Lot Essay
Nel 1958, a più di dieci anni dal suo ritorno dall'Argentina, Lucio Fontana è ormai riconosciuto dalla critica come una delle figure più interessanti dell'arte italiana. Nella Biennale veneziana di quell'anno gli viene dedicata una sala personale, nella quale l'artista sembra ricapitolare per sommi capi tutto il suo percorso creativo, dalle sculture astratte degli anni Trenta alle ceramiche, dagli Inchiostri ai Gessi, dai Barocchi ai Buchi. Secondo la testimonianza di Jan van der Marck, proprio la preparazione di questa Biennale corrispose con un momento di stanchezza e di insoddisfazione da parte dell'artista, tanto che egli si sarebbe scagliato con rabbia contro una delle sue opere praticandovi, in modo del tutto accidentale, un taglio. Pur senza nulla togliere alla veridicità di questa testimonianza, riesce difficile pensare che l'invenzione dei Tagli sia del tutto casuale ed istintivaa. Sappiamo appunto che Fontana aveva già iniziato a sfruttare questa "tecnica" prima della biennale veneziana, se opere di questo tipo erano già state esposte in precedenza alla Galeria Stadler di Parigi. Più che gesto di rabbia e di insoddisfazione, il taglio ù l'esito di un lungo processo creativo iniziato dieci anni prima con i primi Buchi e culminato nella famosa serie delle Carte eseguite nel 1957/1958, in cui Fontana lacera mediante una lama delle carte applicate su tela. Se questi lavori recano ancora l'impronta inconfondibile del clima informale, non altrettanto si può dire dei Tagli, caratterizzati da campiture unitarie di colori intensi e brillanti, ben diversi dalla gamma cromatica scura e dalla stesura pittorica irregolare delle opere precedenti. L'interesse per la materia, così vivo nella serie delle Pietre e dei Barocchi, viene meno completamente e Fontana cerca di ridurre al minimo i propri mezzi espressivi. In queste opere egli cerca di raggiungere una sintesi fra il gesto, la luce o lo spazio, una sintesi fra il gesto, la luce e lo spazio, una sintesi estrema ed avveniristica, attuata con la massima economia di mezzi. A questo proposito è molto indicativa una affermazione dello stesso Fontana, il quale afferma di voler dare a chi guarda il quadro un'impressione "di calma spaziale, di rigore cosmico, di serenità nell'infinito". Con queste opere Fontana sembra lasciarsi alle spalle tutte le problematiche che erano state al centro degli interessi artistici nel decennio precedente. Attraverso un semplice gesto della mano, immortalato nelle celebri fotografie di Ugo Mulas, l'arte si svincola dalla pesantezza della materia per entrare in una dimensione astratta ed atemporale.