Afro (1912-1976)
Afro (1912-1976)

La sella

細節
Afro (1912-1976)
La sella
firmato e datato in basso a destra Afro 67
olio su tela
cm 63,5x78,5
Eseguito nel 1967
來源
Toninelli Arte Moderna, Milano
出版
V. Rubiu, Dinamismo e sentimento nell'arte di Afro, in "Capitolium", a. XLVIII, n. 7-8, Roma, luglio-agosto 1973, pp. 41-48
C. Brandi, Afro, Roma 1977, Roma 1976, p. 87 (illustrato)
F. D'Amico, Afro, il pittore che cercava approdi romani, in La Repubblica, Roma 27 novembre 1977
M. Graziani, Afro Catalogo Generale Ragionato, Roma 1997, p. 279, n. 628 (illustrato)
展覽
New York, Catherine Viviano Gallery, Afro, 30 aprile - 25 maggio 1968
Darmstadt, Kunsthalle Darmstadt, Afro, 8 marzo - 20 aprile 1969; poi Berlino, Nationalgalerie, 2 maggio - 9 giugno 1969
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Afro, 6 dicembre 1969 - 6 gennaio 1970
Roma, Galleria Editalia, Afro, 14 marzo - 14 aprile 1973

拍品專文

Il 1967 è, per Afro, un anno particolarmente impegnativo, ricco di mostre e riconoscimenti. Partecipa al prestigioso premio organizzato dal Carnegie Institute di Pittsburgh, e l'Accademia di Belle Arti di Firenze gli affida la cattedra di Pittura. Le sue opere sono esposte in numerose mostre, dalla personale a Città di Castello alle collettive di Milano, Amburgo, Tokyo, Omaha (Nebraska),Allentown (Pennsylvania), Darmstadt e Montreal.


La pittura di Afro rappresenta uno straordinario, continuo, "work in progress". Dalle prime tele astratte - che risalgono al 1948 - fino alle ultime composizioni del 1974, la sua ricerca poetica evidenzia un avanzamento progressivo. Proprio nel 1967 - anno in cui l'artista esegue La Sella un' opera fascinosa - Cesare Vivaldi, nel saggio pubblicato sulla rivista "Civilta' delle Macchine", sottolinea che: "Afro dipingendo, ha presenti i suoi vecchi quadri, tutta la storia di pittore, e ne tiene conto, la trasfigura in nuova pittura, la rinsangua attraverso un nuovo sentimento".
Le opere che chiudono gli anni Sessanta, e annunciano una nuova svolta - l'ultima - rappresentano dunque un lucido e ispirato riassunto - dalla qualità media elevatissima - dell'intera produzione precedente: è una sorta di "compendio di tutta la sua attivitè, una messa a frutto della ricca e vasta esperienza dell'artista". Allo stesso tempo, Vivaldi nota comunque molti elementi di novità: "Oggi la pittura di Afro, pur mantenendo tutte le sue costanti, si è profondamente rinnovata, ha compiuto un passo definitivo conquistandosi una nuova dimensione. Nella nuova profondità di questa pittura c'è uno spessore di "storia" che prima era soltanto enunciato (come memoria e come influenza della tradizione della cultura), o meglio ancora soltanto annunciato, e c'è una profondità di impegno, una moralità che spazzano d'un colpo le troppe leggende sul preteso manierismo e sulla pretesa leggerezza di Afro".
L'elegante composizione in oggetto, tutta giocata sulle tonalità grigie e neutre contrapposte alla "macchia" rossa che attrae immediatamente l'occhio dello spettatore, è un esempio tra i più elevati della fertilità della sua immaginazione. A ben guardare, non è difficile cogliere qualche tangenza con le scelte stilistiche di alcuni artisti americani contemporanei, ma alla fine la pittura di Afro rimane sempre personalissima. Nel 1966 Afro tiene un corso al Fine Arts Intitute of New College di Sarasota, in Florida, e tra i suoi colleghi d'insegnamento figurano Larry Rivers, Conrad Marca-Relli, e Philip Guston. Apprezza le loro opere, le giudica stimolanti, eppure, come a Clyde Burnett sulle pagine dell'Herald Tribune il 10 Marzo 1966, "his work does have the vigor of action painting, but close examinations reveals he is very deliberate and precise about the form of his painting. (...)Afro looks to the physical environment for stimuli, and his paintings reflect it. His observation has an objectivity not so pronounced among the Americans, with the exeption of Marca- Relli".