Lot Essay
'Se in Yves Klein e nel Manzoni degli Achromes il colore è luce fatta materia, per quanto mi riguarda, nella mia opera, il colore ha significato di fenomeno dal quale è la forma. Ciò che dà ragione del mio titolare le opere che vengo elaborando semplicemente nominando il colore: non si tratta di forme dipinte, bensì di colore che diviene forma'
AGOSTINO BONALUMI
'If in Yves Klein and Manzoni's Achromes light is turned into matter, in my work colour represents both the phenomenon and its form. This explains the titles of my works, which are named after their colour: my paintings are not painted subjects but colour turning into form'
Creato nel 1970, Bianco è un primo esempio significativo dei progetti di Agostino Bonalumi, nei quali lo spazio tridimensionale viene integrato all'interno della superficie piana della tela. Questo ciclo di lavori muove dalle sue precedenti "estroflessioni", una serie di tele monocrome sagomate e rivestite di tempera vinilica realizzate dall'artista a partire dal 1959. Estendendosi nel campo dello spettatore, queste opere mettevano in discussione la tradizionale percezione di un dipinto come uno specchio: con il lavoro di Bonalumi questi tableaux diventavano aperture su nuovi mondi. Le ricerche dell'artista sulla superficie e la sua bidimensionalità furono fortemente suggestionate dalla produzione di Lucio Fontana, nel cui studio Bonalumi trascorse diverso tempo. Le filosofie spazialiste di Fontana influenzarono l'estetica peculiare di Bonalumi, il quale in un secondo momento ne avrebbe ampliato le esplorazioni giungendo a incorporare nelle sue tele sottostrutture geometriche, allungate e piegate. In Bianco una sporgenza angolare e netta esalta una porzione di spazio la cui stessa esistenza rappresenta una sfida al piano pittorico apparentemente impenetrabile.
L'opera è dipinta di bianco, e la semplicità cromatica enfatizza ulteriormente la sua estrema sottigliezza. Passando a una pittura monocroma, Bonalumi ha conformato la sua pratica con le esplorazioni estetiche di altre personalità artistiche d'avanguardia quali Manzoni, Fontana e Yves Klein. Tuttavia nel suo lavoro qualsiasi uniformità di superficie è interrotta dalla presenza di una proiezione scultorea: i suoi monocromi sono tutt'altro che opere statiche. Nel presente lavoro, il bianco - carattere fondante che dà il nome all’opera - è stato associato alla proiezione angolare: questo binomio incoraggia un gioco di luci, ombre e spazi vuoti. Come ha spiegato lo stesso artista, "Nel mettere a fuoco la percezione, l'ordine può diventare disordine e viceversa, all'interno di una simmetria complessiva che rimane intatta". Giocando con il rapporto tra arte e architettura, dialogo centrale nell'opera Bianco, Bonalumi richiama l'attenzione dello spettatore sulla fisicità che connota l'esperienza dell'arte.
Created in 1970, Bianco is a dynamic early example of Agostino Bonalumi's projects, in which the artist integrated three-dimensional space into the flat canvas plane. This cycle of work built upon Bonalumi's earlier "extroflections", a series of shaped and vinyl-coated monochromatic canvases which he began in 1959. By extending into the realm of the viewer, these works challenged the traditional understanding of a painting as a mirror: in Bonalumi's hands, these tableaux instead became portals onto new worlds. The artist's radical interrogations of flatness and dimensionality were greatly influenced by Lucio Fontana, in whose studio the younger artist spent time. Fontana's spatialist philosophies informed Bonalumi's own distinct aesthetic, and he would later expand upon Fontana's explorations by incorporating geometric substructures in his canvases, causing them to stretch and bend. In Bianco, a sharp, angular projection exposes a swathe of space whose very existence poses a challenge to the seemingly impenetrable pictorial plane.
Executed in white, the chromatic simplicity of Bianco further emphasises its radical subtlety. By turning to the monochrome, Bonalumi aligned his practice with the aesthetic explorations of other avant-garde luminaries such as Manzoni, Fontana, and Yves Klein. In Bonalumi's work, however, any surface uniformity is interrupted by the sculptural projection; his monochromes are far from static objects. In the present work, the titular whiteness coupled with the angular projection encourages an interplay of light, shadow and negative space. As he explained, "In bringing perception into focus, order can become disorder, and vice versa, within an overall symmetry that remains intact". Playing with the relationship between art and architecture - a dialogue central to Bianco - Bonalumi draws attention to the physical encounter of experiencing art.
AGOSTINO BONALUMI
'If in Yves Klein and Manzoni's Achromes light is turned into matter, in my work colour represents both the phenomenon and its form. This explains the titles of my works, which are named after their colour: my paintings are not painted subjects but colour turning into form'
Creato nel 1970, Bianco è un primo esempio significativo dei progetti di Agostino Bonalumi, nei quali lo spazio tridimensionale viene integrato all'interno della superficie piana della tela. Questo ciclo di lavori muove dalle sue precedenti "estroflessioni", una serie di tele monocrome sagomate e rivestite di tempera vinilica realizzate dall'artista a partire dal 1959. Estendendosi nel campo dello spettatore, queste opere mettevano in discussione la tradizionale percezione di un dipinto come uno specchio: con il lavoro di Bonalumi questi tableaux diventavano aperture su nuovi mondi. Le ricerche dell'artista sulla superficie e la sua bidimensionalità furono fortemente suggestionate dalla produzione di Lucio Fontana, nel cui studio Bonalumi trascorse diverso tempo. Le filosofie spazialiste di Fontana influenzarono l'estetica peculiare di Bonalumi, il quale in un secondo momento ne avrebbe ampliato le esplorazioni giungendo a incorporare nelle sue tele sottostrutture geometriche, allungate e piegate. In Bianco una sporgenza angolare e netta esalta una porzione di spazio la cui stessa esistenza rappresenta una sfida al piano pittorico apparentemente impenetrabile.
L'opera è dipinta di bianco, e la semplicità cromatica enfatizza ulteriormente la sua estrema sottigliezza. Passando a una pittura monocroma, Bonalumi ha conformato la sua pratica con le esplorazioni estetiche di altre personalità artistiche d'avanguardia quali Manzoni, Fontana e Yves Klein. Tuttavia nel suo lavoro qualsiasi uniformità di superficie è interrotta dalla presenza di una proiezione scultorea: i suoi monocromi sono tutt'altro che opere statiche. Nel presente lavoro, il bianco - carattere fondante che dà il nome all’opera - è stato associato alla proiezione angolare: questo binomio incoraggia un gioco di luci, ombre e spazi vuoti. Come ha spiegato lo stesso artista, "Nel mettere a fuoco la percezione, l'ordine può diventare disordine e viceversa, all'interno di una simmetria complessiva che rimane intatta". Giocando con il rapporto tra arte e architettura, dialogo centrale nell'opera Bianco, Bonalumi richiama l'attenzione dello spettatore sulla fisicità che connota l'esperienza dell'arte.
Created in 1970, Bianco is a dynamic early example of Agostino Bonalumi's projects, in which the artist integrated three-dimensional space into the flat canvas plane. This cycle of work built upon Bonalumi's earlier "extroflections", a series of shaped and vinyl-coated monochromatic canvases which he began in 1959. By extending into the realm of the viewer, these works challenged the traditional understanding of a painting as a mirror: in Bonalumi's hands, these tableaux instead became portals onto new worlds. The artist's radical interrogations of flatness and dimensionality were greatly influenced by Lucio Fontana, in whose studio the younger artist spent time. Fontana's spatialist philosophies informed Bonalumi's own distinct aesthetic, and he would later expand upon Fontana's explorations by incorporating geometric substructures in his canvases, causing them to stretch and bend. In Bianco, a sharp, angular projection exposes a swathe of space whose very existence poses a challenge to the seemingly impenetrable pictorial plane.
Executed in white, the chromatic simplicity of Bianco further emphasises its radical subtlety. By turning to the monochrome, Bonalumi aligned his practice with the aesthetic explorations of other avant-garde luminaries such as Manzoni, Fontana, and Yves Klein. In Bonalumi's work, however, any surface uniformity is interrupted by the sculptural projection; his monochromes are far from static objects. In the present work, the titular whiteness coupled with the angular projection encourages an interplay of light, shadow and negative space. As he explained, "In bringing perception into focus, order can become disorder, and vice versa, within an overall symmetry that remains intact". Playing with the relationship between art and architecture - a dialogue central to Bianco - Bonalumi draws attention to the physical encounter of experiencing art.