Lot Essay
Dopo essere stato esposto a Roma nel 1957 presso la Galleria Barsanti, il presente dipinto è stato menzionato nel 1963 da Luigi Salerno come opera autografa di Salvator Rosa, e dallo stesso autore riconfermato nel 1975 (cf. qui alla bibliografia).
Del dipinto esiste una versione in formato ridotto (cm 39 x 47), già a Roma, Collezione Busiri Vici, considerata un 'Bozzetto con varianti' dal Salerno (cit., p. 95, fig. 140; p. 96, n. 140). Le principali varianti tra il dipinto già in Collezione Busiri Vici e quello in Collezione Balella consistono nella differente forma e posizione di alcuni navigli e nel numero di figure, minore in quello già in Collezione Busiri Vici.
La datazione del presente dipinto dovrebbe potersi circoscrivere nella prima metà del sesto decennio del Seicento, in prossimità di opere del Rosa come i Banditi su una costa rocciosa a New York, Metropolitan Museum of Art, datato al 1656 dal Salerno (cit., 1975, p. 96, n. 138, tav. col. XLVI), o la Costa rocciosa con il tributo già a Bergamo, Collezione privata (cf. L. Salerno, cit., 1975, p. 94, fig. 131; p. 96, n. 131). In queste opere, prodotte negli anni dell'andirivieni tra Roma e la Toscana, Rosa elabora una concezione drammatica del paesaggio costiero mediterraneo, costruito mediante direttrici prospettiche per angolo in cui grandi formazioni rocciose, percorse da ampi anfratti in ombra come quella nel presente dipinto, incombono su tratti costieri aperti su bracci di mare di un chiarore ed una calma senza equivalenti nella pittura di paesaggio del periodo. Il contrario esatto di quanto aveva fatto Claude Lorrain: alle sue quiete e bilanciate immagini Rosa oppone una natura aspra, della quale annota ogni accidente. Secondo Jonathan Scott 'His keen eye for detail and remarkable visual memory brought to his paintings a repertoire of cracked boughs, draped with long ropes of vine and ivy, splintered tree trunks [...]. By consistently emphasising the jagged and discordant features of nature rather than the smooth beauty of clump of trees and placid fields, he gave his subject a characteristic wildness which sets them apart from the views of his contemporaries' (cf. J. Brown, Salvator Rosa. His Life and Times, New Haven and London, 1995, pp. 36-37).
Le figure del presente dipinto, senza mai tradire oblio nei confronti delle esperienze degli antichi colleghi napoletani di Rosa (soprattutto Domenico Gargiulo e Aniello Falcone), mostrano una evidente sintonia soprattutto con le figure tipiche degli esponenti nordici della pittura di paesaggio a Roma, soprattutto Herman Swanewelt e Jan Both. In tal senso, un'altra opera di Rosa che per le figure di gusto nordico può essere confrontata con il presente dipinto è il Paesaggio con viaggiatori che chiedono la strada a Londra, Collezione di Sir Denis Mahon (cf. G. Finaldi in Alla scoperta del Barocco italiano. La Collezione Denis Mahon, catalogo della mostra, Venezia, 1998, pp. 142-143, n. 66).
Rosa lascia deliberatamente in vista la preparazione del dipinto per modulare gli effetti d'ombra sulle rocce e sull'albero in primo piano a destra, impiegando a contrasto consistenti spessori di pigmento per i colori chiari e per il rosso acceso dell'abito di una delle figure, secondo una modalità tecnica ed espressiva ricorrente nelle opere della sua maturità.
Del dipinto esiste una versione in formato ridotto (cm 39 x 47), già a Roma, Collezione Busiri Vici, considerata un 'Bozzetto con varianti' dal Salerno (cit., p. 95, fig. 140; p. 96, n. 140). Le principali varianti tra il dipinto già in Collezione Busiri Vici e quello in Collezione Balella consistono nella differente forma e posizione di alcuni navigli e nel numero di figure, minore in quello già in Collezione Busiri Vici.
La datazione del presente dipinto dovrebbe potersi circoscrivere nella prima metà del sesto decennio del Seicento, in prossimità di opere del Rosa come i Banditi su una costa rocciosa a New York, Metropolitan Museum of Art, datato al 1656 dal Salerno (cit., 1975, p. 96, n. 138, tav. col. XLVI), o la Costa rocciosa con il tributo già a Bergamo, Collezione privata (cf. L. Salerno, cit., 1975, p. 94, fig. 131; p. 96, n. 131). In queste opere, prodotte negli anni dell'andirivieni tra Roma e la Toscana, Rosa elabora una concezione drammatica del paesaggio costiero mediterraneo, costruito mediante direttrici prospettiche per angolo in cui grandi formazioni rocciose, percorse da ampi anfratti in ombra come quella nel presente dipinto, incombono su tratti costieri aperti su bracci di mare di un chiarore ed una calma senza equivalenti nella pittura di paesaggio del periodo. Il contrario esatto di quanto aveva fatto Claude Lorrain: alle sue quiete e bilanciate immagini Rosa oppone una natura aspra, della quale annota ogni accidente. Secondo Jonathan Scott 'His keen eye for detail and remarkable visual memory brought to his paintings a repertoire of cracked boughs, draped with long ropes of vine and ivy, splintered tree trunks [...]. By consistently emphasising the jagged and discordant features of nature rather than the smooth beauty of clump of trees and placid fields, he gave his subject a characteristic wildness which sets them apart from the views of his contemporaries' (cf. J. Brown, Salvator Rosa. His Life and Times, New Haven and London, 1995, pp. 36-37).
Le figure del presente dipinto, senza mai tradire oblio nei confronti delle esperienze degli antichi colleghi napoletani di Rosa (soprattutto Domenico Gargiulo e Aniello Falcone), mostrano una evidente sintonia soprattutto con le figure tipiche degli esponenti nordici della pittura di paesaggio a Roma, soprattutto Herman Swanewelt e Jan Both. In tal senso, un'altra opera di Rosa che per le figure di gusto nordico può essere confrontata con il presente dipinto è il Paesaggio con viaggiatori che chiedono la strada a Londra, Collezione di Sir Denis Mahon (cf. G. Finaldi in Alla scoperta del Barocco italiano. La Collezione Denis Mahon, catalogo della mostra, Venezia, 1998, pp. 142-143, n. 66).
Rosa lascia deliberatamente in vista la preparazione del dipinto per modulare gli effetti d'ombra sulle rocce e sull'albero in primo piano a destra, impiegando a contrasto consistenti spessori di pigmento per i colori chiari e per il rosso acceso dell'abito di una delle figure, secondo una modalità tecnica ed espressiva ricorrente nelle opere della sua maturità.