拍品專文
Per fase stilistica e impaginazione compositiva il presente dipinto è raffrontabile allo 'Svenimento di Nicandra' di Fiasella già a Roma, presso Christie's (5-X-1979, lotto 591), poi passato a Genova, Collezione Cattaneo Adorno (cf. M. Bartoletti in Domenico Fiasella, catalogo, a cura di P. Donati, Genova, 1990, pp. 104-106, n. 9). Il dipinto già presso Christie's era en pendant con un 'Sansone e Dalila' già attribuito allo stesso Fiasella, ma in seguito considerato di bottega o di mano diversa.
Il gusto per le stoffe preziose, dal disegno accurato, l'accensione dei rossi del raso dell'abito di Dalila, il trattamento delle pieghe della camicia di uno dei catturatori di Sansone, la composizione caratterizzata dalla concentrazione di tutte le figure in primo piano, l'ambientazione quasi a lume oscuro mostrano la ricchezza della cultura figurativa di Domenico Fiasella, situata all'incrocio tra i maestri toscani del primo Seicento, le esperienze più avanzate del caravaggismo romano di prima e seconda generazione - soprattutto nell'accezione di Orazio e Artemisia Gentileschi - e l'ampia messe di fonti figurative reperibili in Liguria all'inizio del Seicento.
Una possibile citazione classica è quella del torso del Sansone, la cui postura rammenta latamente quella del 'San Cristoforo' di Peter Paul Rubens per il 'Trittico della Deposizione dalla Croce' ad Anversa, Cattedrale (1614). Per questa figura si è sostenuta una discendenza dalla figura di Adamo nel 'Giudizio Universale' di Michelangelo (cf. M. Jaffé, Rubens e l'Italia, Roma, 1984, pp. 23-24), ed è possibile che lo stesso Fiasella abbia voluto produrre una esercitazione sul noto esempio michelangiolesco in questo possente nudo accademico.
Una evidente relazione con il mondo di Artemisia Gentileschi è nella figura di Dalila, in piena sintonia con opere della pittrice come 'Giaele e Sisara' a Budapest, Szépmüveszéti Múzeum, firmata e datata 1620.
Nella scheda sullo 'Svenimento di Nicandra' di Collezione Cattaneo Adorno, il Bartoletti (cit.) propone una datazione dell'opera in prossimità del 1624, in contiguità stilistica con la 'Sant'Orsola, le Vergini e la Sacra Famiglia' di Fiasella a Genova, Santi Quirico e Giulitta (cf. L. Lodi in Domenico Fiasella, cit., pp. 101-103, n. 8). A tale momento dovrebbe situarsi anche il dipinto qui offerto.
Siamo grati alla Dottoressa Mary Newcome Schleier, che ci ha confermato l'attribuzione del presente dipinto a Domenico Fiasella da riproduzioni in bianco e nero e a colori, concordando anche sull'ipotesi di datazione qui avanzata.
Il gusto per le stoffe preziose, dal disegno accurato, l'accensione dei rossi del raso dell'abito di Dalila, il trattamento delle pieghe della camicia di uno dei catturatori di Sansone, la composizione caratterizzata dalla concentrazione di tutte le figure in primo piano, l'ambientazione quasi a lume oscuro mostrano la ricchezza della cultura figurativa di Domenico Fiasella, situata all'incrocio tra i maestri toscani del primo Seicento, le esperienze più avanzate del caravaggismo romano di prima e seconda generazione - soprattutto nell'accezione di Orazio e Artemisia Gentileschi - e l'ampia messe di fonti figurative reperibili in Liguria all'inizio del Seicento.
Una possibile citazione classica è quella del torso del Sansone, la cui postura rammenta latamente quella del 'San Cristoforo' di Peter Paul Rubens per il 'Trittico della Deposizione dalla Croce' ad Anversa, Cattedrale (1614). Per questa figura si è sostenuta una discendenza dalla figura di Adamo nel 'Giudizio Universale' di Michelangelo (cf. M. Jaffé, Rubens e l'Italia, Roma, 1984, pp. 23-24), ed è possibile che lo stesso Fiasella abbia voluto produrre una esercitazione sul noto esempio michelangiolesco in questo possente nudo accademico.
Una evidente relazione con il mondo di Artemisia Gentileschi è nella figura di Dalila, in piena sintonia con opere della pittrice come 'Giaele e Sisara' a Budapest, Szépmüveszéti Múzeum, firmata e datata 1620.
Nella scheda sullo 'Svenimento di Nicandra' di Collezione Cattaneo Adorno, il Bartoletti (cit.) propone una datazione dell'opera in prossimità del 1624, in contiguità stilistica con la 'Sant'Orsola, le Vergini e la Sacra Famiglia' di Fiasella a Genova, Santi Quirico e Giulitta (cf. L. Lodi in Domenico Fiasella, cit., pp. 101-103, n. 8). A tale momento dovrebbe situarsi anche il dipinto qui offerto.
Siamo grati alla Dottoressa Mary Newcome Schleier, che ci ha confermato l'attribuzione del presente dipinto a Domenico Fiasella da riproduzioni in bianco e nero e a colori, concordando anche sull'ipotesi di datazione qui avanzata.