Gaspar van Wittel (Amersfoort 1653-1736 Roma)
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Gaspar van Wittel (Amersfoort 1653-1736 Roma)

Caprarola: Palazzo Farnese

Details
Gaspar van Wittel (Amersfoort 1653-1736 Roma)
Caprarola: Palazzo Farnese
siglato 'G.W.' (in basso al centro)
olio su tela
48 x 64 cm.
reca iscrizione 'Palazzo di Caprarola dipinto da Giorgio Hackert 1805. collection Roccagiovine Roma 1907' (sul retro della cornice)
Provenance
Marchese del Gallo di Roccagiovine, Roma.
Literature
G. Briganti, Gaspar van Wittel e l'origine della veduta settecentesca, Roma, 1966, p. 224, n. 144.
G. Briganti, Gaspar van Wittel, a cura di L. Laureati e L. Trezzani, Milano, 1996, pp. 217-218, n. 236, D110, pp. 325-327.
Special notice
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 150,000,00 18.5% on the hammer price for any amount in excess of € 150,000,00.

Lot Essay

Il presente dipinto, annoverato nel 1966 tra le opere autografe di Gaspar van Wittel da Giuliano Briganti, è stato riconfermato al pittore nella riedizione dello stesso volume del 1996 (cit.). Siamo grati alla Dottoressa Laura Laureati che, dopo aver visionato il dipinto in originale, ci ha a sua volta confermato l'attribuzione a van Wittel, rilevando che a suo avviso la sigla su di esso presente non è riscontrabile in altre opere del pittore.
L'opera è una delle sei versioni prodotte dal pittore olandese della veduta di Caprarola. Due di esse sono datate: 1715 quella a Madrid, Palacio de la Moncloa, eseguita a tempera su carta, proveniente dalla Collezione di Elisabetta Farnese; e 1720 è datata quella già presso Finarte, Milano, 24-XI-1983, lotto 66a (cf. G. Briganti, 1996, cit., p. 216-217, nn. 232-237 per la lista delle versioni).
Le versioni a Madrid, a Roma (collezione privata) e a Holkham Hall, Collezione del Conte di Leicester (cf. G. Briganti, 1996, cit., nn. 232-234) presentano una focale più allargata, che comprende anche la Chiesa di Santa Maria Suburbana, mentre le altre tre - tra le quali quella qui offerta - non mostrano questo edificio.
Della veduta di Caprarola di van Wittel esiste un disegno a Chatsworth, Collezione del Duca di Devonshire, che secondo Briganti non può 'considerarsi uno studio preparatorio quanto un'ulteriore redazione di una veduta già realizzata in precedenza'. Lo stesso studioso ritiene che nel disegno a Chatsworth 'il taglio dell'inquadratura corrisponde in particolare alla versione già nella raccolta Roccagiovine' (cf. G. Briganti, 1996, cit., D110, pp. 325-327), ma senza nessuna delle figure collocate nel dipinto, e con uno solo dei due alberi che vi compaiono sul lato destro.
Recentemente Ludovica Trezzani, tentando di motivare la presenza della versione a tempera a Palacio de la Moncloa nelle collezioni di Elisabetta Farnese, l'ha spiegata con l'interesse di Elisabetta Farnese per Caprarola: nel 1731 la Regina di Spagna ereditò i feudi della sua famiglia d'origine, tra cui per l'appunto il Palazzo di Caprarola (L. Trezzani in Gaspare Vanvitelli e le origini del vedutismo, catalogo della mostra, Roma, 2002, p. 183). Senza dubbio, peraltro, sin dai primi anni del secolo XVIII ai più attenti visitatori del Lazio non sfuggì l'importanza della cittadina di Caprarola negli itinerari del Grand Tour. Già sede di importanti incontri diplomatici nel corso del Cinquecento e del Seicento, Palazzo Farnese - capolavoro del Vignola - aveva acquisito un posto di rilievo tra i massimi raggiungimenti dell'architettura italiana del Cinquecento, sia per la forza con cui condiziona ancor oggi l'abitato di Caprarola dal punto di vista urbanistico, sia per l'originalità della sua famosa pianta pentagonale, sia per la ricchezza dell'apparato decorativo al suo interno e per il valore esemplificativo dei suoi giardini.
'Situata a diciotto miglia da Roma, Caprarola era facilmente raggiungibile per i viaggiatori che andavano da Roma a Firenze per la via di Viterbo, l'antica via Francigena, o per quanti sull'indicazione della guida del Misson, che la segnalava come obiettivo 'da non perdere', vi si recavano appositamente. Se alla fine del Sei e nella prima metà del Settecento la 'fortezza in forma di palazzo' eretta dal Vignola per la famiglia Farnese ne costituiva il principale motivo di interesse, con l'avanzare del secolo le guide segnalavano Caprarola anche per l'aspetto pittoresco delle sue valli, indicando ai viaggiatori i punti di vista più adatti a ritrarne il paesaggio' (cf. L. Trezzani, cit.; per un recente contributo sul Palazzo Farnese e sul borgo di Caprarola cf. anche AA.VV., Caprarola, a cura di P. Portoghesi, Roma, 1996).
La componente fondamentale del presente dipinto è ben chiarita dalla stessa Trezzani, che a proposito della versione a Madrid ha rilevato 'l'interesse dominante di Gaspar van Wittel per la veduta urbana i cui monumenti di maggiore rilievo risultino inseriti nel tessuto urbano circostante, quand'anche minore' (cf. L. Trezzani, cit.).
Le tipiche figure di van Wittel appaiono qui eseguite con particolare impegno; è ora visibile un pentimento sulla gonna rossa della seconda figura di donna da sinistra, che reca una balla di panni sul capo. Rispetto alla versione a tempera di Madrid, van Wittel (qui coadiuvato anche dal differente medium) accentua il contrasto tra le lunghe e profonde ombre - proiettate dagli alberi sin quasi al basamento del Palazzo Farnese - e i riflessi della luce pomeridiana sulle vetrate delle finestre del palazzo e sulle sue possenti cortine murarie. Ne scaturisce così una descrizione esattissima ed ispirata del paesaggio pianeggiante in lontananza, che con i tetti del borgo di Caprarola diventa realmente il protagonista principale dell'immagine.
Allo stesso tempo van Wittel impiega una tavolozza molto accesa per le sue consuete figure di astanti, eseguite con un accurato gusto miniaturistico particolarmente efficace nelle piccole silhouettes che in lontananza percorrono la discesa verso il borgo.