Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more
Enrico Castellani (N. 1930)

Superficie bianca

Details
Enrico Castellani (N. 1930)
Superficie bianca
firma, titolo e data Enrico Castellani - Superficie bianca - 1974 - (sul retro)
acrilico su tela estroflessa ed introflessa
cm 120x90,2
Eseguito nel 1974
Autentica su fotografia dell'Archivio Castellani, Milano, n. 74-007
Provenance
Collezione privata, Milano
Galleria Seno, Milano
ivi acquisito dall'atturale proprietario nel 2001
Special notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent. Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer''s for each lot, is calculated in the following way: 30% of the final bid price of each lot up to and including € 20.000,00 26% of the excess of the hammer price above € 20.000,00 and up and including € 800.000,00 18,5% of the excess of the hammer price above €800.000,00

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Lot Essay

L'ideale della generazione che inizia a operare subito dopo l'ondata dell'Action Painting, dell'Espressionismo astratto e dell'Informale non è quello di un investimento eroico, dove l'artista e l'opera crescono insieme, l'uno inerente
all'altra - secondo la realizzazione estrema del sé, cosicché il quadro e la scultura siano un prolungamento dell'esistenza e dei suoi incidenti -, bensì quello di una disponibilità individuale che porti a una manifestazione sensibile di una realtà invisibile e neutra. Il tentativo è di evitare il prevalere di un fare sull'altro, dell'irrazionale sul razionale, dell'inconscio sul conscio, dell'aforma sulla forma, del negativo sul positivo, per giungere a un equilibrio che non escluda le polarità. Un'ipotesi di armonia che lavori in senso inverso, cercando di dare valore alla coppia dei contrari. Evitare quindi di lasciarsi dividere per cercare una totalità armonica dove l'urlo pittorico o scultoreo lasci spazio alla pausa e al silenzio e la maniera aggressiva del gesto permetta la pacatezza del costruire. Si tratta di un tentativo di evitare ogni compiacimento personale e individuale, che alla fine degli anni Cinquanta è arrivato a uno stadio retorico, quasi a un formalismo dell'informalismo, per impostare una visione più elementare e semplice che non coltivi solo il piacere o il dramma del soggetto, ma si carichi di una funzione di elevazione che, mediante l'oggetto, partecipa dell'ordine del mondo.
Ora, se l'oggetto artistico che era stato prodotto dalla generazione informale era la rappresentazione o la presentazione di una condizione umana, indefinibile e magmatica, gli artisti che iniziano a operare tra il 1957 il l960, come Enrico Castellani e Piero Manzoni, Jannis Kounellis e Giulio Paolini, si mettono alla ricerca di un oggetto che sia liberato dalla tirannia dell'inconscio e dell'irrazionale. Rifuggono dal naturalismo, dal realismo e dall'illusionismo del visto e non visto, dei segni della veglia e del sogno, del piacere e dell'incubo. Più che giungere a possederlo tramite il loro ego, essi aspirano a pietrificare un conoscere, un processo del vedere o del sentire, a tramutarlo in cosa, autonoma e indipendente, immobile e duratura. Rispetto alla realizzazione estrema del sé che passa attraverso l'azione sulle materie che si depositano su una superficie o in volume, l'ipotesi è allora quella di scoprire una nuova sintesi per la quale l'annientamento del gesto e della partecipazione passionale dell'individuo si risolve nell'annientamento dell'individuo stesso, per costruire, nella continuità della ricerca, una premessa di rinascita in una nuova dimensione.
Questa trasmutazione, sottendendo una condizione antieroica e antillusionistica dell'artista, si accompagna inevitabilmente a una definizione dell'arte come manifestazione dell'impersonale, dell'inespressivo, dell'insignificante e del neutro. L'intento aspira a un'obliterazione dell'insopportabile presenza corporale per giungere a una definizione di uno spazio che è intorno all'essere umano. Se questo è definibile come "non espresso", esso si avvicina al "vuoto" e al "nulla", soggetti della rappresentazione impossibile che impegna gli artisti del dopo- Informale. (G. Celant, Dietro il quadro, in: Enrico Castellani, Milano 2001, p. 10)