Lot Essay
La critica ha spesso accusato l'arte italiana della prima metà del secolo scorso di mancanza di apertura verso l'estero e di insufficiente aggiornamento sulle esperienze straniere in un momento in cui la circolazione internazionale delle idee cominciava a diventare parte essenziale del bagaglio culturale di artisti e intellettuali.
Se nel complesso questa critica pare accettabile e corrispondente ai fatti, va sottolineato come in Italia esistano importanti eccezioni. Una delle maggiori è la figura di Ardengo Soffici, per la conoscenza diretta di quanto accadeva oltrefrontiera, per l'apertura del giudizio, per il ruolo avuto nella divulgazione delle idee dell'avanguardia artistica e letteraria (basti ricordare che, dopo aver collaborato a La Voce, fu il fondatore di Lacerba assieme a Giovanni Papini). Figura poliedrica e complessa di pittore, critico, polemista e scrittore, Soffici fu in grado di difendere un'idea di cultura e arte nazionali e tipicamente italiane senza chiudersi in un provincialismo miope e senza futuro.
L'opera che presentiamo, di impronta chiaramente cézanniana, ne è una prova inconfutabile oltre che un dipinto sublime, magnificamente riuscito. La solidità dell'impianto quadrato si unisce a una pennellata molto strutturata che non si limita a restituire un'immagine, ma la costruisce, quasi la scolpisce.
La pennellata crea, oltre al volume e allo spazio, la luminosità del dipinto; il passaggio dalla luce all'ombra viene reso dall'accostamento -tipico della tradizione postimpressionista francese- di tasselli di colore piatti, senza chiaroscuro e sfumato. Questa tecnica richiede un controllo e una sobrietà assoluta della pennellata. Soffici evita sapientamente l'uso del nero e limita i bruni in modo da portare al massimo grado la luminosità del dipinto, che non deriva più dalla luce esterna, ma è emessa direttamente dai colori dipinti.
La composizione è semplice ma sapiente: due fasce chiare in alto e in basso racchiudono una zona centrale più ampia tagliata da una diagonale, al disopra della quale troviamo il crinale della montagna, la zona più scura e mossa del dipinto, al disotto i volumi delle costruzioni giocati su una gamma di bianchi e verdi.
Il dipinto è variamente datato dalla critica 1909 o 1910. La data 1910 è chiaramente leggibile in basso a sinistra, ma il soggiorno a Bulciano data dal 1909. Il dipinto potrebbe quindi essere stato dipinto nel 1909, ma datato e firmato solo successivamente.
Case di Bulciano, eseguito quindi da un Soffici appena trentenne, mostra la piena maturità già raggiunta dall'artista, quella maturità che gli consentirà di affrontare senza esitazioni la sfida di un linguaggio completamente differente, quello del Futurismo. È nota la tempestosa storia dei rapporti tra i Futuristi e Soffici, il quale si dimostrerà in ogni momento all'altezza del movimento: non appiattendosi mai un'adesione acritica servì da pungolo e da sponda polemica, com'era proprio del carattere irrequieto dell'artista.
Se nel complesso questa critica pare accettabile e corrispondente ai fatti, va sottolineato come in Italia esistano importanti eccezioni. Una delle maggiori è la figura di Ardengo Soffici, per la conoscenza diretta di quanto accadeva oltrefrontiera, per l'apertura del giudizio, per il ruolo avuto nella divulgazione delle idee dell'avanguardia artistica e letteraria (basti ricordare che, dopo aver collaborato a La Voce, fu il fondatore di Lacerba assieme a Giovanni Papini). Figura poliedrica e complessa di pittore, critico, polemista e scrittore, Soffici fu in grado di difendere un'idea di cultura e arte nazionali e tipicamente italiane senza chiudersi in un provincialismo miope e senza futuro.
L'opera che presentiamo, di impronta chiaramente cézanniana, ne è una prova inconfutabile oltre che un dipinto sublime, magnificamente riuscito. La solidità dell'impianto quadrato si unisce a una pennellata molto strutturata che non si limita a restituire un'immagine, ma la costruisce, quasi la scolpisce.
La pennellata crea, oltre al volume e allo spazio, la luminosità del dipinto; il passaggio dalla luce all'ombra viene reso dall'accostamento -tipico della tradizione postimpressionista francese- di tasselli di colore piatti, senza chiaroscuro e sfumato. Questa tecnica richiede un controllo e una sobrietà assoluta della pennellata. Soffici evita sapientamente l'uso del nero e limita i bruni in modo da portare al massimo grado la luminosità del dipinto, che non deriva più dalla luce esterna, ma è emessa direttamente dai colori dipinti.
La composizione è semplice ma sapiente: due fasce chiare in alto e in basso racchiudono una zona centrale più ampia tagliata da una diagonale, al disopra della quale troviamo il crinale della montagna, la zona più scura e mossa del dipinto, al disotto i volumi delle costruzioni giocati su una gamma di bianchi e verdi.
Il dipinto è variamente datato dalla critica 1909 o 1910. La data 1910 è chiaramente leggibile in basso a sinistra, ma il soggiorno a Bulciano data dal 1909. Il dipinto potrebbe quindi essere stato dipinto nel 1909, ma datato e firmato solo successivamente.
Case di Bulciano, eseguito quindi da un Soffici appena trentenne, mostra la piena maturità già raggiunta dall'artista, quella maturità che gli consentirà di affrontare senza esitazioni la sfida di un linguaggio completamente differente, quello del Futurismo. È nota la tempestosa storia dei rapporti tra i Futuristi e Soffici, il quale si dimostrerà in ogni momento all'altezza del movimento: non appiattendosi mai un'adesione acritica servì da pungolo e da sponda polemica, com'era proprio del carattere irrequieto dell'artista.