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Details
FOSCOLO, Ugo (1778-1827). Magnifica lettera d'amore del più charmant dei nostri autori alla più incandescente delle sue fiamme: Antonietta Fagnani ARESE. La lettera autografa, s.d., è firmata il tuo amico. La lettera è del periodo iniziale (il più fiammeggiante) della torbidissima storia del 1801-1803 (edita in U.F., Lettere, a cura di Plinio Carli, volume I, 1794-1804, Firenze, Le Monnier, 1970, XXII, pp. 246-247): Vederti sempre vederti... o s'io dovessi vivere così allontanato da te rinunzierei volentieri a tutte le altre speranze della vita... Che ti senti tu oggi? - per me, non è ancora illanguidito quel fuoco terribile che mi divorava... mi sento ardere sempre più, e mi par di avere uno stringimento al cuore... ohime! che ora divina! e com'è fuggita!
Se tu mi vedessi io sembro uno smemorato, o un sonnambulo che sogni. Rido talvolta da me... e talvolta mi vengono le lagrime... Diavolo! - sai tu che mi pareva d'impazzire! Non so come io scriva... ho girato tutt'oggi per città. Eccomi a casa alle cinque passate. Hanno pranzato... ed io aveva detto di ritornare a casa dopo le due... mi sono perduto invece a giuocare al bigliardo col Greco, perché la pioggia mi confinò in un caffè dove egli politicava tabaccando. Aspettami a teatro senz'avere pranzato; quantunque il mio povero ragazzo s'inquieti perch'io mangi... - e domani sera? ah!... ohime... con altro suo faccio... mille... non mezzo più... conviene ch'io m'immerga nella voluttà di questa mattina... ch'io t'adori, ti baci, ti benedica... Addio. Antonietta, non v'ha più riparo... tu devi amarmi per sempre, ed io... sacrificarmi tutto tutto a te eternamente. - addio addio - il tuo Amico.
A dispetto dei sospiri e dei puntini di sospensione, il carteggio con Fagnani Arese (come fece notare Edoardo Sanguineti in un memorabile saggio che ne accompagnava una recente riedizione parziale: Lacrime d'amore, a cura di Giovanni Pacchiano, Milano, Serra & Riva, 1981) è anche un capolavoro teatrale, di proiezione e immedesimazione. Non sorprende scoprire che Fagnani Arese, oltre che amante segreta, era consigliera letteraria quasi palese, del letterato di Zante: per lui traduceva niente di meno il Werther di Goethe, che non solo sarà com'è noto il palinsesto dello Jacopo Ortis (e infatti Ortis, proprio, si firma spesso Ugo nelle lettere ad Antonietta), ma anche l'ovvio termine di paragone di questo torrenziale, incendiario, appunto lacrimosissimo carteggio. Una traduzione, quella da Goethe, che in una lettera Foscolo dichiara di "trascrivere quasi religiosamente". Del resto un'altra delle firme usate in queste lettere da Ugo è "romanzo", se non addirittura "romanzetto ambulante". Quando si dice di una vita che è un romanzo, appunto...
Se tu mi vedessi io sembro uno smemorato, o un sonnambulo che sogni. Rido talvolta da me... e talvolta mi vengono le lagrime... Diavolo! - sai tu che mi pareva d'impazzire! Non so come io scriva... ho girato tutt'oggi per città. Eccomi a casa alle cinque passate. Hanno pranzato... ed io aveva detto di ritornare a casa dopo le due... mi sono perduto invece a giuocare al bigliardo col Greco, perché la pioggia mi confinò in un caffè dove egli politicava tabaccando. Aspettami a teatro senz'avere pranzato; quantunque il mio povero ragazzo s'inquieti perch'io mangi... - e domani sera? ah!... ohime... con altro suo faccio... mille... non mezzo più... conviene ch'io m'immerga nella voluttà di questa mattina... ch'io t'adori, ti baci, ti benedica... Addio. Antonietta, non v'ha più riparo... tu devi amarmi per sempre, ed io... sacrificarmi tutto tutto a te eternamente. - addio addio - il tuo Amico.
A dispetto dei sospiri e dei puntini di sospensione, il carteggio con Fagnani Arese (come fece notare Edoardo Sanguineti in un memorabile saggio che ne accompagnava una recente riedizione parziale: Lacrime d'amore, a cura di Giovanni Pacchiano, Milano, Serra & Riva, 1981) è anche un capolavoro teatrale, di proiezione e immedesimazione. Non sorprende scoprire che Fagnani Arese, oltre che amante segreta, era consigliera letteraria quasi palese, del letterato di Zante: per lui traduceva niente di meno il Werther di Goethe, che non solo sarà com'è noto il palinsesto dello Jacopo Ortis (e infatti Ortis, proprio, si firma spesso Ugo nelle lettere ad Antonietta), ma anche l'ovvio termine di paragone di questo torrenziale, incendiario, appunto lacrimosissimo carteggio. Una traduzione, quella da Goethe, che in una lettera Foscolo dichiara di "trascrivere quasi religiosamente". Del resto un'altra delle firme usate in queste lettere da Ugo è "romanzo", se non addirittura "romanzetto ambulante". Quando si dice di una vita che è un romanzo, appunto...