Marino Marini (1901-1980)
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Marino Marini (1901-1980)

Il guerriero

細節
Marino Marini (1901-1980)
Il guerriero
firmato e datato Marino 1959 (in basso a sinistra); firmato e datato Marino 1959 (sul retro)
olio su tela
cm 99,5x180
Eseguito nel 1959
來源
Galleria Rosengart, Lucerna
Collezione Macchiati, Milano
Sotheby's, Milano, 10 marzo 1982, lotto 10
Galleria Renato Acerbi, Forte dei Marmi
Ivi acquisito dall'attuale proprietario nel 1984
出版
F. Russoli, Marino Marini. Pitture e disegni, Milano 1963, n. 108, p. 143 (illustrato) (datato erroneamente 1960)
H. Read, P. Waldberg, G. Di S. Lazzaro, L'opera completa di Marino Marini, Milano 1970, p. 440, n. 291 (illustrato) (datato erroneamente 1960)
E. Steingraber, L. Papi, Marino Marini pittore, Ivrea 1987, p. 218, n. 408 (illustrato) (datato erroneamente 1960)
注意事項
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's, for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 110.000,00 18,5% on the hammer price for any amount in excess of € 110.000,00
拍場告示
La nota di presentazione in catalogo si riferisce erroneamente al lotto 232.
The catalogue note refers to lot 232 and not to lot 233.
La nota corretta è la seguente:
Ai Guerrieri Marino Marini si dedica frequentemente almeno dal 1956, portando in questo tema tutta la sua straordinaria capacità creativa. Nei dipinti e nelle sculture di questa serie l'artista toscano coglie il momento in cui uomo e animale, colpiti, stanno per stramazzare e cadere uniti.
Il tema è ricco di implicazioni morali su cui si soffermò già Franco Russoli scrivendo: "Questo è il guerriero crollato, non sconfitto - questo 'canto desolato' di rottami vivi ridotti a folgorate strutture che un giorno furono armonica figura umana, e che pure il Poeta sa vedere e ricreare in nuova architettura ferocemente bella, è il miracolo della vittoria morale e artistica dell'uomo sulla disperazione della non conoscenza" (Franco Russoli, Il Guerriero di Marino Marini, Milano 1963, p. 29).
La pittura di Marino assume qui connotati organici, trasformandosi in carne e sangue più che rappresentandoli, immedesimandosi in una materia dolorosa e ferita. Nonostante questo, le preoccupazioni formali sono sempre prevalenti: la concezione eminentemente spaziale della sua arte (che emerge prepotente nella pittura come nella scultura) risalta soprattutto nella scelta del formato della tela. L'effetto è sempre di una piena occupazione dello spazio disponibile, occupazione che non appare come forzatura ma risulta quasi connaturata alle immagini. Anche in quest'opera il busto del cavaliere parallelo al corpo del cavallo, le gambe piegate dell'animale abbattuto impongono una direzione orizzontale al dipinto e definiscono il formato della tela.
L'attenzione dell'artista è soprattutto concentrata sulla scelta di un punctum temporis, del momento più significativo. La fissazione della scena rappresentata nell'istante più adatto a concentrare tutti i significati della narrazione - da sempre una delle maggiori preoccupazioni degli artisti figurativi e parte fondamentale dell'insegnamento accademico della pittura- è caratteristica in Marini. La folgorazione che abbatte cavallo e cavaliere nel momento estremo è resa da uno sprazzo di luce che illumina la scena in alto, esattamente al centro: la caduta del cavaliere, l'apice della sofferenza che diventa sintesi e rivelazione, sono fissati in una irripetibile e icastica sintesi di dinamismo e solidità dei volumi, di instabilità ed equilibrio.