拍品专文
Le stecche esterne del ventaglio sono intagliate a rilievo con festoni fitomorfi, cornucopie, un paggio, cigni e gru, con decorazioni a festoni 'à rocaille' ed animali fantastici in corrispondenza dell'impugnatura. Le stecche interne raffigurano, alternati ed in corrispondenza dell'impugnatura, una damina su altalena ed una gru entro fregi 'à rocaille'.
La parte dipinta dell'oggetto rappresenta una veduta di Napoli a volo d'uccello, alla quale sono aggiunte ai lati le due divinità pagane tradizionalmente legate al mito di Partenope: Cerere con le spighe di grano ed una cesta di frutti, incoronata e glorificata da eroti, e il dio fluviale Sebeto, con la pala e la giara da cui scorre l'acqua.
Siamo grati al Dottor Ermanno Bellucci, il quale ha proposto su basi stilistiche l'attribuzione ad Orazio Grevenbroeck per la parte vedutistica del ventaglio. L'esecuzione delle figure di Cerere e del Sebeto sembra rinviare ai modi di Teresa del Po, pittrice specializzata - oltre che nell'incisione - anche nella tecnica del pastello e della tempera su pergamena (cf. N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Rococò al Classicismo, Napoli, 1987, pp. 56-57, 165, pp. 417, 418, figg. 430-433). Paragoni stilistici sono possibili con le figure di eroti in 'Pan e Siringa' e 'Apollo e Dafne' a New York, Collezione Marco Grassi (cf. N. Spinosa, cit., figg. 430-431), per le tipologie dei volti degli dei e dei panneggi, e per il tratteggio sottile, dovuto anche al supporto su pergamena.
La veduta di Napoli riprende con varianti lo schema topografico e visivo riscontrabile, in ambito tardo seicentesco, nel 'Prospectus Regiae Urbis Neapolis' di Lievin Cruyl a Napoli, Museo di San Martino (1675). Tale impianto, fondato sulla centratura quasi perfetta della focale tra la Lanterna del Molo e la Torre di San Vincenzo, viene impiegato dallo stesso Orazio Grevenbroeck nella 'Veduta di Napoli dal mare' firmata, a Napoli, Collezione privata (cf. M. Utili in: All'ombra del Vesuvio, catalogo, Napoli, 1990, p. 392, ill. a col. a p. 125). Rispetto a quest'opera la veduta sul ventaglio appare raffigurata da una quota più alta, accentuata anche dalla sommità curva del ventaglio. Il Dottor Bellucci osserva che la presenza della Torre di San Vincenzo a sinistra della Lanterna del molo - demolita nel 1750 - indica un terminus ante quem la veduta è stata eseguita, e prospetta la possibilità che la bandiera sul pennone di Castel Sant'Elmo, situata esattamente al centro del ventaglio, raffiguri l'aquila bicipite degli Asburgo d'Austria.
Tali elementi, unitamente al fatto che Teresa del Po è morta nel 1716, suggeriscono una datazione nel secondo decennio del Settecento, quando è plausibile che Grevenbroeck fosse a Napoli "in quell'ambito di vedutisti della prima ora - Butler, i Ruiz, Garro - che con una maniera minuta e ripetitiva, ancora in qualche modo legata alla vecchia ripresa a volo d'uccello, tentavano di dare testimonianza dello sviluppo urbano della città". (cf. M. Utili, cit., p.392). Nella parte vedutistica del ventaglio la precisione dei dettagli è tale da definire persino le silhouettes degli astanti sulla banchina del molo o dettagli topografici come il campanile del Collegio gesuitico della Nunziatella. Per tali ragioni, pur riscontrando anche nel presente ventaglio l'adesione agli schemi della "vecchia ripresa a volo d'uccello", sembra opportuno rilevare uno sforzo di lettura diretta della città in tutti i suoi elementi che esula da una pura "maniera minuta e ripetitiva". Al momento non sono noti altri esemplari così antichi di ventagli con vedute di Napoli.
La parte dipinta dell'oggetto rappresenta una veduta di Napoli a volo d'uccello, alla quale sono aggiunte ai lati le due divinità pagane tradizionalmente legate al mito di Partenope: Cerere con le spighe di grano ed una cesta di frutti, incoronata e glorificata da eroti, e il dio fluviale Sebeto, con la pala e la giara da cui scorre l'acqua.
Siamo grati al Dottor Ermanno Bellucci, il quale ha proposto su basi stilistiche l'attribuzione ad Orazio Grevenbroeck per la parte vedutistica del ventaglio. L'esecuzione delle figure di Cerere e del Sebeto sembra rinviare ai modi di Teresa del Po, pittrice specializzata - oltre che nell'incisione - anche nella tecnica del pastello e della tempera su pergamena (cf. N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Rococò al Classicismo, Napoli, 1987, pp. 56-57, 165, pp. 417, 418, figg. 430-433). Paragoni stilistici sono possibili con le figure di eroti in 'Pan e Siringa' e 'Apollo e Dafne' a New York, Collezione Marco Grassi (cf. N. Spinosa, cit., figg. 430-431), per le tipologie dei volti degli dei e dei panneggi, e per il tratteggio sottile, dovuto anche al supporto su pergamena.
La veduta di Napoli riprende con varianti lo schema topografico e visivo riscontrabile, in ambito tardo seicentesco, nel 'Prospectus Regiae Urbis Neapolis' di Lievin Cruyl a Napoli, Museo di San Martino (1675). Tale impianto, fondato sulla centratura quasi perfetta della focale tra la Lanterna del Molo e la Torre di San Vincenzo, viene impiegato dallo stesso Orazio Grevenbroeck nella 'Veduta di Napoli dal mare' firmata, a Napoli, Collezione privata (cf. M. Utili in: All'ombra del Vesuvio, catalogo, Napoli, 1990, p. 392, ill. a col. a p. 125). Rispetto a quest'opera la veduta sul ventaglio appare raffigurata da una quota più alta, accentuata anche dalla sommità curva del ventaglio. Il Dottor Bellucci osserva che la presenza della Torre di San Vincenzo a sinistra della Lanterna del molo - demolita nel 1750 - indica un terminus ante quem la veduta è stata eseguita, e prospetta la possibilità che la bandiera sul pennone di Castel Sant'Elmo, situata esattamente al centro del ventaglio, raffiguri l'aquila bicipite degli Asburgo d'Austria.
Tali elementi, unitamente al fatto che Teresa del Po è morta nel 1716, suggeriscono una datazione nel secondo decennio del Settecento, quando è plausibile che Grevenbroeck fosse a Napoli "in quell'ambito di vedutisti della prima ora - Butler, i Ruiz, Garro - che con una maniera minuta e ripetitiva, ancora in qualche modo legata alla vecchia ripresa a volo d'uccello, tentavano di dare testimonianza dello sviluppo urbano della città". (cf. M. Utili, cit., p.392). Nella parte vedutistica del ventaglio la precisione dei dettagli è tale da definire persino le silhouettes degli astanti sulla banchina del molo o dettagli topografici come il campanile del Collegio gesuitico della Nunziatella. Per tali ragioni, pur riscontrando anche nel presente ventaglio l'adesione agli schemi della "vecchia ripresa a volo d'uccello", sembra opportuno rilevare uno sforzo di lettura diretta della città in tutti i suoi elementi che esula da una pura "maniera minuta e ripetitiva". Al momento non sono noti altri esemplari così antichi di ventagli con vedute di Napoli.