Lot Essay
L'iscrizione sul retro della tela originale va ritenuta pienamente veridica. Giovanni Francesco Cecconi fu una figura di spicco nella Roma papale della prima metà del Settecento. Autore di opere di erudizione come la riedizione della Roma sacra, e moderna di Pancirolo e Posterla (Roma, 1725), la Scala genealogica, e cronologica di tutti i principati, e regni della terra [...] fino al 1721 (Roma, 1721), o Il sacro rito di consacrare le chiese esposto, spiegato e presentato alla santità di papa Benedetto XIII (Roma, 1728), già prima di tali lavori Cecconi si era misurato con la librettistica per opere sacre [cf. la Dina vindicata del 1708, per le musiche di Gregorio Cola, del 1708). Cecconi ebbe un ruolo di rilievo sia nel papato di Innocenzo XIII sia in quello di Benedetto XIII. Lo stile mosso e al tempo stesso misurato del dipinto fanno ritenere plausibile una sua datazione agli anni del primo soggiorno romano di Giaquinto, tra il 1727 e il 1733, quando lo stesso Cecconi non doveva aver superato di troppo la trentina. Nel presente ritratto egli ci appare raffigurato con lo sguardo vivace, rivolto verso lo spettatore; il busto e il capo lievemente ruotati verso destra, un volume nella mano destra, ad indicarne gli interessi umanistici. Più avanti negli anni Giaquinto avrebbe mostrato la stessa capacità di introspezione psicologica nel 'Ritratto del cantante Carlo Broschi, detto Farinelli' [cf. L. Di Giacomo in Giaquinto. Capolavori dalle Corti in Europa (catalogo), Milano-Firenze 1993, pp. 192-193, ill. a col.], ma restano rare le sue prove nel campo del ritratto (cf. ad esempio il 'Ritratto di abate' a Milano, collezione privata, pubblicato da N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Rococò al Classicismo, Napoli, 1987, pp. 148-149, n. 245, p. 350, fig. 332; che però sembra di una datazione molto più recente di quella proposta per il dipinto qui offerto).