Lot Essay
Una collezione di opere di Lucio Fontana: tra scultura e arredamento
La splendida materia delle ceramiche di Fontana, è particolarmente evidenziata in questo gruppo di sculture. Nell'"Ultima Cena" e nelle tre "Maschere" si può apprezzare la particolare lucentessa e il curato cromatismo cangiante del colore che Fontana sapeva usare in modo perfetto. Quella dialettica tra colore - segno - spazio e materia che caratterizza tutta l'opera scultorica di Fontana storicamente si manifesta nel 1939 quando Fontana si presenta come scultore-ceramista alla III Quadriennale d'Arte di Roma. Il decennio più produttivo di Fontana ceramista è tra il 1950 e il 1960 dove appunto sono collocate queste sculture. Nelle sue ceramiche a gran fuoco, Fontana arriva ad utilizzare la ceramica smaltata, policroma, riflessata di cui indaga tutte le possibilità cromatiche e materiche. Con estrema raffinatezza il suo segno incide la materia; una materia empirica ed artificiosa, terrena e insieme fantasiosa. I giochi di luce e ombra si accentuano grazie alle sbavature di colore, principalmente grigio o nero violaceo, che aggiungono vibrazione alla manualità elementare.
Ma c'è un altro aspetto importante che caratterizza l'attività artistica di Lucio Fontana: la sua collaborazione con gli "Arredamenti Borsani". E' proprio alla fine del 1949 che Lucio Fontana collabora con diversi architetti famosi per la realizzazione di soffitti, tavolini, lampadari e altri elementi di architettura e arredamento. Anche in queste opere Fontana lascia la sua impronta inconfondibile. Fontana cerca di trasformare oggetti di uso comune e di adeguarli alla sua nuova concezione artistica. Egli usa un linguaggio rigorosamente astratto con colori vivaci e forme dinamiche che si stagliano sulla superficie lucida del vetro. I tre oggetti (lotti n. 221, 222 e 223) sono un significativo esempio di questa felice collaborazione.
La splendida materia delle ceramiche di Fontana, è particolarmente evidenziata in questo gruppo di sculture. Nell'"Ultima Cena" e nelle tre "Maschere" si può apprezzare la particolare lucentessa e il curato cromatismo cangiante del colore che Fontana sapeva usare in modo perfetto. Quella dialettica tra colore - segno - spazio e materia che caratterizza tutta l'opera scultorica di Fontana storicamente si manifesta nel 1939 quando Fontana si presenta come scultore-ceramista alla III Quadriennale d'Arte di Roma. Il decennio più produttivo di Fontana ceramista è tra il 1950 e il 1960 dove appunto sono collocate queste sculture. Nelle sue ceramiche a gran fuoco, Fontana arriva ad utilizzare la ceramica smaltata, policroma, riflessata di cui indaga tutte le possibilità cromatiche e materiche. Con estrema raffinatezza il suo segno incide la materia; una materia empirica ed artificiosa, terrena e insieme fantasiosa. I giochi di luce e ombra si accentuano grazie alle sbavature di colore, principalmente grigio o nero violaceo, che aggiungono vibrazione alla manualità elementare.
Ma c'è un altro aspetto importante che caratterizza l'attività artistica di Lucio Fontana: la sua collaborazione con gli "Arredamenti Borsani". E' proprio alla fine del 1949 che Lucio Fontana collabora con diversi architetti famosi per la realizzazione di soffitti, tavolini, lampadari e altri elementi di architettura e arredamento. Anche in queste opere Fontana lascia la sua impronta inconfondibile. Fontana cerca di trasformare oggetti di uso comune e di adeguarli alla sua nuova concezione artistica. Egli usa un linguaggio rigorosamente astratto con colori vivaci e forme dinamiche che si stagliano sulla superficie lucida del vetro. I tre oggetti (lotti n. 221, 222 e 223) sono un significativo esempio di questa felice collaborazione.