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ROSSELLI, Carlo (1899-1937). Bellissimo gruppo di sette lettere firmate, tutte autografe tranne una dattiloscritta (una con busta originale con indirizzo autografo), indirizzate a John Breman dell'Aia, da Parigi, e comprese tra il luglio del 1932 e il maggio del 1933. Berman, umanista per formazione, era stato vice console olandese a Genova quando Rosselli, prima dell'esilio e della fondazione di "Giustizia e Libert", vi insegnava Economia politica; e in contatto con Rosselli e con gli altri esuli liguri rest anche successivamente, anche al ritorno in patria - da dove (come testimoniano queste lettere, nelle quali si parla spesso di Pertini, restato in carcere in Italia) inviava loro anche aiuti in denaro. Nell'ultima lettera del gruppo (12 VII 1933), Rosselli si mostra tutto sommato fiducioso: 'Ripeto, non sono ottimista. Ma ritengo che un miglioramento deciso della situazione europea nel senso del disarmo e della pace possa contribuire a isolare il fascismo, a svelarne tutto il peso e gli errori di fronte agli italiani. I quali, oppressi come sono dalla crisi economica, vivono oggi ancor pi di ieri lontani dalla politica, presi come sono dal problema materiale dell'esistenza. Sono convinto che la crisi economica lavora per Mussolini, e che il fascismo con la sua organizzazione burocratica e col suo accentramento mostruoso in tutti i campi, assistenza compresa, riesce ad adattarsi abbastanza bene al regime di crisi. Sortire dalla crisi, liberare gli uomini dall'incubo del pane, sono forse queste le premesse per una grande ripresa del movimento di opposizione in Italia...'. Di l a qualche anno, tuttavia, Carlo Rosselli e suo fratello Nello radicalizzarono le proprie posizioni (celebre la frase del periodo della guerra di Spagna: 'Oggi in Ispagna, domani in Italia'), andando incontro alla terribile "soluzione" che il regime fascista scelse per loro: la strada dell'assassinio politico, commissionato ai cagoulards francesi. (7)