Giuseppe Maria Crespi, lo Spagnolo (Bologna 1665-1747)
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Giuseppe Maria Crespi, lo Spagnolo (Bologna 1665-1747)

La pulce

细节
Giuseppe Maria Crespi, lo Spagnolo (Bologna 1665-1747)
La pulce
olio su tela
58 x 47 cm.
来源
Collezione privata, Firenze.
出版
M. Marangoni, Arte barocca, Firenze, 1953, tav. 59.
M. P. Merriman, Giuseppe Maria Crespi, Milano 1980, A8, p. 328 (illustrato).
注意事项
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 150,000,00 18.5% on the hammer price for any amount in excess of € 150,000,00.

拍品专文

L'opera è una delle versioni del tema della donna, seduta sul letto, rappresentata nell'atto di cercare una pulce tra i seni, dipinto da Crespi a più riprese a partire dagli anni Dieci del Settecento.
Della composizione della 'Pulce' sono note altre quattro o cinque varianti, conservate in musei pubblici. Mira Pajes Merriman nella monografia dedicata all'artista indicò come primo esemplare di questo soggetto il dipinto su rame a Firenze, Galleria degli Uffizi (cf. M. P. Merriman, Giuseppe Maria Crespi, Milano 1980, nn. 247-252, pp. 305-308, in part. n. 247 a pp. 305-306). La studiosa individuò un secondo tipo in cui la donna viene osservata da due monelli dietro la finestra ed infine un terzo in cui la donna si spulcia alla presenza della famiglia.
Rispetto alle altre versioni, qui l'ambiente è più spoglio ed ospita una sola figura, la cui posa è articolata secondo chiasmi sapienti - la torsione del busto e della testa, volti verso destra, contrastano con le gambe orientate dall'altra parte. Tale guizzo, già in nuce nel rame degli Uffizi, acquisisce ora una forza nuova. "Tutto l'accento batte sul gioco del grande letto bianco, della biancheria e delle lumeggiature sulla figura della donna, in contrasto con il fondo bruno monocromo" (cit., p. 328).
La studiosa respinge l'ipotesi per cui il tema sarebbe legato ad un ciclo satirico (perduto ma documentato da Giampietro Zanotti nel 1739), riconoscendovi l'influsso di dipinti di soggetto popolaresco e triviale trattato anche dalla letteratura. Tale motivo fu realizzato sovente dai bamboccianti, ben rappresentati a Firenze nelle collezioni granducali che Crespi ebbe modo di studiare durante il suo soggiorno alla corte medicea.
Merriman riferisce l'opera agli anni 1710-1715, accostandola alla serie dei 'Sette Sacramenti', forse anche per quelle figure di umili condizioni che assurgono al ruolo di protagoniste tramite i giochi del chiaroscuro, che, privati dell'enfasi barocca, vengono illuminati da un esprit nuovo, tutto settecentesco.