Lot Essay
Il presente dipinto si lega alla tela di Annibale Carracci a Parma,
Palazzo Comunale (in deposito dal Museo di Capodimonte di Napoli), tela discussa ampiamente da Pierluigi Leone de Castris in occasione dell'esposizione sul collezionismo di casa Farnese (P. Leone de Castris, in I Farnese. Arte e Collezionismo, catalogo della mostra, a cura di L. Fornari Schianchi e N. Spinosa, Parma-Napoli-Monaco di Baviera, 1995, pp. 298-9). In origine nella cappella di Palazzo Farnese, la tela parmense cambiò di frequente la sua collocazione all'interno del palazzo. Giunse a Parma entro il 1678, anno in cui venne vista dal Malvasia, e quindi a Napoli nel 1734, dove venne ammirata da Tommaso Puccini, che la ricorda esposta insieme ad una seconda versione identica (M.C. Mazzi, Tommaso Puccini: un provinciale "cosmopolita", in "Bollettino d'Arte", LXXI, 1986, 37-38, pp. 1-30).
Mentre l'originale viene identificato con il dipinto oggi nuovamente a Parma, la versione vista da Puccini non è rintracciata e non è più identificabile con il dipinto a Digione, Musée des Beaux-Arts oggi riconosciuto come una copia coeva eseguita da un pensionante dell'Accademia di Francia. Le dimensioni del dipinto originale sono identiche a quelle del presente lotto, che potrebbe dunque essere la versione descritta a Napoli: '...è duplicato, e non è facile distinguerne l'originale. Ambedue qui si vorrebbero tali...' (Mazzi, cit.).
Palazzo Comunale (in deposito dal Museo di Capodimonte di Napoli), tela discussa ampiamente da Pierluigi Leone de Castris in occasione dell'esposizione sul collezionismo di casa Farnese (P. Leone de Castris, in I Farnese. Arte e Collezionismo, catalogo della mostra, a cura di L. Fornari Schianchi e N. Spinosa, Parma-Napoli-Monaco di Baviera, 1995, pp. 298-9). In origine nella cappella di Palazzo Farnese, la tela parmense cambiò di frequente la sua collocazione all'interno del palazzo. Giunse a Parma entro il 1678, anno in cui venne vista dal Malvasia, e quindi a Napoli nel 1734, dove venne ammirata da Tommaso Puccini, che la ricorda esposta insieme ad una seconda versione identica (M.C. Mazzi, Tommaso Puccini: un provinciale "cosmopolita", in "Bollettino d'Arte", LXXI, 1986, 37-38, pp. 1-30).
Mentre l'originale viene identificato con il dipinto oggi nuovamente a Parma, la versione vista da Puccini non è rintracciata e non è più identificabile con il dipinto a Digione, Musée des Beaux-Arts oggi riconosciuto come una copia coeva eseguita da un pensionante dell'Accademia di Francia. Le dimensioni del dipinto originale sono identiche a quelle del presente lotto, che potrebbe dunque essere la versione descritta a Napoli: '...è duplicato, e non è facile distinguerne l'originale. Ambedue qui si vorrebbero tali...' (Mazzi, cit.).