TITO LIVIO.  Historiae Romanae Decades I, edito da Giovanni Andrea Bussi, Vescovo di Aleria. [Venezia]: Johannes de Spira, 1469 (in realtà Vindelino da Spira, 1470).
TITO LIVIO. Historiae Romanae Decades I, edito da Giovanni Andrea Bussi, Vescovo di Aleria. [Venezia]: Johannes de Spira, 1469 (in realtà Vindelino da Spira, 1470).

Details
TITO LIVIO. Historiae Romanae Decades I, edito da Giovanni Andrea Bussi, Vescovo di Aleria. [Venezia]: Johannes de Spira, 1469 (in realtà Vindelino da Spira, 1470).
2o. Carattere tondo, 49 linee, numerosi capilettera dipinti in blu e rosso alternativamente (manca la prima bianca, chiose coeve manoscritte, due piccoli restauri alla prima carta, piccoli fori di tarlo che mai toccano il testo.)
12 GRANDI CAPILETTERA MINIATI SU 9 LINEE, in oro intrecciati ad elaborati bianchi girali su fondo verde, rosso e azzurro punteggiato in bianco. Queste iniziali risultano essere simili, ma di qualità e varietà assai superiore, a quelle dei 3 esemplari miniati conservati presso la Biblioteca Corsiniana e la Biblioteca Chigi di Roma e alla Bibliotheque Nationale di Parigi (cfr. Essling I,1, p. 46-49, con varie riproduzioni a colori delle iniziali e delle bordure miniate).
STUPENDA MINIATURA su 3 lati della carta 24: il lato sinistro in verde, porpora e oro su fondo azzurro punteggiato in bianco, con bianchi girali che inglobano un ritratto in tondo ed un grande capolettera "F" in oro entro bianchi girali a forma di serpente bicipite; il margine inferiore fiancheggiato da due putti che poggiano su un piedistallo ornato da profili e figure, il putto di destra regge un vaso di piante, al centro un paesaggio che mostra Romolo e Remo allattati dalla Lupa con i colli romani ed il Tevere sullo sfondo, a simboleggiare la fondazione di Roma cui si riferisce il testo; il margine superiore raffigura il timpano di un edificio classico, entro cui è iscritto in oro il nome dell'autore. I disegni sono realizzati a penna con inchiostro seppia e rosso, e acquerellati in azzurro, verde e rosa. Queste caratteristiche tecniche, nonchè la rievocazione dell'antichità classica del disegno sono tipiche di un singolare artista veneto, attivo nella seconda metà del XV secolo, noto come MAESTRO DEL PLINIO DI PICO.
Raffinatissimo miniatore e disegnatore, attivo a Venezia e fors'anche a Ferrara (cfr. la scheda di Susy Marcon in Vedere i classici, Roma, Fratelli Palombi ed., 1996, pp.422-425) tra il 1469 e il 1495, è così definito dal suo capolavoro, l'Historia Naturalis di Plinio codice su pergamena commissionato ed eseguito nel 1481 per Pico della Mirandola (Venezia, Bibl. Nazionale Marciana, Lat VI.245). Decorò, oltre a codici, numerosi volumi stampati a Venezia in quegli anni e si caratterizza proprio per certe evidenti tonalità tenui di rosa e azzurro, l'uso di fregi a bianchi viticci, la raffigurazione di putti esili spesso in posizione instabile (nel nostro caso si presentano in equilibrio su due globi). A lui è attribuita la decorazione di un altro esemplare del Livio di Vindelino da Spira, (Venezia, Marciana, Ven.110) eseguita per la famiglia Trevisan (Amstrong, tav.4, p.218). Indubbie somiglianze stilistiche si riscontrano soprattutto nel Tesoro di B.Latini (Venezia, Gerardus de Lisa, 1474; Cambridge, MA, Houghton Library, Inc. 6459 riprodotto in Armstrong, tav.11, p.224), dove i putti dalle teste tonde in posa sbilenca recanti vasi e gli alberi chiomati del paesaggio circostante individuano con certezza la cifra stilistica del Maestro del Plinio.
Legatura veneziana di fine sec.XVII in bazzana marrone, ai piatti duplice cornice a piccola rotella, quella interna arricchita da ulteriore rotella di fiori, festoncini agli angoli interni e esterni, gramde fleuron al centro, dorso a 4 nervi con grande decorazione fitomorfa e titolo in oro, tagli dorati (restauri alle cerniere e alle cuffie.)
Fu nel 1469 che Johannes de Spira, probabilmente attivo in precedenza a Mainz, introdusse la stampa a Venezia, imprimendovi un Cicerone ed un Plinio. La morte lo colse mentre era impegnato nella stampa del Sant'Agostino, che fu quindi completato dal fratello Vindelino, il quale ne rilevò l'attività stampando per primo un Virgilio, un Giovenale ed un Livio in tre volumi. Tutte queste edizioni sono caratterizzate da singolari colophon in versi latini, che rivendicano l'introduzione della stampa a Venezia; in quello del S.Agostino Vindelino annuncia la morte del fratello ed il completamento dell'edizione.
Il colophon che figura in fine a questo primo volume del Livio è quasi identico a quello del Cicerone e NON FIGURA IN ALCUNA ALTRA COPIA CONOSCIUTA. L'esemplare era già noto nel XIX secolo: nel Catalogue of the monuments of the early printers (1886-87) di Quaritch si trova un accenno nel corso della descrizione di un esemplare del 1470. Dal 1870 ca. fece parte della importante biblioteca di incunabuli di WILLIAM HORATIO CRAWFORD, e figura al lotto n.1905 del catalogo dell'asta della collezione, tenutasi il 12 marzo 1891, in cui il volume è descritto come unico esemplare conosciuto. Bernard Quaritch in quella occasione annotò: "colophon a forgery, this is only vol I of the 3 vols". Alcuni caratteri utilizzati nel colophon differiscono infatti da quelli del testo, mentre è noto che gli Spira possedevano un solo set di caratteri. Si tratta dunque di un FALSO ANTICO, realizzato all'epoca della seconda rilegatura del tomo, ovvero alla fine del XVII secolo, come conferma la dicitura editio princeps apposta in oro sotto il titolo sul dorso (e in effetti si sarebbe trattato della prima edizione, anteriore a quella di Roma). Il valore storico di tale testimonianza consiste nella PRIMA TESTIMONIANZA CONOSCIUTA di interesse collezionistico per i primi libri apparsi a stampa, interesse che avrebbe spinto un anonimo possessore a realizzare una falsificazione ad hoc al fine di impreziosire (e rendere unica) la sua copia.
Quello proposto è pertanto il solo I volume dell'edizione di Vindelino del 1470, in ogni caso di estremo interesse e valore in ragione della rarità dell'edizione (impreziosita dalla contraffazione del colophon) ma soprattutto dell'eccezionale decorazione del Maestro del Plinio di Pico.
"The date 1469 in the Crawford copy of the Spira edition (sold Sotheby's 12 March 1891, lot 1905) has been shown to be a forgery" M. Castelliana, Bulletin du bibliophile et du bibliothicaire, 1891. Per le miniature, L.Armstong, Il Maestro di Pico: un miniatore veneziano del tardo Quattrocento in "Saggi e memorie di storia dell'arte" (17), 1990 pp.7-39, 215-253; Mariani Canova, La miniatura veneta del Rinascimento, 1969; The Painted Page, Londra, Prestel, 1994, pp.70,99, 102-103.
BMC V 154; Goff L-238; HC 10129; Oates 1608; IGI 5771; Proctor 3345.