Giorgio Morandi (1890-1964)

Fiori

Details
Giorgio Morandi (1890-1964)
Fiori
firmato e datato Morandi 1928
olio su tela
cm 35x46
Eseguito nel 1928
Literature
C. Brandi, Morandi, Firenze 1942, I Edizione, tav. XXXI (illustrato); II Edizione, tav. XXXII (illustrato)
L. Vitali, Giorgio Morandi pittore, Milano 1964, tav. 77 (illustrato)
L. Vitali, Morandi Catalogo Generale, Milano 1977, n. 126 (illustrato)
Exhibited
Roma, Palazzo delle Esposizioni, III Quadriennale d'Arte Moderna 1952, Mostra personale di Giorgio Morandi, febbraio - luglio 1939

Lot Essay

La seconda met degli anni Venti , per Morandi, un periodo d'intensa ricerca. Alle soglie di quella che Francesco Arcangeli ha definito, liricamente, come una "discesa agli inferi" - gli anni di una sofferta riflessione sui modi espressivi e formali - partecipa a mostre importanti, in Italia e all'estero. Le sue opere sono presenti, nel 1926 e nel 1929, alle due esposizioni del Novecento italiano organizzate da Margherita Sarfatti alla Permanente di Milano, e il 1929 anche l'anno in cui invitato al Premio Carnegie di Pittsburgh. Al 1928 risale la sua prima presenza, come incisore, alla Biennale. Un rapporto difficile, quello con l'istituzione veneziana se, dopo i tre dipinti esposti nell'edizione del 1930, sar necessario attendere il 1948 per vedere in quella sede un nucleo consistente, ma limitato al periodo 1910-20, di suoi lavori, e addirittura il 1966 per un'ampia retrospettiva di quello che stato, senza ombra di dubbio, uno dei colossi dell'arte italiana di questo secolo.

Questi Fiori, che riemergono a sessant'anni di distanza dall'ultima volta in cui sono stati esposti, appartengono a quel periodo, pittoricamente assai felice, in cui nasce il mito del Morandi "poeta delle piccole cose". E' una tela drammatica, tutta giocata sulla musicalit dei toni severi delle terre e dei verdi, sulla vibrazione interna delle minime sfumature di colore. Morandi rappresenta la semplicit pi pura e poetica dei fiori. Il punto di vista rigorosamente frontale, i volumi cominciano a sfaldarsi e preannunciano l'evoluzione del decennio successivo. E' un brano di alto virtuosismo pittorico. Tutto sembra naturale, e tutto invece studiato. La stessa architettura dell'immagine controllata nei particolari: il soggetto posto sull'angolo estremo di un tavolo, davanti ad un fondale pi scuro - un espediente tecnico per "illuminare" i fiori dall'interno - e sulla destra una parete funge da quinta. Null'altro: di questi fiori lo interessa solo l'essenza spirituale. Quella spiritualit quasi religiosa che nel 1932, in un articolo pubblicato su un numero della rivista "L'Italiano" dedicata interamente a Morandi, colta da un osservatore finissimo come Ardengo Soffici: "La sua pittura, come quella appunto degli antichi e di tutti i veri maestri di ogni epoca, uno specchio dell'anima, specchio questo a sua volta del mondo. Una tranquilla armonia circonda le cose e le persone che Morandi raffigura; una luce di sogno piove sulle forme e sui volumi: volti, corpi, paesi, oggetti, fiori vivono immersi in un'aura che soltanto sua, senza peraltro cessare di essere universalmente e perpetuamente partecipabile.[...] Una sorta di religiosit presiede alla creazione di questo artista. E sia che egli senta con intelligente scrupolo la levit e dolcezza scolorita di un mazzo di fiori secchi, sia ch'egli impianti un assembramento di oggetti domestici, riproduca i propri tratti, o quelli dei suoi famigliari; sia ch'egli rappresenti un paese o dei frutti, sempre e prima d'ogni cosa emerge dall'operazione un senso di amore e di raccoglimento che non lontano dalla preghiera".

Il soggetto dunque solo il punto di partenza di una metamorfosi spirituale in cui contano soprattutto la compostezza formale e il rapporto che si crea tra i fiori, l'ambiente, la luce e le tonalit di colore. Nel 1966 Lamberto Vitali afferma lucidamente che "quella pittura di rapporti, tutta sottigliezze, era difatti l'unica che si addicesse al mondo poetico di Morandi, a quel suo mondo chiuso, senza nessun interesse per i soggetti tratti dallo spettacolo quotidiano della vita, per tutto ci che transitorio e mutevole: un mondo popolato da pochi, pochissimi oggetti fra i pi comuni e che per decenni ritornano nelle composizioni di Morandi con una fedelt addirittura ossessiva, come ossessiva pu essere la ripetizione della medesima frase musicale".