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PASCOLI, Giovanni. Attento postillatore dei suoi classici latini e italiani, il poeta lo era anche della corrispondenza a lui inviata (o meno) che gli capitasse sott'occhio con patente svista o malevolo malcelamento del vero. A una lettera del commediografo e librettista Luigi ILLICA (1857-1919), due pagine 8o indirizzata all'Ill.mo Signor Direttore dell'Unione, con il quale si scusa molto ampollosamente (ironicamente?) per una serie di malintesi e gaffes, sue e del corrispondente, in occasione della pubblicazione sull'Unione di un Inno religioso, alle parole "Peraltro se non ebbi lode del mio tentativo, spero che e dalla S,V, e da altre persone che venero e amo non avrò ora biasimo", Pascoli sottoscrive (a lapis blu, come stesse correggendo il compito di uno scolaro asino): "Ed ha torto. Giov. Pascoli". Curioso episodio.