D'Annunzio, Gabriele - Magnifico carteggio, in parte inedito, con l'editore Giuseppe Treves (1838-1904; con il fratello Emilio aveva fondato a Milano, nel 1861, l'omonima casa editrice e la rivista "L'Illustrazione Italiana"; a entrambe D'Annunzio collaborò con un contratto in esclusiva a cavallo del secolo: periodo appunto documentato dal carteggio, che si estende dal 1896 alla morte di Giuseppe, nel 1904). Il rapporto dell'Immaginifico con il proprio editore fu particolarmente amichevole (costituendo anzi la sua principale fonte di reddito, D'Annunzio non si peritava di considerarlo di natura filiale: si legga la lettera s.d. [ma: 1900], In fondo, tu sei carico di ricchezza e non hai prole, da proteggere nel mondo. Dovrebbe esser dolce per te avere in me un figliuolo tanto glorioso e tanto tormentato); così nelle lettere si intrecciano motivi privati a quelli relativi all'impetuosa produzione del Vate nei suoi anni più prolifici (e polemici. Si legga la lettera del 7 febbraio 1896: che baccano! L'Europa è in armi. Con tutto il mio orgoglio, non credevo - in verità - d'essere un uomo tanto importante... sto capolavorando, per la Casa Treves). Non sorprende dunque che le ventitre lettere di D'Annunzio siano lunghe ciascuna diverse pagine di grande formato (sino a dieci pp. in-8 gr.: per un totale di 114 pp. in-8 e in-8 gr.), e contengano diverse informazioni inedite di grande interesse biografico. Importantissimo, il carteggio, si rivela anche dal punto di vista squisitamente letterario, poiché D'Annunzio vi si sofferma sui propri progetti (alcuni dei quali poi mai realizzati; interessantissima la lettera del 12 luglio 98: Questo Fuoco, che sto scrivendo, è il primo di una terza e ultima trilogia: I romanzi dell'Alloro. Una trilogia di trilogie: omne trinum... Gli altri due romanzi sono intitolati: II La Corona III. Trionfo della Vita. Quest'ultimo chiude il ciclo definitivamente. E così avrò rappresentato in nove romanzi l'evoluzione intera di uno spirito moderno a cui non è ignota alcuna esperienza della vita e dell'arte), sulle fasi di composizione di opere famose (come La Città morta, La fanciulla di Jorio, Il fuoco e il primo volume delle Laudi), sui termini peregrini usati nelle sue opere, di cui dà accurata legenda (cfr. la lettera del 27 nov. '99), sulle pubblicazioni più o meno pirata che di alcune sue pagine concedeva a delle riviste al fine di rimpinguare il sempre deficitario bilancio (destando le ire e anche le minacce legali dell'amico Treves; lettera del 1. maggio 1900: Ancora un'angheria! A Napoli concessi al povero De Leva la licenza di porre in musica quei versi: oh gran concessione, oh terribile lesione di diritti editoriali!... ti assicuro che nei prossimi contratti moltiplicherò le clausole all'infinito, contro la tua casuistica sofistica che sta sempre in agguato per darmi noia senza ragione.). La composizione delle Laudi, a es., è leggibile, nelle pagine del carteggio, come in filigrana - e vi si ravvisano, a livello genetico, notevoli influssi da parte della veste editoriale prevista (lettera s.d. [ma: 1900]: sei deciso - definitivamente - a dividere il libro per due o pensi che si potrebbe anche dare un solo volume enorme? Ho bisogno di saperlo per regolarmi su l'economia del libro. Se il libro è diviso, posso sviluppare più ampiamente alcuni motivi che - nel caso contrario - dovrei serrare). Un altro aspetto di grande interesse, nel carteggio, è infatti costituito dall'intensissimo, mai intermesso interesse di D'Annunzio per la veste esteriore delle sue pubblicazioni presso casa Treves (un feticismo bibliofilo che negli anni successivi raggiunse, come è noto, il grado della mania): tutto un gruppo di missive è colmo delle polemiche di D'Annunzio nei confronti della scelta di carta compiuta dalla casa editrice per le Laudi, e poi per La figlia di Jorio (lettera s.d.: tu hai la falsa opinione che - per fare una edizione economica - si debba far brutta. Allora è preferibile adoperare i soliti caratteri da polizze di lotteria; lettera s.d.: Ormai bisogna ripudiare la volgarità usuale; lettera Il primo di agosto 1903: la carta verde è spaventevole, e non so comprendere come mai tu abbia potuto sceglierla!... Ti raccomando anco una volta la carta, la carta, la carta [caratteri cubitali]). In varie lettere figurano poi preziose informazioni su iniziative culturali/editoriali delle quali il Vate si fa promotore (sulla fondazione del "Marzocco", s.d. [ma: 7 febbraio 1896]; su Silvio Benco, s.d.; su Angelo Conti, s.d.; su Mario Morasso, 17 aprile 1902). Non mancano peraltro, come detto, accenti più intimi, nei quali D'Annunzio lascia sciogliersi in immagini dal décor più contenuto del solito il suo idiomatico, irresistibile vitalismo, con squarci paesistici davvero degni di nota (lettera 3 maggio 1904: Qui la primavera è così bella che tramuta la gioia quasi in disperazione. I prati sono coperti di roselle innumerevoli. E le foreste, dall'aridissimo pineto d'Astura all'umidissimo cerreto di Vallone-cupo, sono abitate dal più musicale silenzio che i Cieli abbian mai piovuto in terra. Incomparabile paese questo Lazio, che io vorrei rispecchiare nel mio stile per l'eternità). Ma, e non può stupire conoscendo il personaggio (e i suoi rapporti con questo suo particolarissimo corrispondente, oltretutto), il motivo principale, ossessivo, febbrile, stremante del carteggio è soprattutto uno: le continue richieste di denaro dello scrittore al suo editore. Che parrebbero qui ormai ridotte a formulario retorico, a sfavillante raccolta di esercizi di stile, di variazione infinita su tema dato (lettera del 27 nov. '99: E' certo una cosa iniqua che un uomo del mio valore debba trovarsi in tortura per una così piccola somma. E certo non sarebbe bene rifiutarmela; lettera s.d. [ma 18 dicembre 1900]: Tu sai già con qual durezza quasi brutale tutti i pesi sieno stati gettati sopra di me. In questi ultimi tempi, circostaneze singolari hanno aggravato la mia condizione di forzato alimentatore. Eccomi veramente ridotto a girare la macina senza voglia e senza utilità!... O Gabriel, la pace a l'anima tua non saranno mai una cosa sola!, ecc. ecc. ecc.), che si costituisce, a ben vedere, in sistema squisitamente letterario. In conclusione, uno dei più importanti carteggi dannunziani: sia dal punto di vista della scrittura che da quello delle informazioni da esso desumibili - e uno dei più credibili, "realistici" ritratti del personaggio D'Annunzio. Unito, importante ms.a.f. del componimento poetico Canto di festa per calendimaggio: dieci pp. in-folio di grande formato, copiate in chiaro (Uomini, qual mai voce oggi si spera nei campi della terra taciturna, nelle città fatte silenziose, nei puri sochi del rinato pane e nelle selci delle vie maestre?), pronto per la pubblicazione (nell'"Illustrazione italiana"). (24)

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D'Annunzio, Gabriele - Magnifico carteggio, in parte inedito, con l'editore Giuseppe Treves (1838-1904; con il fratello Emilio aveva fondato a Milano, nel 1861, l'omonima casa editrice e la rivista "L'Illustrazione Italiana"; a entrambe D'Annunzio collaborò con un contratto in esclusiva a cavallo del secolo: periodo appunto documentato dal carteggio, che si estende dal 1896 alla morte di Giuseppe, nel 1904). Il rapporto dell'Immaginifico con il proprio editore fu particolarmente amichevole (costituendo anzi la sua principale fonte di reddito, D'Annunzio non si peritava di considerarlo di natura filiale: si legga la lettera s.d. [ma: 1900], In fondo, tu sei carico di ricchezza e non hai prole, da proteggere nel mondo. Dovrebbe esser dolce per te avere in me un figliuolo tanto glorioso e tanto tormentato); così nelle lettere si intrecciano motivi privati a quelli relativi all'impetuosa produzione del Vate nei suoi anni più prolifici (e polemici. Si legga la lettera del 7 febbraio 1896: che baccano! L'Europa è in armi. Con tutto il mio orgoglio, non credevo - in verità - d'essere un uomo tanto importante... sto capolavorando, per la Casa Treves). Non sorprende dunque che le ventitre lettere di D'Annunzio siano lunghe ciascuna diverse pagine di grande formato (sino a dieci pp. in-8 gr.: per un totale di 114 pp. in-8 e in-8 gr.), e contengano diverse informazioni inedite di grande interesse biografico. Importantissimo, il carteggio, si rivela anche dal punto di vista squisitamente letterario, poiché D'Annunzio vi si sofferma sui propri progetti (alcuni dei quali poi mai realizzati; interessantissima la lettera del 12 luglio 98: Questo Fuoco, che sto scrivendo, è il primo di una terza e ultima trilogia: I romanzi dell'Alloro. Una trilogia di trilogie: omne trinum... Gli altri due romanzi sono intitolati: II La Corona III. Trionfo della Vita. Quest'ultimo chiude il ciclo definitivamente. E così avrò rappresentato in nove romanzi l'evoluzione intera di uno spirito moderno a cui non è ignota alcuna esperienza della vita e dell'arte), sulle fasi di composizione di opere famose (come La Città morta, La fanciulla di Jorio, Il fuoco e il primo volume delle Laudi), sui termini peregrini usati nelle sue opere, di cui dà accurata legenda (cfr. la lettera del 27 nov. '99), sulle pubblicazioni più o meno pirata che di alcune sue pagine concedeva a delle riviste al fine di rimpinguare il sempre deficitario bilancio (destando le ire e anche le minacce legali dell'amico Treves; lettera del 1. maggio 1900: Ancora un'angheria! A Napoli concessi al povero De Leva la licenza di porre in musica quei versi: oh gran concessione, oh terribile lesione di diritti editoriali!... ti assicuro che nei prossimi contratti moltiplicherò le clausole all'infinito, contro la tua casuistica sofistica che sta sempre in agguato per darmi noia senza ragione.). La composizione delle Laudi, a es., è leggibile, nelle pagine del carteggio, come in filigrana - e vi si ravvisano, a livello genetico, notevoli influssi da parte della veste editoriale prevista (lettera s.d. [ma: 1900]: sei deciso - definitivamente - a dividere il libro per due o pensi che si potrebbe anche dare un solo volume enorme? Ho bisogno di saperlo per regolarmi su l'economia del libro. Se il libro è diviso, posso sviluppare più ampiamente alcuni motivi che - nel caso contrario - dovrei serrare). Un altro aspetto di grande interesse, nel carteggio, è infatti costituito dall'intensissimo, mai intermesso interesse di D'Annunzio per la veste esteriore delle sue pubblicazioni presso casa Treves (un feticismo bibliofilo che negli anni successivi raggiunse, come è noto, il grado della mania): tutto un gruppo di missive è colmo delle polemiche di D'Annunzio nei confronti della scelta di carta compiuta dalla casa editrice per le Laudi, e poi per La figlia di Jorio (lettera s.d.: tu hai la falsa opinione che - per fare una edizione economica - si debba far brutta. Allora è preferibile adoperare i soliti caratteri da polizze di lotteria; lettera s.d.: Ormai bisogna ripudiare la volgarità usuale; lettera Il primo di agosto 1903: la carta verde è spaventevole, e non so comprendere come mai tu abbia potuto sceglierla!... Ti raccomando anco una volta la carta, la carta, la carta [caratteri cubitali]).
In varie lettere figurano poi preziose informazioni su iniziative culturali/editoriali delle quali il Vate si fa promotore (sulla fondazione del "Marzocco", s.d. [ma: 7 febbraio 1896]; su Silvio Benco, s.d.; su Angelo Conti, s.d.; su Mario Morasso, 17 aprile 1902). Non mancano peraltro, come detto, accenti più intimi, nei quali D'Annunzio lascia sciogliersi in immagini dal décor più contenuto del solito il suo idiomatico, irresistibile vitalismo, con squarci paesistici davvero degni di nota (lettera 3 maggio 1904: Qui la primavera è così bella che tramuta la gioia quasi in disperazione. I prati sono coperti di roselle innumerevoli. E le foreste, dall'aridissimo pineto d'Astura all'umidissimo cerreto di Vallone-cupo, sono abitate dal più musicale silenzio che i Cieli abbian mai piovuto in terra. Incomparabile paese questo Lazio, che io vorrei rispecchiare nel mio stile per l'eternità). Ma, e non può stupire conoscendo il personaggio (e i suoi rapporti con questo suo particolarissimo corrispondente, oltretutto), il motivo principale, ossessivo, febbrile, stremante del carteggio è soprattutto uno: le continue richieste di denaro dello scrittore al suo editore. Che parrebbero qui ormai ridotte a formulario retorico, a sfavillante raccolta di esercizi di stile, di variazione infinita su tema dato (lettera del 27 nov. '99: E' certo una cosa iniqua che un uomo del mio valore debba trovarsi in tortura per una così piccola somma. E certo non sarebbe bene rifiutarmela; lettera s.d. [ma 18 dicembre 1900]: Tu sai già con qual durezza quasi brutale tutti i pesi sieno stati gettati sopra di me. In questi ultimi tempi, circostaneze singolari hanno aggravato la mia condizione di forzato alimentatore. Eccomi veramente ridotto a girare la macina senza voglia e senza utilità!... O Gabriel, la pace a l'anima tua non saranno mai una cosa sola!, ecc. ecc. ecc.), che si costituisce, a ben vedere, in sistema squisitamente letterario.
In conclusione, uno dei più importanti carteggi dannunziani: sia dal punto di vista della scrittura che da quello delle informazioni da esso desumibili - e uno dei più credibili, "realistici" ritratti del personaggio D'Annunzio.
Unito, importante ms.a.f. del componimento poetico Canto di festa per calendimaggio: dieci pp. in-folio di grande formato, copiate in chiaro (Uomini, qual mai voce oggi si spera nei campi della terra taciturna, nelle città fatte silenziose, nei puri sochi del rinato pane e nelle selci delle vie maestre?), pronto per la pubblicazione (nell'"Illustrazione italiana"). (24)