Antonio Cavallucci (1752-1795)

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Antonio Cavallucci (1752-1795)

La vestizione di Santa Bona

olio su tela, cm 74x74

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Il dipinto è il bozzetto preparatorio per il dipinto di Cavallucci a Pisa, Museo Nazionale, originariamente ubicato nella Cattedrale di Pisa. La commissione delle grandi pale d'altare per la Cattedrale di Pisa è uno dei più importanti e qualificati episodi di committenza artistica nel Settecento in Italia, al quale furono chiamati molti fra i principali artisti del periodo. Il 'Battesimo di Santa Bona' fu commissionato a Cavallucci nel 1790 dalla marchesa Ricciarda Catanti Tanucci, vedova del primo ministro di Carlo III di Borbone Bernardo Tanucci, la quale lo aveva offerto ai Deputati del Negozio della Cattedrale l'8 aprile 1788 (cfr. C.M. Sicca, Et in Arcadia Pisae. Pittori "eccellenti" e gusto proto-neoclassico a Pisa, in AA. VV., Settecento pisano. Pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII, a cura di R.P. Ciardi, Pisa, 1990, pp. 273, 282 n. 113, figg. 274-276. Altre menzioni del dipinto in S. Rudolph, La pittura del '700 a Roma, Milano, 1983, fig. 143; G. Sestieri, La pittura del Settecento, collana Storia dell'arte d'Italia, Torino, 1988, p. 72, fig. a p. 71; Idem, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino, 1994, I, pp. 46-47). Santa Bona (1150-1207), protettrice di Pisa, ricevette in età molto precoce l'abito di Terziaria Agostiniana a Pisa, nella Chiesa di San Martino in Chinzica, dove sono tutt'ora conservate le sue reliquie. Il luogo della vestizione è alluso dalla statua di Sant'Agostino a sinistra sullo sfondo (cf. E. Carli, in AA.VV., Il Duomo di Pisa, ivi, 1989, pp.110-111, tav. a p.139; per la storia di San Martino F. Paliaga-S. Renzoni, Le Chiese di Pisa, Guida alla conoscenza del patrimonio artistico, Pisa, 1991, pp.132-136). Il dipinto, ultimato da Cavallucci nel 1791, è considerato "di impostazione più nettamente neoclassica", denota "l'impatto esercitato sui pittori italiani dall'esempio della scuola francese", e viene ritenuto "francese in spirito". Nell'opera di Cavallucci "a Greuze si rifanno i volti paffuti delle figure femminili e le sete dei loro abiti" (cf. C.M. Sicca, op. cit., p. 46). G. Sestieri, op. cit. 1988, p. 72, pone il dipinto tra le "prove più complesse" del pittore, che "pur aderendo alla chiarezza espositiva di stampo neoclassico, riuscì ad imprimere una certa vitalità alla scena e a far trasparire da un innegabile convezionalismo espressivo un sincero sentimento religioso". L'iter ideativo del dipinto è documentato da un disegno preparatorio per la testa dell'uomo canuto inginocchiato a sinistra e per il volto del giovane paggio dietro al chierico che regge il volume (Edimburgo, National Gallery of Scotland), nonchè da un disegno dell'intera composizione a Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Per entrambi i fogli cfr. C.M. Sicca, op. cit., figg. 274-275, p. 266). Il presente dipinto è venduto con una lettera di Roberto Longhi datata 9.VIII.1959 in cui lo studioso, nell'identificare la paternità del dipinto e il suo rapporto con la pala nel Museo di Pisa, lo ritiene "non tanto un bozzetto quanto un 'modello' per l'opera di maggior formato. Un altro "modello" del resto, e di dimensioni alquanto più ampie di questo (0,96x1,16), si conserva nel Museo di Pisa e, assieme al presente, dimostra con quanto impegno il Cavallucci attendesse alla impegnativa commissione pisana". E. Carli (op.cit.), cita l'esistenza di un altro bozzetto a Baltimora, Walters Art Gallery. E' probabile che il presente dipinto costituisca la prima idea compiutamente elaborata dal pittore su tela. Tale ipotesi sembra dimostrata dall'esteso numero di pentimenti nelle figure in secondo piano a sinistra, nell'acconciatura della dama al centro, nel chierico con la mano levata ed in quello che regge il volume, nonchè nella figura che regge il tendaggio sullo sfondo. Più in generale il dipinto è condotto con un ductus lievemente abbozzato ancora pertinente alle tecniche pittoriche tardo-barocche, impiegato anche in ragione delle ridotte dimensioni.