Filippo De Pisis (1896-1956)
Filippo De Pisis (1896-1956)

Papier collé

细节
Filippo De Pisis (1896-1956)
Papier collé
firmato e datato in basso a destra De Pisis 20, datato a matita in basso a destra 10 II 920
tempera, acquarello, matita e collage su cartone
cm 42,5x56,5
Eseguito nel 1920
来源
Collezione G. Di San Lazzaro, Parigi
出版
F. Arcangeli, Appunti per una storia di De Pisis, in "Paragone", Firenze, luglio 1951
G. Ballo, De Pisis, Torino 1968, n. 34 (illustrato)
G. Ballo, Introduzione in cat. Esposizione "Omaggio a De Pisis, Brugherio 2 giugno - 6 luglio 1980, p. 33 (illustrato)
C. Savonucci - F. Vincitorio, Quelle cose da possedere poco prima che marciscano, e De Pisis, lo scandalo e la gloria, in Tuttolibri" supplemento de "La Stampa", Torino 3 settembre 1983, p. 5 (illustrato) G. Briganti, De Pisis Catalogo Generale, Milano 1991, Tomo I, p. 27, n. 1920 4 (illustrato)
展览
Ferrara, Castello Estense, De Pisis, giugno-luglio 1951, cat., n. 3 (illustrato)
Roma, Palazzo Barberini, Ente Premi, Filippo De Pisis, maggio 1958, cat., n. 3
Verona, Palazzo della Gran Guardia, De Pisis, 12 luglio - 21 settembre 1969, cat., n. 9 (illustrato)
Venezia, Palazzo Grassi, De Pisis, 3 settembre - 20 novembre 1983, cat., n. 12 (illustrato)
Milano, Padiglione d'Arte Contemporanea, De Pisis. Opere su carta 1913-1953, 19 settembre - 18 novembre 1985, cat. n. 13 (illustrato)

拍品专文

Le opere di Filippo De Pisis che vengono qui offerte in vendita per la prima volta, coprono tutto l'arco della sua attività artistica. Molto importanti, per la sua formazione così come per lo sviluppo della sua poetica, sono i due dipinti più antichi, intitolati Natura morta con conchiglie e Papier collé, eseguiti rispettivamente nel 1916 e nel 1920. Pur essendo diverse sia per tecnica che per gli esiti espressivi, entrambe le opere riflettono gli stimoli e le idee scaturite durante gli anni giovanili, trascorsi interamente a Ferrara, quando il giovane Filippo Tibertelli ebbe modo di incontrare Giorgio de Chirico, Carlo Carrà e Alberto Savinio, in quegli anni ricoverati presso l'ospedale militare per malattie nervose della città estense. In una lettera indirizzata a Soffici, de Chirico informa l'amico di questa recente conoscenza: "Ho conosciuto un giovane studioso pieno di buone intenzioni e buona volontà, un essere strano, ardente e oscuro. Insieme a Savinio procuriamo di redimerlo e di condurlo sulla via buona. Forse fra pochi mesi sarà uno dei nostri". Tale giudizio, abbastanza positivo, sarà presto ridimensionato dal fratello Savinio, che in una lettera indirizzata allo stesso Soffici afferma: "Qui a Ferrara subisco l'assillo di due o tre fringuellini intellettuali che mi sono attaccati a' panni: uno di questi - De Pisis - vorrebbe conoscerti e mi ha detto che ti ha scritto. Non dargli corda: c'est un petit homme, et voilà tout...Codesto De Pisis, c'est un petit tata, e niente più". Mentre Savinio e anche de Chirico esprimono non poche riserve sull'indole stravagante di De Pisis, ben diverso è l'atteggiamento di quest'ultimo, che nel 1924 rievoca gli anni ferraresi non senza una punta di orgoglio: "La parola metafisica dapprima non fu che un'indicazione generica e senza preciso significato. Su questa benedetta pittura metafisica, di cui ormai molti parlano senza saperne bene la genesi e il contenuto, potrei fermarmi a lungo se non mi fosse giocoforza parlare anche di me. Nacque infatti, e prosperò, nella bella, patetica città di Ferrara, città metafisica per eccellenza." E riferendosi ai due fratelli de Chirico, afferma: "Tra noi c'erano curiose identità di ricerche e anche di scoperte" e, ancora, con riferimento al solo Giorgio, "io somministravo idee e materiali al compagno ed egli a me". La Natura morta con conchiglie, opera storica presentata alla Biennale del 19.., è il prototipo delle numerose nature morte marine, uno dei temi prediletti dall'artista, su cui tornerà sovente fino alle opere estreme degli anni Cinquanta. Collocati sulla spiaggia, gli oggetti rappresentati nel dipinto sono "fuori scala" rispetto al paesaggio retrostante. Mediante questo accorgimento, condiviso anche da de Chirico, De Pisis raggiunge un effetto di spaesamento, di sospensione atemporale, quasi che gli oggetti e il paesaggio fossero contemplati in sogno piuttosto che ritratti dal vero. Diversamente da de Chirico, sia il paesaggio che la natura morta mantengono la loro fragranza naturalistica, rafforzata dal colore intenso e dalla stesura a piccoli tocchi di pennello, visibile soprattutto sulle conchiglie. Commentando un'altra natura morta marina, di qualche anno successiva, De Pisis si sofferma proprio sulla dicotomia fra prospettiva e colore: "una specie di febbre mi prende quando dopo aver fissato i colori delle conchiglie in primo piano, devo fare il fondo. Ciò che preme è l'aria, in cui questi valori cromatici, conchiglie o frutti, devono respirare e prendere vita. L'oblio delle leggi rogorosamente veriste è talora necessario a creare l'atmosfera voluta; ma non si può ammettere l'oblio della forza coloristica che deve, perché l'opera viva, concentrarsi in una specie di furore disperato".
Il papier collé, eseguito quattro anni dopo, nel 1920, appare concettualmente più avanzato rispetto alla natura morta, tanto da suscitare l'impressione, a prima vista, di trovarsi di fronte ad un'opera astratta. In realtà, a ben guardare, De Pisis segue lo stesso procedimento che abbiamo analizzato in precedenza: gli oggetti non sono disegnati secondo un punto di vista unitario e sono incollati l'uno accanto all'altro senza una logica precisa. Il procedimento sfruttato nella natura morta marina viene portato fino alle estreme conseguenze, tanto che verrebbe la tentazione di istituire un parallelo con gli esiti contemporanei dei Dadaismo. Anche se dopo il trasferimento a Roma e poi a Parigi, lo stile di De Pisis si trasforma profondamente, le ricerche e le idee maturate durante il periodo ferrarese lasceranno una traccia molto profonda e durevole in tutta l'opera del pittore.
Alla piena maturità dell'artista appartiene invece il dipinto intitolato Pont Noeuf, eseguito nel 1937 a Parigi. Insieme ad altre vedute parigine e a quelle realizzate a Roma e a Piacenza, è una delle opere più felici degli anni Trenta, caratterizzata da una straordinaria velocità esecutiva. È impensabile accostarsi a queste opere del periodo parigino senza considerare l'emozione che dovette suscitare su De Pisis la conoscenza dell'impressionismo. Per quanto sia difficile individuare precise derivazioni, un'opera come questa, eseguita en plein air, mostra come il giovane artista ferrarese abbia radicalmente cambiato la propria concezione una volta giunto a Parigi. Le opere meditate ed introspettive degli anni ferraresi lasciano spazio ad una completa ed estatica immersione nell'atmosfera della città francese. Questo passaggio, fondamentale per capire l'evoluzione artistica di De Pisis, è puntualizzato dall'artista con queste parole: "Anch'io ho fatto per anni solo composizioni di oggetti cercando di rilevare il loro dramma muto...ma il gusto del dipingere rapido, di dire il più possibile con il meno sforzo mi vince, a scapito forse di una pittura più completa e patetica". Questo particolare momento della vita e della pittura di De Pisis è stato commentato con rara efficacia da Arcangeli: "Col 1935 incomincia una nuova volata d'ispirazione, che dura furiosa e felice fin sul 1940: l'apice di De Pisis, è probabile. La deflagrazione pare essere accaduta soprattutto nella primavera londinese del 1935. La maniera guardesca di De Pisis, reagendo all'atmosfera naturale, di felice lirismo delle apparenze cosmiche che è proprio degli impressionisti, è trasportata come in un turbine, in un magico gorgo, in un brivido di pulviscoli. Gli impressionisti lo aiutano a restar miracolosamente fedele allo spirito del luogo, d'una città, pur sfrenandovi il massimo d'esaltazione soggettiva: difficilmente verità e fantasia si mescolarono in un composto così inestricabile". Osservando il dipinto in esame, non si può che concordare con il giudizio di Arcangeli. È questo un momento di serenità e insieme di grande tensione espressiva, non ancora intaccato dalla malattia nervosa che accompagnerà gli ultimi due decenni della sua vita.
La collezione delle opere di De Pisis che qui viene offerta in vendita comprende, oltre altri dipinti, disegni e acquarelli, anche un' opera con una precisa funzione d'arredo: si tratta di un tavolo che, oltre ad essere dipinto sulla base e sul supporto, presenta, sul piano circolare, un curioso effetto di trompe l'oeil, perché De Pisis vi ha finto dei disegni e delle carte abbandonate casualmente sulla sua superficie. E' inoltre presentato un pannello all'interno del quale sono collocate cinque nature morte racchiuse da una larga cornice riccamente dipinta che presenta lo stesso stile corsivo e quasi stenografico che abbiamo riscontrato nel dipinto con la veduta del Pont Noeuf. Purtroppo non sappiamo per quale destinazione fossero state dipinte queste opere, ma questo interesse per l'integrazione di pittura e arredo è un elemento molto interessante per approfondire la concezione artistica di De Pisis.