Guillaume Courtois, il Borgognone (Saint Hippolyte 1628 - Roma 1679) e Abraham Brueghel (Anversa 1631 - Napoli 1697)
Guillaume Courtois, il Borgognone (Saint Hippolyte 1628 - Roma 1679) e Abraham Brueghel (Anversa 1631 - Napoli 1697)

Figura femminile con diadema di fiori, flauto e fiori nella mano sinistra, poggiata su un piano di pietra scolpito, presso un vaso di fiori in cristallo (Primavera ?)

細節
Guillaume Courtois, il Borgognone (Saint Hippolyte 1628 - Roma 1679) e Abraham Brueghel (Anversa 1631 - Napoli 1697)
Figura femminile con diadema di fiori, flauto e fiori nella mano sinistra, poggiata su un piano di pietra scolpito, presso un vaso di fiori in cristallo (Primavera ?)
olio su tela
cm 118,5x97

拍品專文

L'attribuzione ad Abraham Brueghel dei fiori nel presente dipinto si basa sulla loro identità stilistica rispetto ad altre nature morte eseguite dal Brueghel durante il suo soggiorno a Roma (1659-3/I/1675). Figlio di Jan Brueghel il giovane, Abraham innovò in Italia i metodi fiamminghi nella pittura di genere ed elaborò tipologie diverse dalle semplici mostre di fiori e frutta, creando composizioni più complesse, non di rado ambientate in giardini di ville. La figura femminile e il cielo sembrano essere di un'altra mano, fatto non raro nel percorso di Brueghel, come testimonia una sua lettera del 1666 a don Antonio Ruffo a Messina, in cui egli scrive di aver dipinto nature morte con figure di Giacinto Brandi, del Baciccio, del Maratta e di Guglielmo Cortese [V.Ruffo, La Galleria Ruffo in Messina nel secolo XVII, Roma, 1917, pp. 172 e ss., Cap. IX, pp. 21-64, 95-128, 237-250]. Ed è a Guillaume Courtois, anche noto con il nome italianizzato di Guglielmo Cortese, che spetta l'esecuzione della figura nel presente dipinto.
Nel 1960 Stefano Bottari publicò alcuni dipinti di figure con fiori e frutta dipinti dal Brueghel, raggruppati intorno alla 'Schoene Obstleserin' (la bella che raccoglie futta) a Dresda, Staatliche Museen, Gemaeldegalerie (olio su tela, cm 133x98). Si tratta perlopiù di opere di formato orizzontale ma di misure simili a quelle del presente dipinto ed anche a quelle dell'opera a Dresda. Uno dei tre è firmato 'A. Brueghel fecit Roma'. L'attribuzione di Bottari al Baciccio delle ragazze che raccolgono frutta è stata respinta nel 1973 da Dieter Graf e Eric Schleier sulla base dei rapporti diretti di tali figure con alcuni disegni di Guillaume Courtois [cf. D. Graf- E. Schleier, Guglielmo Cortese e Abraham Brueghel, in 'Pantheon' XXXI, 1973, pp.46-57]. In tale articolo Schleier e Graf pubblicarono un'altra 'Figura femminile con fiori e frutta' dipinta da Abraham Brueghel e Guillaume Courtois, già a Vienna, Galerie Sankt Lucas, anch'essa di misure simili a quelle del presente lotto.
Nel 1976 Graf ha segnalato tra i disegni del Borgognone a Duesseldorf due probabili studi preparatori per figure femminili con fiori o frutta. Il disegno del braccio di una donna che lancia un oggetto, sul recto del primo foglio, sembra in rapporto con il dipinto offerto nel lotto precedente, mentre la tipologia del volto femminile sul secondo foglio è simile a quella della donna nel presente dipinto [cf. D. Graf, Die Handzeichnungen von Guglielmo Cortese e Giovanni Battista Gaulli, Duesseldorf, 1976, I, n. 196, tav. 260 e n. 171, tav. 226].
Il Bottari vide nel volto della ragazza che raccoglie frutta a Dresda il ritratto di Maria Mancini. Più sfumata è l'idea di Graf e Schleier (op. cit., p. 54): Courtois si sarebbe orientato sull'ideale di bellezza femminile diffusosi a Roma con i ritratti di Ferdinand Voet delle sorelle Mancini, le famose nipoti del Cardinal Mazzarino. Soprattutto nel presente dipinto la figura femminile non sembra un ritratto, ma una allegoria della Primavera, che domina sugli elementi naturali del dipinto secondo quanto descritto da Cesare Ripa: "Una fanciulla coronata di mortella, e che habbia piene le mani di varij fiori..." [c.f. C. Ripa, Iconologia, Milano, 1992, p. 420].
Nell'ambiente artistico barocco romano è possibile considerare un prototipo il ciclo di allegorie delle stagioni dipinto nel 1659 da Mario Nuzzi con vari pittori di figure per il Palazzo del Cardinale Flavio Chigi ad Ariccia. Tra il 1660 e il 1666 Courtois eseguì varie opere per Papa Alessandro VII a Castelgandolfo e ad Ariccia, e per il Principe Giovanni Battista Borghese a Monteporzio. È questo il periodo più prolifico di Courtois, le cui "pale d'altare e i pochi quadri da cavalletto [...] costituiscono la testimonianza di una delle più belle e vigorose espressioni del barocco romano" (A. Brejon de Lavergnée, in Pittura barocca romana. Dal Cavalier d'Arpino a Fratel Pozzo. La collezione Fagiolo, Milano/Roma, 1999, p. 79). Il presente lotto e il lotto 487 sono databili in quel periodo, e sembrano essere stati concepiti per un ciclo di Stagioni molto adatto ad una villa suburbana di una famiglia della nobiltà romana.
Siamo grati al Dottor Francesco Petrucci per l'assistenza fornita nella catalogazione del presente dipinto. L'attribuzione delle figure a Guillaume Courtois è stata confermata da Eric Schleier, al quale siamo grati, dopo un esame diretto dei dipinti.