拍品專文
Il presente dipinto è stato attribuito a Virginia da Vezzo da Olivier Michel sulla base di una stampa incisa da Claude Mellan, che lo riproduce esattamente (cf. J. Thullier in Vouet, catalogo, Parigi, 1990, p. 35; O. Michel, cit., 1992, pp. 127-129 fig. 3), ma non sembrerebbe essere mai stato esposto in pubblico.
Sappiamo relativamente poco della traiettoria artistica di Virginia Vezzi, o da Vezzo, la cui vicenda esistenziale è legata al fatto di aver sposato a Roma verso il 1626 Simon Vouet, forse il più importante pittore francese in Italia fino alla sua partenza per la Francia (cf. R. Colombo, Virginia Vezzi: una pittrice Veliterna alla corte di Luigi XIII, 1978. oltre a O. Michel, cit., 1992). Virginia da Vezzo ebbe l'onore - rarissimo per le pittrici del tempo - di essere accolta giovanissima dall'Accademia di San Luca prima della sua partenza per Parigi con il marito, avvenuta nella seconda metà del 1627. Questo riconoscimento indica la percezione pubblica di una personalità artistica che, a giudicare dal suo esiguo catalogo, gravitò sui modi del marito ma conseguì riconoscimenti tali da essere considerata una autentica professionista della pittura.
Come rilevato dal Thuillier, 'La Judith gravée par Mellan à Rome et qui date nécessairement d'avant 1627, montre un peintre accompli. On peu évidement penser que Vouet avait tenu la main de sa jeune femme: mais les contemporains, qui n'étaient pas aveugles, ont unanimement vanté son talent. 'Cette aimable épouse', écrit Bullart, était 'si bien instruite en l'Art de peindre qu'elle eut souvent l'honneur de travailler en la présence du Roi et de recevoir de sa bouche les louages deües aux ouvrages de sa belle main'. La copie conservée d'un de ses dessins parisiens [...] semble montrer qu'à Paris elle continua en effet à travailler dans la manière de son mari, mais avec cette marge d'indépendance qu'on peut déjà sentir devant la Judith' (cf. J. Thuillier, cit.).
Recentemente è stata avanzata da David Mandrella una attribuzione a Virginia da Vezzo per la Giuditta a Monaco, Bayerisch Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek, già attribuita a Vouet o alla sua cerchia (cf. Poussin, Watteau, Chardin, David. Peintures françaises dans les collections allemandes XVIIe - XVIIIe siècles, Paris, 2005, n. 5). Un confronto tra il trattamento dei panneggi del dipinto di Monaco, segnati dal blu intenso attraversato da effetti serici ottenuti attraverso un sapiente uso dei pigmenti bianchi, e quello dei panneggi del presente dipinto, eseguiti con un ductus molto simile, mostra la attendibilità di tale proposta, ora verificabile attraverso riscontri diretti.
Sappiamo relativamente poco della traiettoria artistica di Virginia Vezzi, o da Vezzo, la cui vicenda esistenziale è legata al fatto di aver sposato a Roma verso il 1626 Simon Vouet, forse il più importante pittore francese in Italia fino alla sua partenza per la Francia (cf. R. Colombo, Virginia Vezzi: una pittrice Veliterna alla corte di Luigi XIII, 1978. oltre a O. Michel, cit., 1992). Virginia da Vezzo ebbe l'onore - rarissimo per le pittrici del tempo - di essere accolta giovanissima dall'Accademia di San Luca prima della sua partenza per Parigi con il marito, avvenuta nella seconda metà del 1627. Questo riconoscimento indica la percezione pubblica di una personalità artistica che, a giudicare dal suo esiguo catalogo, gravitò sui modi del marito ma conseguì riconoscimenti tali da essere considerata una autentica professionista della pittura.
Come rilevato dal Thuillier, 'La Judith gravée par Mellan à Rome et qui date nécessairement d'avant 1627, montre un peintre accompli. On peu évidement penser que Vouet avait tenu la main de sa jeune femme: mais les contemporains, qui n'étaient pas aveugles, ont unanimement vanté son talent. 'Cette aimable épouse', écrit Bullart, était 'si bien instruite en l'Art de peindre qu'elle eut souvent l'honneur de travailler en la présence du Roi et de recevoir de sa bouche les louages deües aux ouvrages de sa belle main'. La copie conservée d'un de ses dessins parisiens [...] semble montrer qu'à Paris elle continua en effet à travailler dans la manière de son mari, mais avec cette marge d'indépendance qu'on peut déjà sentir devant la Judith' (cf. J. Thuillier, cit.).
Recentemente è stata avanzata da David Mandrella una attribuzione a Virginia da Vezzo per la Giuditta a Monaco, Bayerisch Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek, già attribuita a Vouet o alla sua cerchia (cf. Poussin, Watteau, Chardin, David. Peintures françaises dans les collections allemandes XVIIe - XVIIIe siècles, Paris, 2005, n. 5). Un confronto tra il trattamento dei panneggi del dipinto di Monaco, segnati dal blu intenso attraversato da effetti serici ottenuti attraverso un sapiente uso dei pigmenti bianchi, e quello dei panneggi del presente dipinto, eseguiti con un ductus molto simile, mostra la attendibilità di tale proposta, ora verificabile attraverso riscontri diretti.