CHERUBINI, Luigi (1760-1842). Manoscritto autografo firmato (al frontespizio) di una Prière à Bacchus, breve cantata profana su testo del "M.r Charles Plantade", "paru le 22 avril 1819" e "chanté par MMrs Ponchard, Rigault, et Chenard": due pagine 4o gr. (più frontespizio calligrafico, pure autografo).Si tratta di un sinora ignoto breve interludio a canone, per due tenori e basso, a cappella, destinato evidentemente a rallegrare simposi di natura conviviale ("Sur les enfants de l'harmonie Bacchus repands, repands tes faveurs que les accents de Polymnie te portent l'encens de nos coeurs", ecc....). Il periodo parigino di Cherubini, iniziato con il suo trasferimento del 1786 e culminato nel posto "istituzionale" di Direttore del Conservatorio (dal 1822), è caratterizzato, com'è noto, da un'alternanza fra toni e occasioni di grandeggiante occasionalità (la magnifica produzione sacra, ecc. - il 1819 è anche l'anno della grande Messe solennelle pour le Sacre de Louis XVIII, mai eseguita in quanto mai Luigi XVIII si sottopose alla prevista cerimonia di incoronazione) e una produzione "minore", come miniaturizzata, con sfumature chissà quanto consciamente parodiche (pastiches teatrali, romanze, notturni, ecc.). Il brano presente, per il tono grandeggiante, il ricorso alla tecnica del canone, i colori vocali, sembra arieggiare il primo versante della fantasia musicale cherubiniana; mentre, per il tema bacchico e le dimensioni miniaturistiche, si colloca decisamente su un versante "minore" e spiritoso. Un singolare sincretismo, insomma, ma soprattutto una davvero golosa curiosità, che consente di conoscere meglio un grande protagonista musicale della sua età.

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CHERUBINI, Luigi (1760-1842). Manoscritto autografo firmato (al frontespizio) di una Prière à Bacchus, breve cantata profana su testo del "M.r Charles Plantade", "paru le 22 avril 1819" e "chanté par MMrs Ponchard, Rigault, et Chenard": due pagine 4o gr. (più frontespizio calligrafico, pure autografo).Si tratta di un sinora ignoto breve interludio a canone, per due tenori e basso, a cappella, destinato evidentemente a rallegrare simposi di natura conviviale ("Sur les enfants de l'harmonie Bacchus repands, repands tes faveurs que les accents de Polymnie te portent l'encens de nos coeurs", ecc....). Il periodo parigino di Cherubini, iniziato con il suo trasferimento del 1786 e culminato nel posto "istituzionale" di Direttore del Conservatorio (dal 1822), è caratterizzato, com'è noto, da un'alternanza fra toni e occasioni di grandeggiante occasionalità (la magnifica produzione sacra, ecc. - il 1819 è anche l'anno della grande Messe solennelle pour le Sacre de Louis XVIII, mai eseguita in quanto mai Luigi XVIII si sottopose alla prevista cerimonia di incoronazione) e una produzione "minore", come miniaturizzata, con sfumature chissà quanto consciamente parodiche (pastiches teatrali, romanze, notturni, ecc.). Il brano presente, per il tono grandeggiante, il ricorso alla tecnica del canone, i colori vocali, sembra arieggiare il primo versante della fantasia musicale cherubiniana; mentre, per il tema bacchico e le dimensioni miniaturistiche, si colloca decisamente su un versante "minore" e spiritoso. Un singolare sincretismo, insomma, ma soprattutto una davvero golosa curiosità, che consente di conoscere meglio un grande protagonista musicale della sua età.