMA (1982), mi chiese se era possibile fare una saletta con una dozzina di "Bagni misteriosi" (non sapendo che sono tutti quelli che conosciamo!).
L'etichetta, che appare dietro le due opere (due cartoni di buona marca), le riconduce, a mio avviso, a una mostra di opere recenti che de Chirico, tenne a Parigi nella Galerie Vignon nel 1938.
Ma occorrono nuovi approfondimenti, perch il lavoro sugli anni Trenta ancora in corso, sia per quanto riguarda il ritrovamento delle opere, che per gli approfondimenti documentari.
Insomma due importanti ritrovamenti che dimostrano che de Chirico ancora inventivo negli anni Trenta. Che continua il suo discorso di sempre: la veduta che diventa visione, la memoria che sposa la Grecia al futuro, la autentica messinscena del compito vero che spetta all'artista che si ritenga moderno. Presentare i fatti suoi e, per essere moderno, non aver paura di essere antico.
Maurizio Fagiolo dell'Arco