Lot Essay
Il presente dipinto era originariamente in formato ottagonale, il che si riscontra ad occhio nudo osservando i quattro angoli della tela, ampliata nel formato rettangolare attuale a seguito di un rifodero.
Questa potente immagine di anacoreta chino sulle scritture, lo sguardo fisso sul grande volume, che ignora la presenza dell'animale demoniaco alle sue spalle attraverso la concentrazione nella lettura, mostra tutta la intensità propria di immagini di santi prodotte da Jusepe de Ribera nella seconda metà del secondo decennio del Seicento, come il San Matteo e l'angelo oggi a Santiago, Collezione privata, realizzato entro il 1619 (cf. N. Spinosa, Ribera. L'opera completa, Napoli, 2003, tav. col. a p. 51; p. 261, A38). La meticolosa attenzione alle rughe del brano di volto dell'anacoreta che spunta dal cappuccio, alle mani abbronzate ed all'impatto della luce sul libro, mostra anche una sintonia rispetto ad opere ascritte alla schiera degli aiuti e degli interpreti anonimi di Dirck van Baburen come l'Uomo che scrive a New York, presso Wildenstein, nel 1973 (cf. B. Nicolson, Caravaggism in Europe, Torino, 1989, III, fig. 1084).
Nondimeno, la spessa preparazione sulla tela a trama larga e le corpose stesure intuibili sotto l'ossidazione delle antiche vernici sembrano decisamente orientare verso una collocazione napoletana del dipinto, per l'appunto nella stretta cerchia di Ribera.
Questa potente immagine di anacoreta chino sulle scritture, lo sguardo fisso sul grande volume, che ignora la presenza dell'animale demoniaco alle sue spalle attraverso la concentrazione nella lettura, mostra tutta la intensità propria di immagini di santi prodotte da Jusepe de Ribera nella seconda metà del secondo decennio del Seicento, come il San Matteo e l'angelo oggi a Santiago, Collezione privata, realizzato entro il 1619 (cf. N. Spinosa, Ribera. L'opera completa, Napoli, 2003, tav. col. a p. 51; p. 261, A38). La meticolosa attenzione alle rughe del brano di volto dell'anacoreta che spunta dal cappuccio, alle mani abbronzate ed all'impatto della luce sul libro, mostra anche una sintonia rispetto ad opere ascritte alla schiera degli aiuti e degli interpreti anonimi di Dirck van Baburen come l'Uomo che scrive a New York, presso Wildenstein, nel 1973 (cf. B. Nicolson, Caravaggism in Europe, Torino, 1989, III, fig. 1084).
Nondimeno, la spessa preparazione sulla tela a trama larga e le corpose stesure intuibili sotto l'ossidazione delle antiche vernici sembrano decisamente orientare verso una collocazione napoletana del dipinto, per l'appunto nella stretta cerchia di Ribera.