Lot Essay
L'opera apparteneva alla serie importante di feste veneziane della collezione Doria Pamphilj di Roma [sulla serie Doria Pamphilj e sulla produzione di Heintz cf. G. Lorenzetti, Le feste e le maschere veneziane, catalogo, Venezia, Ca' Rezzonico, maggio-ottobre 1937, Venezia, 1937, pp. 8, 32-33, figg. 6-11; T. Pignatti, Il Museo Correr di Venezia. Dipinti del XVII e XVIII secolo, Venezia, 1960, pp. 110-113; P. Zampetti, I vedutisti veneziani del Settecento, catalogo, Venezia, Palazzo Ducale, giugno-ottobre 1967, Venezia, 1967; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano, 1993, I, pp. 152-155; II, figg. 435-449; E. Safarik, La pittura, in Storia di Venezia. Temi, Roma, 1995, III, p. 92]. Quattro di esse furono donate nel 1937 dal Conte Giuseppe Volpi di Misurata al Museo Correr di Venezia e raffigurano La processione del Redentore nella terza domenica di luglio, La caccia ai tori in campo San Polo, Il solenne ingresso del Patriarca Federico Cornaro nella cattedrale di San Pietro e Il 'Fresco' in barca a Murano.
Attualmente a Palazzo Doria Pamphilj è conservato solo un dipinto della serie, la Festa popolare in piazza San Marco. Quest'ultimo risulta firmato 'JOSEPH HEINTIUS EQUES AURATUS' parimenti al dipinto offerto nel lotto e alle tele Correr, La caccia ai tori (1648) e Il 'Fresco' in barca a Murano. Tutti i dipinti misurano tra 115 e 117 cm d'altezza e 205 e 207 cm di larghezza.
Il dipinto in esame, l'unico della serie Doria Pamphilj ancora sul mercato, era di proprietà della nobile famiglia romana ancora nel 1912, come è confermato da una foto pubblicata nell'articolo di Gino Fogolari dedicato alle vedute veneziane. Dell'opera in esame è riprodotto nel testo il particolare della piazzetta con il campanile di San Marco sullo sfondo. Lo studioso riferiva al 1649 la tela qui offerta ed un'altra veduta di Venezia dello stesso pittore, proveniente dalla medesima collezione (non illustrata nell'articolo); della data tuttavia ora non vi è più traccia nel presente dipinto.
La scena rappresenta l'incontro tra un Capitano da Mar e il Doge Francesco Molin (1646-1655). La guerra di Candia contro i Turchi, protrattasi fino alla caduta della città nel 1669, fu motivo di frequenti festività indette in occasione dei trionfi navali della flotta veneziana, e il presente dipinto ne illustra esemplarmente una di esse, purtroppo non identificabile.
L'opera riveste un interesse specifico per la presenza dell'autoritratto di Heintz, che appare in piedi sulla sinistra della tela e indossa l'ordine cavalleresco riportato nella firma. Citando il giudizio del Lorenzetti sulle opere di Heintz, Lo sbarco di un capitan da Mar mostra 'il brio descrittivo, la varietà, e la vivacità dei costumi, delle macchiette schizzate con facilità e con brio' dal pittore, che nelle sue fastose cronache della vita della Serenissima ce ne mostra una fase sfolgorante, ancora in grado di celarne l'imminente declino [cit. da A. Peltzer, 'Quadri sconosciuti di Giuseppe Heintz (Enzo) il Giovane', in Arte Veneta, 1952, pp. 191-192].
L'aspetto più interessante della produzione di Heintz è costituito dai dipinti che illustrano feste e scene di vita veneziana. Ancora durante la seconda metà del Seicento le vedute di Heintz costituivano un genere pittorico inusuale, ed esercitarono un'influenza importante sulla formazione dei vedutisti settecenteschi quali Carlevarijs, Canaletto e Guardi. Heintz produsse le sue rappresentazioni di eventi pubblici e di momenti di aggregazioni di massa con spirito e humour, e per tale motivo si guadagnò l'epiteto 'pitor bizaro e capricioso', conferitogli dal Boschini nella Carta del navegar pittoresco (1660).
Il dipinto è notificato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Attualmente a Palazzo Doria Pamphilj è conservato solo un dipinto della serie, la Festa popolare in piazza San Marco. Quest'ultimo risulta firmato 'JOSEPH HEINTIUS EQUES AURATUS' parimenti al dipinto offerto nel lotto e alle tele Correr, La caccia ai tori (1648) e Il 'Fresco' in barca a Murano. Tutti i dipinti misurano tra 115 e 117 cm d'altezza e 205 e 207 cm di larghezza.
Il dipinto in esame, l'unico della serie Doria Pamphilj ancora sul mercato, era di proprietà della nobile famiglia romana ancora nel 1912, come è confermato da una foto pubblicata nell'articolo di Gino Fogolari dedicato alle vedute veneziane. Dell'opera in esame è riprodotto nel testo il particolare della piazzetta con il campanile di San Marco sullo sfondo. Lo studioso riferiva al 1649 la tela qui offerta ed un'altra veduta di Venezia dello stesso pittore, proveniente dalla medesima collezione (non illustrata nell'articolo); della data tuttavia ora non vi è più traccia nel presente dipinto.
La scena rappresenta l'incontro tra un Capitano da Mar e il Doge Francesco Molin (1646-1655). La guerra di Candia contro i Turchi, protrattasi fino alla caduta della città nel 1669, fu motivo di frequenti festività indette in occasione dei trionfi navali della flotta veneziana, e il presente dipinto ne illustra esemplarmente una di esse, purtroppo non identificabile.
L'opera riveste un interesse specifico per la presenza dell'autoritratto di Heintz, che appare in piedi sulla sinistra della tela e indossa l'ordine cavalleresco riportato nella firma. Citando il giudizio del Lorenzetti sulle opere di Heintz, Lo sbarco di un capitan da Mar mostra 'il brio descrittivo, la varietà, e la vivacità dei costumi, delle macchiette schizzate con facilità e con brio' dal pittore, che nelle sue fastose cronache della vita della Serenissima ce ne mostra una fase sfolgorante, ancora in grado di celarne l'imminente declino [cit. da A. Peltzer, 'Quadri sconosciuti di Giuseppe Heintz (Enzo) il Giovane', in Arte Veneta, 1952, pp. 191-192].
L'aspetto più interessante della produzione di Heintz è costituito dai dipinti che illustrano feste e scene di vita veneziana. Ancora durante la seconda metà del Seicento le vedute di Heintz costituivano un genere pittorico inusuale, ed esercitarono un'influenza importante sulla formazione dei vedutisti settecenteschi quali Carlevarijs, Canaletto e Guardi. Heintz produsse le sue rappresentazioni di eventi pubblici e di momenti di aggregazioni di massa con spirito e humour, e per tale motivo si guadagnò l'epiteto 'pitor bizaro e capricioso', conferitogli dal Boschini nella Carta del navegar pittoresco (1660).
Il dipinto è notificato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.