拍品專文
L'Explosion Lyrique n.4 - compresa in una serie di circa 18 tele dipinte da Magnelli a Firenze nel 1918 - costituisce un vertice di imprescindibile importanza nella produzione artistica del Maestro, oltre che un'opera di fondamentale valore storico per l'arte italiana del '900 (un' altra tela della stessa serie, Explosion Lyrique n. 8, è conservata presso il Museo Nazionale d'Arte Moderna di Parigi).
Con quest'opera la pittura italiana si fa più sentitamente "moderna" ed internazionale: alla fine della prima guerra mondiale, in anni di inquietanti trasformazioni e fermenti culturali, Magnelli apre le porte all'astrattismo in pittura declinando, in uno stile personalissimo e del tutto originale, la grande lezione dei Fauves e del Cubismo. Presente a Parigi, ha modo di frequentare l'atelier di Matisse, ne rielabora le influenze, approdando già dal 1914 a tele con soggetti non figurativi, che lo rendono un "ponte tra Matisse e Kandinskij, attento a concretare le forme geometriche in solida sostanza plastico coloristica" (Argan, Storia dell'Arte Moderna, Firenze, 1983, pag. 424). Ma è con la serie delle Explosion Lyrique, che Magnelli imprime alle sue rappresentazioni dinamismo ed inedita potenza espressiva, oltre ogni influenza di tipo futurista, togliendo alla pittura, se non il peso dell'oggetto, certamente l'impaccio dei pretesti narrativi. L'oggetto esiste, ma non è che l'occasione al manifestarsi della fermezza e dell'elasticità della struttura pittorica - capace di adeguarsi, senza deformarsi, alle eventualità infinite del reale.
La tela risulta dominata da punti di attrazione determinati dall'intensità dei primari, che non si pongono in rapporto con i loro complementari, e il contrappunto cromatico, forse per la maggiore ristrettezza delle zone, tende a sfumarsi.
Con quest'opera la pittura italiana si fa più sentitamente "moderna" ed internazionale: alla fine della prima guerra mondiale, in anni di inquietanti trasformazioni e fermenti culturali, Magnelli apre le porte all'astrattismo in pittura declinando, in uno stile personalissimo e del tutto originale, la grande lezione dei Fauves e del Cubismo. Presente a Parigi, ha modo di frequentare l'atelier di Matisse, ne rielabora le influenze, approdando già dal 1914 a tele con soggetti non figurativi, che lo rendono un "ponte tra Matisse e Kandinskij, attento a concretare le forme geometriche in solida sostanza plastico coloristica" (Argan, Storia dell'Arte Moderna, Firenze, 1983, pag. 424). Ma è con la serie delle Explosion Lyrique, che Magnelli imprime alle sue rappresentazioni dinamismo ed inedita potenza espressiva, oltre ogni influenza di tipo futurista, togliendo alla pittura, se non il peso dell'oggetto, certamente l'impaccio dei pretesti narrativi. L'oggetto esiste, ma non è che l'occasione al manifestarsi della fermezza e dell'elasticità della struttura pittorica - capace di adeguarsi, senza deformarsi, alle eventualità infinite del reale.
La tela risulta dominata da punti di attrazione determinati dall'intensità dei primari, che non si pongono in rapporto con i loro complementari, e il contrappunto cromatico, forse per la maggiore ristrettezza delle zone, tende a sfumarsi.