Bernhard Keilhau, Monsù Bernardo (1624-1687)

Details
Bernhard Keilhau, Monsù Bernardo (1624-1687)

Due fanciulli (Allegoria dell'Udito e dell'Olfatto)

olio su tela, cm 132x97
Provenance
Roma, Collezione Giuliano Briganti, fino al 1966; Roma, Finarte, 10.V.1966, lotto 45
Literature
M. Heimburger Ravalli, Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo, Roma, 1988, n.182. p.243 (illustrato)

Lot Essay

M. Heimburger Ravalli (op. cit.) rileva che il presente dipinto è presumibilmente il pendant della 'Allegoria dell'Udito e del Gusto' a Crema, Collezione privata. Questo pendant costituisce a sua volta una versione del 'Ritorno dai campi' già a Londra, Christie's, 29.XI.1963, lotto 87, opera che unifica in un sol dipinto i due elementi del pendant (cfr. M. Heimburger Ravalli, ibidem, n.180). La Heimburger Ravalli ritiene che "il lontano prototipo di questa scena sia da ricercare in un tipo determinato di pitture pastorali olandesi [....]. Si conoscono, ad esempio, varie scene di Gerrit Dou [....]. Keilhau conosceva probabilmente alcune composizioni dell'allievo di Rembrandt, Gerbrandt van der Eeckhout". Per la Heimburger Ravalli la presente opera "è realizzata come composizione double entendre a sè stante. Inserita nella grande composizione di gruppo, riportata al n. cat.180, la scena con i due bambini conteneva riferimenti simbolici al 'Gusto' (attraverso la ragazzina che dà da mangiare l'erba alla pecora) e all'Udito (mediante il ragazzo che suona il flauto). Nella presente versione il gusto è stato sostituito dall'olfatto, giacché la bambina, senza per altro che il suo atteggiamento sia cambiato, ora gioca con il cagnolino, che sta ai suoi piedi". Il presente dipinto è incluso dalla Heimburger Ravalli tra quelli prodotti dall'artista nel corso della sua lunga permanenza romana (1657 circa - 1687).
Nonostante la studiosa consideri gran parte delle opere come quella qui offerta delle composizioni allegoriche volte a simboleggiare i sensi, gli elementi, le stagioni o le età dell'uomo, è altresì evidente come Keilhau fosse interessato ad una registrazione puntuale e partecipata di tipi umani reperibili "nella vita di tutti i giorni a Roma, e nei dintorni" (M. Heimburger Ravalli, op. cit., p.98), inserendoli nella tradizione di immagini simboliche proprie della matrice nordica in cui si era formato.