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Emerso di recente dal buio critico, Bartolomeo Arbotori (noto anche nelle varianti di Arbottoni, Arbotore, Rovator, Rovertore e Rovertori di Piacenza) conta oggi un catalogo di una qualche decina di opere. La ricostruzione del corpus composto prevalentemente di nature morte dell'artista piacentino, a lungo confuso con Felice Boselli, si deve al fortunato ritrovamento di due grandi tele, una delle quali firmata "Arbotor", apparse sul mercato antiquariale ed oggi conservate nella Galleria Nazionale di Parma. Da allora, negli ultimi vent'anni, sono numerosi i contributi che si sono susseguiti per precisare i contorni della figura artistica ed arricchirne il catalogo; da ultimo la pubblicazione del catalogo monografico: L. Ravelli, Bartolomeo Arbotori: Piacenza 1594-1676, Grafica & Arte, 2000. La disposizione frontale su più piani, con l'affastellamento di frutta e verdura così come il grande bacile di rame, sono tutti elementi ricorrenti nelle opere conosciute del piacentino. In particolare il vaso di fiori decorato con figure femminili poggiato su di una scatola riccamente intagliata con un mascherone e grottesche si ritrova a cominciare proprio dalla grande natura morta con cacciagione, frutta e anfora di metallo sbalzato, firmata, della Galleria Nazionale di Parma (L. Ravelli, cit., p. 19, tav. 14).