Lot Essay
La pittura di Gnoli tra il 1950 e il 1960 ha già in nuce il tema dell'ingigantimento paradossale del frammento nello spazio pittorico. L'artista adotta moduli figurativi, ricchi di motivi architettonici e decorativi: vedute di città descritte da casse di legno affastellate, "nature morte" costruite con forme architettonicamente sovrapposte, colossei, cattedrali, torri e battisteri, descritti con mezzi stilistici niente affatto violenti e spregiudicati, ma meditati e quasi tradizionali con innesti dalla Metafisica al Surrealismo, comunque realizzati attraverso una materia spessa, ruvida e discontinua. L'effetto è quello di una magica surrealtà, che un colore-luce di tessitura raffinata e di remota matrice "rinascimentale" suggella in un'immobilità estatica.
L'opera che viene presentata, rappresenta un fondamentale momento della vicenda artistica di Gnoli: se l'elemento architettonico è sintesi tematica dei dipinti del primo periodo, in questo quadro - come in tutti quelli del biennio 1958-60 - l'elemento decorativo, presente nelle prime cattedrali, torri e facciate, si mescola all'aspetto narrativo.
Nei Giocatori di carte sulla spiaggia è rappresentata una situazione composita: uomini, sullo sfondo del complesso balneare, attendono al gioco delle carte, immersi nell'atmosfera di rarefatta straniante quiete. Gnoli registra gli oggetti e gli avvenimenti e li impagina, con una visione dall'alto a volo d'uccello come in Bruegel, in uno spazio di superficie, anche laddove sembra svilupparsi una struttura prospettica, subito rappresa nella rete dei segni, delle ostinate graffiature intorno alla sagoma dei soggetti rappresentati.
In questo mondo registrato e fermato nello spessore caliginoso della preparazione in azzuro o in bruno e nelle dense pennellatine di biacca, Gnoli introduce i soggetti delle sue pitture. Dipingere è prelevare e isolare. E' quindi un tentativo di rallentare il senso, circoscrivendo un elemento della narrazione: i giocatori, le cabine, la spiaggia stessa sono rappresentati in una maniera densa, con pennellate erte, bloccati in una esecuzione lievemente deformata - memore di Gentilini, di Carrà, ma senza costruzione, di Campigli ma senza i riferimenti troppo espliciti all'arcaico. Dipingere è fare con la materia l'immagine, materia data e spatolata "hautes pates", come in Fautrier e Dubuffet, ma senza il loro tormento. L'effetto a bassorilievo e ad affresco dell'originale tecnica di Gnoli assume in questo quadro un crescendo di sperimentazioni, che rende la materia raffinatissima ed espressiva.
L'opera che viene presentata, rappresenta un fondamentale momento della vicenda artistica di Gnoli: se l'elemento architettonico è sintesi tematica dei dipinti del primo periodo, in questo quadro - come in tutti quelli del biennio 1958-60 - l'elemento decorativo, presente nelle prime cattedrali, torri e facciate, si mescola all'aspetto narrativo.
Nei Giocatori di carte sulla spiaggia è rappresentata una situazione composita: uomini, sullo sfondo del complesso balneare, attendono al gioco delle carte, immersi nell'atmosfera di rarefatta straniante quiete. Gnoli registra gli oggetti e gli avvenimenti e li impagina, con una visione dall'alto a volo d'uccello come in Bruegel, in uno spazio di superficie, anche laddove sembra svilupparsi una struttura prospettica, subito rappresa nella rete dei segni, delle ostinate graffiature intorno alla sagoma dei soggetti rappresentati.
In questo mondo registrato e fermato nello spessore caliginoso della preparazione in azzuro o in bruno e nelle dense pennellatine di biacca, Gnoli introduce i soggetti delle sue pitture. Dipingere è prelevare e isolare. E' quindi un tentativo di rallentare il senso, circoscrivendo un elemento della narrazione: i giocatori, le cabine, la spiaggia stessa sono rappresentati in una maniera densa, con pennellate erte, bloccati in una esecuzione lievemente deformata - memore di Gentilini, di Carrà, ma senza costruzione, di Campigli ma senza i riferimenti troppo espliciti all'arcaico. Dipingere è fare con la materia l'immagine, materia data e spatolata "hautes pates", come in Fautrier e Dubuffet, ma senza il loro tormento. L'effetto a bassorilievo e ad affresco dell'originale tecnica di Gnoli assume in questo quadro un crescendo di sperimentazioni, che rende la materia raffinatissima ed espressiva.