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DALLA COLLEZIONE DELLA FONDAZIONE FRANCESCO PELLIN (lotti 213-214)
Nel tema generico delle "nature morte" di oggetti trattato nel 1979 si avverte, nuova, una certa fissità "metafisica", nella rarefatta atmosfera della presentazione di oggetti corposamente percepiti nella loro plasticità, e di accesa consistenza cromatica, fino ad adombrarsi d'intensità malinconica assai profonda in una tela memorabile come Brocca e drappo. (E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, Milano 1989, vol. III, p. XCVII)
Una delle più importanti collezioni private delle opere di Renato Guttuso, sia per consistenza numerica che per il valore storico-artistico dei singoli lavori e per l'ampia estensione dell'arco temporale a cui essi sono ascrivibili, è quella della Fondazione Francesco Pellin, voluta dall'imprenditore di Busto Arsizio per assicurare la tutela, la divulgazione e la valorizzazione delle opere dell'artista siciliano che Pellin ha raccolto a partire dal 1970.
A partire da un bel rapporto di amicizia con Guttuso, Francesco Pellin diventò ben presto anche il suo maggiore mecenate.
Rimase, infatti, talmente colpito dall'opera dell'artista, che iniziò una collezione monotematica e del tutto originale dei suoi dipinti, acquistandoli direttamente dall'autore.
Sempre all'iniziativa di Francesco Pellin si deve la realizzazione di un'opera editoriale monumentale, qual è il Catalogo ragionato generale dei dipinti di Guttuso, curata da Enrico Crispolti e edita da Giorgio Mondadori.
Il progetto nasceva dalla volontà di Pellin di arrivare ad offrire a chi apprezza il lavoro di pittore di Renato Guttuso qualcosa che ricapitolasse i quasi sessant'anni dell'attività dell'artista, costituendo così uno strumento di studio e di riferimento per il futuro, come, sosteneva Pellin, si fa per un maestro antico.
Francesco Pellin ha dimostrato così la profonda amicizia che lo legava all'artista siciliano, al di là della nota passione di suo grande collezionista, facendosi promotore di un'impresa culturale che ha contribuito alla migliore conoscenza della storia dell'arte italiana.
"Tutto ciò nasce sul fondamento di quell'intensità di esperienza nuova, umana prima che culturale, che nella tua vita, spesso me lo ricordi, ha rappresentato e sempre di nuovo rappresenta, il tuo rapporto con la mia pittura.
Anche di questo ti sono profondamente grato, perchè una tale possibilità intima di comunicazione di sentimenti e di pensieri, credo, una delle maggiori soddisfazioni per un pittore. E dico particolarmente per un pittore come me, che ha sempre cercato nel dialogo con gli altri la ragione del proprio impegno di lavoro."
Così, in una lettera del 1983, Guttuso ringrazia il suo amico e mecenate per aver contribuito alla catalogazione delle opere dell'artista e per aver sempre apprezzato quella caratteristica peculiare nella poetica dell'artista che era la necessità comunicativa, quasi quotidiana, di urgenza esistenziale, che correva sul passo stesso degli umori e dei sentimenti di ogni giorno e si formulava sull'esperienza quotidiana di emozioni nel rapporto con le cose, anche più prossime, con i fatti, individuali e sociali, e con le idee, proprie e altrui.
Nel tema generico delle "nature morte" di oggetti trattato nel 1979 si avverte, nuova, una certa fissità "metafisica", nella rarefatta atmosfera della presentazione di oggetti corposamente percepiti nella loro plasticità, e di accesa consistenza cromatica, fino ad adombrarsi d'intensità malinconica assai profonda in una tela memorabile come Brocca e drappo. (E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, Milano 1989, vol. III, p. XCVII)
Una delle più importanti collezioni private delle opere di Renato Guttuso, sia per consistenza numerica che per il valore storico-artistico dei singoli lavori e per l'ampia estensione dell'arco temporale a cui essi sono ascrivibili, è quella della Fondazione Francesco Pellin, voluta dall'imprenditore di Busto Arsizio per assicurare la tutela, la divulgazione e la valorizzazione delle opere dell'artista siciliano che Pellin ha raccolto a partire dal 1970.
A partire da un bel rapporto di amicizia con Guttuso, Francesco Pellin diventò ben presto anche il suo maggiore mecenate.
Rimase, infatti, talmente colpito dall'opera dell'artista, che iniziò una collezione monotematica e del tutto originale dei suoi dipinti, acquistandoli direttamente dall'autore.
Sempre all'iniziativa di Francesco Pellin si deve la realizzazione di un'opera editoriale monumentale, qual è il Catalogo ragionato generale dei dipinti di Guttuso, curata da Enrico Crispolti e edita da Giorgio Mondadori.
Il progetto nasceva dalla volontà di Pellin di arrivare ad offrire a chi apprezza il lavoro di pittore di Renato Guttuso qualcosa che ricapitolasse i quasi sessant'anni dell'attività dell'artista, costituendo così uno strumento di studio e di riferimento per il futuro, come, sosteneva Pellin, si fa per un maestro antico.
Francesco Pellin ha dimostrato così la profonda amicizia che lo legava all'artista siciliano, al di là della nota passione di suo grande collezionista, facendosi promotore di un'impresa culturale che ha contribuito alla migliore conoscenza della storia dell'arte italiana.
"Tutto ciò nasce sul fondamento di quell'intensità di esperienza nuova, umana prima che culturale, che nella tua vita, spesso me lo ricordi, ha rappresentato e sempre di nuovo rappresenta, il tuo rapporto con la mia pittura.
Anche di questo ti sono profondamente grato, perchè una tale possibilità intima di comunicazione di sentimenti e di pensieri, credo, una delle maggiori soddisfazioni per un pittore. E dico particolarmente per un pittore come me, che ha sempre cercato nel dialogo con gli altri la ragione del proprio impegno di lavoro."
Così, in una lettera del 1983, Guttuso ringrazia il suo amico e mecenate per aver contribuito alla catalogazione delle opere dell'artista e per aver sempre apprezzato quella caratteristica peculiare nella poetica dell'artista che era la necessità comunicativa, quasi quotidiana, di urgenza esistenziale, che correva sul passo stesso degli umori e dei sentimenti di ogni giorno e si formulava sull'esperienza quotidiana di emozioni nel rapporto con le cose, anche più prossime, con i fatti, individuali e sociali, e con le idee, proprie e altrui.